...anche se precisa: "Non vogliamo regole imposte dall'esterno ma una politica fiscale di detassazione e decontribuzione"
Nella elezione del nuovo presidente dei padroni si evidenziano due visioni tattiche tra i padroni per come portare avanti lo stesso obiettivo di proseguire la guerra dispiegata ai lavoratori.
Il programma del vincitore Vincenzo Boccia dal nome emblematico "Confindustria per l'Italia" contiene le solite ossessioni per la crescita del paese e delle imprese, che di fatto significano sgravi fiscali alle imprese, salari legati all'aumento della produttività, riforma dello stato... trainiamo spunto dai commenti della stampa per vedere le posizioni e i programmi delle due facce di confindustria.
dalla stampa borghese:
"...una vittoria per la past president Emma Marcegaglia, che lo ha sostenuto; Ed è una sconfitta per due industriali di peso, il past president Luca Cordero di Montezemolo e il
presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, collocati fin dalle prime battute come principali sponsor della candidatura Vacchi. Lo scarto non ampio, nove voti (100 a 91), non è una sorpresa ma ha portato allo scoperto lo scontro. Con Montezemolo che accende le polveri: lasciando via dell'Astronomia parla di «una Confindustria spaccata», di «una straordinaria opportunità di rinnovamento persa»; dice che è prevalso «un sistema che si vuole autoconservare», «con un ruolo preponderante dei professionisti di Confindustria».
.... «O l’associazione cambia passo o le grandi imprese del nostro Paese se ne andranno. E in Confindustria resteranno solo i piccoli e le aziende a partecipazione pubblica – dice a taccuino chiuso un sostenitore (deluso) di Vacchi –. Il punto è non perdere iscritti e far tornare alla vita associativa imprese del calibro di Luxottica, Tod’s, Benetton, Ferrero, Campari».
A fare il tifo per Vacchi c’è
il presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi: “Per
affrontare al meglio la trasformazione radicale che stiamo portando
avanti nelle imprese e la sfida della globalizzazione dei mercati la
figura di Vacchi corrisponde a quella dell’imprenditore con
esperienza internazionale, che vive le problematiche della nuova
cultura d’impresa. Questa trasformazione deve essere guidato da un
imprenditore illuminato, che ha fato esperienza di mercati esteri, di
acquisizioni all’estero, di trasformazione di processi produttivi”.
Dall’altra
parte della barricata c’è Vincenzo Boccia, salernitano, uno che
conosce benissimo il clima interno di Confindustria dato che ha
ricoperto vari incarichi nell’associazione sia in Campania che a
livello nazionale, tra cui quello di presidente della Piccola
industria.
Un profilo ancorato alla continuità delle esperienze di
Squinzi e prima ancora di Emma Marcegaglia, che lo sostiene.
L’universo di Boccia sembra
guardare a un modello più classico dell’industria e il candidato
campano, oltre che alle aziende di Stato, mira all’ok delle piccole
e medie imprese, il suo zoccolo duro, almeno sulla carta, perché le
ha guidate dal 2009 al 2013.
“piccola e media impresa rappresenta
l’anima di Confindustria”.
Rapporti sindacali: "...Le visioni
dei due candidati alla presidenza di Confindustria in questo non sono
molto dissimili: entrambi puntano a dare maggiore peso al contratto
aziendale o territoriale. “Servono regole e pratiche nuove e
l’obiettivo di Confindustria deve essere quello di adeguare le
leggi e le prassi al nuovo contesto in cui si trovano a operare le
aziende: serve un’innovazione delle relazioni industriali”
Vacchi,
però, è anche l’uomo che viene da un passato dove ha chiuso
accordi con la Cgil e piace, anche se ‘off the record’, al
sindacato di corso d’Italia e a larga parte della sinistra, a
iniziare dall’ex premier Romano Prodi che l’ha definito “un
uomo d’onore”.
Boccia, dal canto suo, appare più ‘integralista’
e potrebbe trovarsi più in sintonia con i progetti del Governo che,
secondo quanto si apprende, vuole incentivare il ricorso ai contratti
di secondo livello, insistendo, come ha già fatto con un
provvedimento, sulla produttività.
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