La promessa della nuova
raffineria “green”, degli ammortizzatori sociali e il dimezzamento degli operai,
da un migliaio a 480, hanno portato attualmente ad una stasi delle lotte per il
lavoro a Gela.
Infatti, da un lato “è arrivato
il via libera all’utilizzo del cinque percento dei fondi messi a disposizione
per il 2016 dal ministero, con l’obiettivo di coprire i primi tre mesi di cassa integrazione in favore dei 115 operai della Smim che, nelle scorse
settimane, si sono visti recapitare le lettere di licenziamento”, “Una
copertura dovrebbe arrivare anche per
una sessantina di esodati, rimasti praticamente senza azienda e senza alcun
ammortizzatore sociale (http://www.quotidianodigela.it
di ieri) e dall’altro sono arrivati tutti i lasciapassare per l’inizio dei
lavori per la raffineria “verde”. (Gds dell’1/4). E pur di farla partire,
questa nuova avventura di Eni, ben caricata sulle spalle dei lavoratori e della
popolazione di Gela e dintorni, “Non sarà necessaria nemmeno la verifica sull’impatto
ambientale.” La “legittimità” di questa
procedura andrebbe indagata più a fondo, visti gli ultimi risvolti dell’ennesima
indagine sull’Eni che viene accusata ancora di avvelenamento, inquinamento
ambientale, ecc.
La premura per far ripartire l’impianto
e scongiurare altre giornate di lotta come quelle degli ultimi mesi si vede dal
fatto che “La decisione del ministero dell’ambiente – e della Tutela del
Territorio, a 55 giorni dall’ultima grande manifestazione di piazza dei lavoratori,
ha stabilito che l’impianto non inquinerà - ha messo d’accordo anche il governo regionale
e l’amministrazione comunale di Gela, che in tempi record hanno rilasciato ogni
nullaosta.”
Quello che preme di più tra tutte
queste chiacchiere è però quando entrerà in funzione la nuova fabbrica “che
dalla raffinazione dell’olio di palma produrrà carburanti ecologici ma soprattutto quanti operai realmente
potranno tornare a varcare i tornelli dello storico sito industriale di
Piana del Signore. I vertici Eni sono fiduciosi e annunciano i primi provvedimenti
già dalla prossima settimana con lo smontaggio delle apparecchiature e degli
impianti inutilizzati indispensabili a mettere le basi per la nuova fabbrica
verde. Questi primi lavori garantiranno
occupazione certa a 180 persone ma altro personale dell’indotto sarà impegnato
in ulteriori cantieri di manutenzione, produzione e risanamento ambientale
anche in altre società Eni che operano sul territorio.”
Come si vede sui più di mille
operai ancora in attesa della ripresa del lavoro, solo per alcuni è previsto l’inizio
dei lavori mentre per quanti più possibile c’è l’eterno tentativo di “ammortizzarne”
la forza combattiva in ogni modo. E questo gli operai però lo sanno bene perché
è stato solo grazie a questa forza combattiva che hanno messo in primo piano le
loro esigenze, con questa forza combattiva hanno costretto tutti a schierarsi…
solo questa forza combattiva, seriamente organizzata, permetterà di non subire
ulteriori colpi di mano.
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