Mercoledì 06 Aprile 2016 20:32
India, ripresa della lotta e guerriglia tra naxaliti ed esercito
Il People's Liberation Guerrilla Army è l'organizzazione armata espressione del partito comunista d'India che, dalla rivolta dei contadini di Naxalbari nel 1967, combatte contro il governo indiano, espressione del latifondo e strenuo difensore degli interessi delle compagnie private. L'organizzazione controlla ampi tratti del sud est del paese e si scontra giornalmente con i paramilitari delle grandi compagnie multinazionali e con le unità antiguerriglia create ad hoc dell'esercito indiano, che, tra le altre cose, sono colpevoli di pesanti ritorsioni nei confronti dei contadini.
Nell'ultimo mese si è assistito ad una ripresa della lotta a partire dall'eccidio, perpetrato dall'esercito, di otto prigionieri maoisti. In risposta è stato lanciato lo sciopero generale armato per la giornata del 7 marzo, a cui lo stato ha risposto inviando le forze speciali a reprimerlo. Oltre al successo dello sciopero, le unità di guerriglia sono riuscite a tendere un'imboscata ai militari nella giungla, ammazzandone tre e ferendone gravemente tredici, di fatto respingendo parte delle operazioni contro lo sciopero e mettendo in atto la rappresaglia per l'eccidio del 2 marzo.
Nell'ultimo mese si è assistito ad una ripresa della lotta a partire dall'eccidio, perpetrato dall'esercito, di otto prigionieri maoisti. In risposta è stato lanciato lo sciopero generale armato per la giornata del 7 marzo, a cui lo stato ha risposto inviando le forze speciali a reprimerlo. Oltre al successo dello sciopero, le unità di guerriglia sono riuscite a tendere un'imboscata ai militari nella giungla, ammazzandone tre e ferendone gravemente tredici, di fatto respingendo parte delle operazioni contro lo sciopero e mettendo in atto la rappresaglia per l'eccidio del 2 marzo.
Il governo ha quindi deciso di attaccare pesantemente le zone libere mobilitando il 117emo e il 122emo battaglione della polizia di frontiera, oltre alle forze speciali e i soliti mercenari. Gli scontri sono tuttora in corso e vedono lo stato indiano in seria difficoltà. Gli attacchi portati con successo dai guerriglieri, che stanno fermando l'avanzata nei territori liberi, stanno mettendo in seria difficoltà le forze governative, da parte delle quali non mancano le rappresaglie indiscriminate e l'esecuzione sommaria dei prigionieri.
Le azioni sono le seguenti: il 12 marzo una pattuglia della polizia è incappata in un'imboscata di un gruppo di guerriglieri su una delle strade più importanti della zona, 4 sono morti e altri due sono rimasti gravemente feriti. Il 18 marzo le forze speciali insieme con la polizia di stato hanno attaccato una delle basi del PCI nei territori liberi, a Sukuma nel South Chhattisgarh, con l'intento di ammazzare uno dei comandanti della guerriglia. L'operazione è fallita e i militari, che possono contare su un equipaggiamento migliore oltre all'effetto sorpesa, sono stati respinti dalle azioni congiunte dei guerriglieri e dei contadini dei territori liberi. L'aviazione indiana, per evitare una sconfitta, ha mandato diversi mezzi scortati da elicotteri d'assalto e caccia a recuperare i soldati. Questi ultimi, nel ritirarsi, una volta fuori dal raggio d'azione dell'esercito di liberazione hanno massacrato gli abitanti di un villaggio (che tra l'altro, per affermazione di un'altra agenzia di sicurezza indiana, non c'entravano niente con la guerriglia): si contano più di 40 vittime.
In risposta all'esecuzione sommaria di un comandante della guerriglia, avvenuta il 27 marzo, il primo di aprile è stata fatta esplodere una grossa bomba al passaggio di un convoglio militare di ritorno da una delle ennesime aggressioni ai contadini. Sette sono morti sul colpo ma almeno altri dieci risultano, ad ora, gravemente feriti. Contemporaneamente un'altra esplosione ha colpito un'altra colonna militare uccidendo due soldati
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