martedì 5 aprile 2016

pc 5 aprile - FINCANTIERI: tra cassa integrazione infinita a Palermo e annunci di grandi commesse, tra insignificanza dei sindacati confederali e necessità di lotta degli operai…

Sembra proprio una beffa! Non è la prima volta che quando la Fincantieri in pompa magna annuncia che gli affari vanno benissimo nel cantiere palermitano scatta la cassa integrazione! Perché una cosa è certa in casa Fincantieri, pur nella crisi generale che dura da circa dieci anni, tra alti e bassi: l’azienda “va avanti”, annuncia che “farà profitti” e se ne frega altamente di ciò che dicono (o non dicono) i sindacati confederali Fiom Fim Uilm. Il contratto continua ad essere bloccato, quello integrativo pure, gli operai anche in cassa integrazione perdono soldi in busta con le “sorprese pasquali” come a Sestri, gli operai, in particolare quelli dell’indotto continuano ad essere supersfruttati, con cassa integrazione continua, come appunto nel cantiere di Palermo dove sono scattate altre 13 settimane, i carichi di lavoro sono tutti spostati verso Liguria, Marghera e Monfalcone con una ingiusta distribuzione tra gli stabilimenti… insomma diritti negati ogni giorno di più come certifica appunto la “proposta” contrattuale!

Di tutto questo se ne frega Bono, l’ad come si dice adesso, cioè l’attuale amministratore delegato, mentre, in occasione del varo di una nave da crociera di qualche giorno fa, vanta i contratti firmati con le grandi aziende, innanzi tutto la Carnival, per miliardi di euro e lavori per almeno 10 anni.
E gli operai in tutto questo è come se non esistessero, di tanto in tanto si “vedono” quando scatta una lotta, dal nord al sud, che però non riesce né a bloccare l’azione del padrone, né a incidere sull’azione sindacale, sia pur dei confederali, persi, quando va bene, in mille chiacchiere con le quali tentano di addormentare gli operai. In questo senso gli operai hanno tutto l’interesse e tutta l’opportunità di riflettere sul loro futuro che non si presenta roseo, a partire dalle dichiarazioni dello stesso Bono che a Delrio chiede aiuto e ammodernamento dello stato, cioè soldi da un lato e ancora tagli ai diritti degli operai dall’altro!


Secondo Bono questo il governo lo deve fare perché la Fincantieri “è l’azienda manifatturiera più importante del paese” (Bono sbaglia perché la prima è la ex Fiat oggi Fca di Marchionne) ed è nelle mani dello Stato (attraverso la Cassa Depositi e Prestiti). A sentir parlare Bono, come in occasione del varo di una delle navi da crociera consegnata a Holland America Line, marchio di Carnival Corporation, gli operai della Fincantieri vivono nel paese delle meraviglie; ha approfittato del varo, infatti, per elencare i successi degli ultimi mesi: la finalizzazione di una serie di contratti con il colosso americano per la costruzione di cinque navi passeggeri di prossima generazione, per un valore complessivo di oltre 3 miliardi di euro… che insieme ad altri accordi portano a 30 miliardi di euro gli investimenti di Carnival. E nel discorso ci mette tutta la retorica del caso Bono: «Quando una nostra nave prende il mare, anche l'Italia va. E quando costruiamo una nave, costruiamo un pezzo d'Italia. La nuova ammiraglia di una flotta prestigiosa conferma la nostra leadership mondiale nella costruzione di navi da crociera e il fatto che siamo una risorsa strategica per il paese, visto che attiriamo investimenti esteri e portiamo lavoro e valore». Bono, tanto per cambiare, “dimentica” che a costruire le navi non è lui e non sono nemmeno i suoi tirapiedi con i quali si divide i grassi stipendi, ma gli operai ai quali toglie e nega i diritti. Coglie l’occasione anche per rivolgere addirittura “un accorato appello” all’attuale Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Delrio presente alla cerimonia: «Nei prossimi anni - prosegue - dobbiamo crescere del 50% e credo che questo non sia facile. Sarà importante tenere conto che non ci sono in Italia le condizioni ideali per fare il nostro mestiere: sarà necessario fare qualcosa in futuro.” Guarda quale coerenza! Prima sbandiera i risultati grazie al “paese” e poi dice che non ci sono le condizioni. Ma questo ha un obbiettivo chiaro. Questo appello significa dateci ancora più soldi! E tutto il vanto di un amministratore così bravo, tanto che sta diventando inamovibile, si riduce a chiedere l’elemosina al governo che a sua volta è il proprietario e dovrebbe pretendere non solo che l’azienda vada bene, ma che versi i profitti nelle tasche dello Stato! E invece Delrio, visto che si tratta di “Un management che ha appena presentato un piano industriale 2016-2020 - in cui si assicura il ritorno all'utile già alla fine di quest'anno e la distribuzione di un dividendo con il bilancio 2017, con un carico di lavoro record che copre i cantieri fino al 2020 - e che ieri ha poi incassato gli elogi del ministro.” (Sole24Ore 3 aprile), risponde in maniera cretina con affermazioni di questo tipo:  «L'Italia sa che dall'economia del mare può trarre gli stimoli per la crescita.” Mah! Quale sarebbe “l’economia del mare”? La Fincantieri sta già facendo la sua parte e vuole ancora soldi; e allora la pesca? Ma per favore… e chiude con una sviolinata di sapore “nazionalistico”: “Questa - ha detto Delrio riferendosi alla nuova nave - è una grande opera italiana, perché la regia è italiana. E siamo particolarmente orgogliosi della fiducia riposta nel nostro paese, che vuole ripartire dalle sue aziende». E quindi ha promesso l'impegno del governo. «L'esecutivo è vicino a Fincantieri per i suoi progetti di sviluppo, sa che è un'azienda centrale. Il gruppo - ha poi aggiunto - ci ha sottoposto dei progetti e faremo in modo di aumentare la capacità produttiva con degli investimenti infrastrutturali nei porti in cui Fincantieri opera». Ancora investimenti! Già attraverso la Sace uno dei “veicoli” del governo per dare soldi ai padroni, sia pubblici che privati, la Fincantieri riceve una “garanzia” di 6,3 miliardi di euro… altro che valore del management! È grazie anche a questi “aiuti di stato”, formalmente vietati dalle leggi sulla concorrenza capitalistica che la Fincantieri può vantarsi di aver acquisito, approfittando della crisi che ha indebolito altri produttori, progetti per il rilancio. Un “rilancio” tanto atteso dagli operai di Palermo e di Castellammare di Stabia che condividono la stessa condizione…

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