Il giornalista inglese Mark Covell, vittima dei pestaggi nel 2001 e risarcito con 110 mila euro, scrive al premier Matteo Renzi: "Genova nel mirino dei fascisti"
"Caro primo ministro Renzi, il mio nome è Mark Covell". Covell, il giornalista inglese ridotto in fin di vita alla Diaz nel sanguinario blitz del G8 e - come centinaia di manifestanti - arrestato con accuse false. Quella notte del luglio 2001, ridotto ad un "human fooball", un pallone umano, si era finto morto sperando di saziare le belve. Quattro costole rotte, un polmone perforato, addio agli incisivi e qualche altro dente. Una settimana in prognosi riservata. Nel novembre scorso la Corte dei Conti ha condannato 16 poliziotti coinvolti nel pestaggio a risarcirlo con 110.000 euro.
Oggi scrive a Matteo Renzi. Una lettera aperta per avvertirlo di potenziali "disordini sociali", dopo che il Governo – su cui pende una probabile sentenza di condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - ha presentato una proposta di "conciliazione amichevole" a
31 vittime della caserma-lager di Bolzaneto: "Quella sentenza getterà altra benzina sul fuoco", dice. In Italia, "dove, la situazione è già incendiaria, con le ‘dark forces' – il riferimento è all'estrema destra – che si stanno radunando all'orizzonte". E a Genova, "che tra poco potrebbe subire la più grande dimostrazione fascista dall'anno 1960". Il giornalista, cittadino onorario del capoluogo ligure, ha scelto la formula della lettera pubblica a Renzi "perché quella dei media sembra l'unico mezzo per corrispondere con lei, primo ministro: la sola comunicazione che abbiamo mai avuto dal suo Governo è quella in cui propone di risarcire alcune vittime con 45.000 euro in cambio della ‘cancellazione' della prossima sentenza di Strasburgo. Una proposta che non tiene conto di almeno altre 200 richieste di risarcimento presentate allo Stato". La proposta, definita "indecente" dai manifestanti – tedeschi, spagnoli, svizzeri, italiani – cui è stata rivolta, difficilmente sarà accettata. E inevitabilmente la Corte condannerà l'Italia, che non ha mai voluto introdurre il reato di tortura nel suo codice – neppure dopo i drammatici fatti genovesi – e che in 15 anni non ha sanzionato i poliziotti direttamente responsabili delle violenze. "In termini legali, il caso Bolzaneto è rimasto sempre il fratello minore della Diaz. Difficile per gli italiani comprendere cosa accadde laggiù: non ci sono filmati, i volti degli agenti che erano nella caserma sono sempre rimasti nell'ombra. Ma queste persone hanno mantenuto il loro lavoro e tutti noi sappiamo che ci sono per il paese dei poliziotti che hanno torturato". L'appello a Renzi è duplice: "Spero legga questa lettera e risponda alla richiesta di una appropriata, totale giustizia. E che prenda misure per prevenire lo scoppio di disordini sociali in Italia". Nei giorni di Natale Mark Covell è tornato nel capoluogo ligure a trovare alcuni vecchi amici. "E ho sentito notizie allarmanti, alle quali tutti quelli che vennero a Genova nel 2001 devono rispondere". Si riferisce all'iniziativa di Roberto Fiore, fondatore e leader di Forza Nuova, che all'ombra della Lanterna sta organizzando un incontro internazionale di estrema destra. A cavallo tra febbraio e marzo.
"Mobilizzeremo l'intero movimento anti-fascista italiano per opporci a questa dimostrazione, se fosse autorizzata dal governo Renzi". Secondo Covell, Fiore sarebbe "solo interessato a causare disordini pubblici: ha vissuto a lungo in Gran Bretagna, lavorando con fascisti italiani e britannici per preparare il suo ritorno e rivitalizzare i fascisti italiani, mobilizzandoli il risposta a quanto accaduto a Parigi. Voglio avvertire il governo italiano che dovrebbe prendere l'eventuale dimostrazione di Genova molto seriamente"
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