giovedì 14 gennaio 2016

pc 14 Gennaio - Quinto anniversario della rivolta in Tunisia, tra vuote celebrazioni e fuoco che cova sotto la cenere...

Famiglie dei martiri e invalidi feriti durante la rivolta popolare tunisina del 2010-2011
In occasione del quinto anniversario della rivolta popolare scoppiata in Tunisia il 17 Dicembre 2010, ma di cui si celebra l'anniversario il 14 Gennaio (data della fuga di Ben Ali in Arabia Saudita) non è successo niente di nuovo per dirla in maniera brutale...

Dal punto di vista del governo e della borghesia compradora da esso rappresentata, la "rivoluzione" (come viene chiamata comunemente dai partiti politici borghesi, dai sindacalisti collusi con il regime ma anche generalmente nel paese) ormai viene celebrata a livello istituzionale in pompa magna al palazzo di Cartagine (sede della presidenza della repubblica). Oggi il governo, guidato da un partito che di nuovo ha solo il nome, Nidaa
Tounes (Nuova Tunisia) ma che raccoglie molte personalità del vecchio regime, il partito islamista Ennahdha anch'esso al governo che rappresenta la borghesia reazionaria di orientamento islamista ed il presidente della repubblica Essebsi che addirittura ricopre incarichi governativi sin dal periodo coloniale (!) tutto questo marciume, si è riunito per autocelebrarsi in nome della "rivoluzione" dopo aver incassato recentemente la benedizione da parte della "comunità internazionale" ovvero il premio nobel per la pace (conferito formalmente ad alcuni "attori della società civile").

Hanno boicottato la cerimonia i partiti di opposizione ovvero i revisionisti del Fronte Popolare (che racchiude i partiti della sinistra riformista ed elettoralista) che rimproverano al governo di aver "tradito le rivendicazioni della rivoluzione"; come dire, il bue che dice cornuto all'asino essendo il FP fin dalla sua nascita una forza che ha puntato alla normalizzazione della rivolta attuando una strategia elettoralista e utilizzando lo strumento del sindacato per calmare gli animi dei lavoratori e del popolo in rivolta fin dal giorno della fuga di Ben Ali. Anche i revisionisti come da copione hanno recitato la propria parte, sfilando in Avenue Bourguiba in corteo con alla testa Hamma Hammami (storico leader del Partito Comunista Operaio Tunisino, ribattezzato Partito dei Lavoratori Tunisini all'indomani della rivolta) e Zied Laktdari, divenuto segretario del Watad, secondo partito del FP, in seguito all'assassinio dell'ex segretario Chokri Belaid da parte dei salafiti nel 2013.

Sempre in Avenue Bourguiba in questa occasione, si ripete la presenza, questa si più genuina, delle famiglie dei martiri e degli invalidi, feriti dalla polizia durante la rivolta, che ancora aspettano giustizia e di alcuni giovani della comunità LGBT che chiedono la depenalizzazione dell'omosessualità (alla faccia della costituzione democratica osannata a livello internazionale).

In alcune città del sud la giornata è trascorsa come se nulla fosse con le sedi dell'UGTT chiuse come tutti gli altri uffici pubblici mentre il resto delle attività private non si sono fermate.

L'unico segnale che denota il fatto che la situazione oggettivamente non può normalizzarsi, dato che i problemi posti dalla rivolta non sono stati risolti, sono i continui scioperi da parte delle più disparate categorie lavorative e sociali e in particolare da parte degli studenti, come abbiamo segnalato negli ultimi giorni su questo blog.

Giusto ieri ancora gli studenti medi hanno dato vita ad una forte protesta contro la nuova riforma scolastica. Questa volta nella cittadina di Ben Guardane al confine con la Libia, dove si sono scontrati con la polizia, rispondendo con una sassaiola alle cariche e bruciando pneumatici di fronte l'ingresso del liceo.

Altri scontri con la polizia si sono verificati a Jendouba dove i familiari dei martiri hanno protestato contro il mancato invito alle commemorazioni uffciali come promesso e contro il rifiuto da parte del governatore della regione di incontrarli. Inoltre hanno sottolineato che la presenza di jihadisti nella regione è causata dalla precarietà e marginalizzazione nella regione e hanno quindi rivendicato il diritto al lavoro.

Infine, notizia appena diffusa mentre scriviamo di cui forniremo ulteriori dettagli al più presto, la giornata è stata tragicamente marcata dal suicidio di un giovane di 30 anni a Souk Lahad vicino la città di Kebili nel centro-sud del paese.

Evento emblematico che non può non far pensare all'atto individuale di Mohamed Bouazizi poco più di 5 anni fa, come evento scatenante di una rivolta che vide in prima fila decina di migliaia di giovani, donne, lavoratori e disoccupati in molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e non solo...

Tunisia, 14 Gennaio 2015

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