Partito
Comunista maoista - Italia
Cari compagni e compagne,
nel ringraziarvi a nome del nostro partito per vostra presenza, vogliamo
sottolineare che questa partecipazione è quanto mai importante e urgente nel
contesto della situazione attuale in Francia. Quando abbiamo proposto di fare
questo meeting, lo abbiamo fatto perché dopo 10 anni questa rivolta andava
ripresa e rilanciata. Nello stesso tempo, pensavamo che questa rivolta avesse
un grande valore internazionale, innanzitutto per tutti i compagni e
organizzazioni maoiste dei paesi imperialisti ma, nello stesso tempo anxche per
tutti i partiti e organizzazionoi dei paesi oppressi dall'imperialismo che sono
impegnati nelle guerre popolari, dall'India al Perù, dalle Filippine alla Turchia.
E innanzitutto a tutti i partiti
e alle masse popolari che dobbiamo dedicare questa discussione.
Nei paesi oppressi
dall'imperialismo si muove la contraddizione principale oggi nel mondo, senza
questa analisi non si può comprendere quello che avviene nei nostri paesi e il
significato storico della rivolta.
Ma, naturalmente il
principale sostegno alle guerre popolari che ci sono nel mondo è fare la
rivoluzione nel nostro paese, nel ventre della bestia imperialista che opprime.
Come possiamo noi maoisti non prendere in considerazione le grandi lezioni che
vengono dalle rivolte?
La rivolta delle
banlieues, come le rivolte proletarie e giovanili nel cuore di altri paesi
imperialisti, mostrano che in questi imperialisti esistono condizioni
rivoluzionarie e che è compito dei maoisti dare corpo a queste condizioni con
la rivoluzione proletaria, nelle forma della guerra popolare.
Questo convegno oggi è
diventato anche un'altra cosa. Dopo i fatti del 13 novembre, la borghesia
francese e le borghesie imperialiste di tutto il mondo hanno intensificato la
loro guerra contro i popoli oppressi dall'imperialismo e hanno intensificato
l'aggressione imperialista ai proletari e ai popoli del Medio Oriente. Dal
nostro convegno deve venire forte e chiara la denuncia di questa aggressione.
Nello stesso tempo deve
venire chiara un'altra questione: alla guerra esterna dell'imperialismo, che
torna a casa nelle forme che stiamo conoscendo, la borghesia imperialista
francese, e con essa le borghesie imperialiste di tutto il mondo, scatenano una
guerra all'interno dei paesi imperialisti. Mentre noi siamo qui riuniti è in
corso una guerra ai proletari e alle masse delle banlieues. Il governo francese,
che aveva stabilito lo stato d'urgenza contro la rivolta di 10 anni fa, ha
scatenato un nuovo stato di emergenza che ha come bersaglio la gioventù
proletaria e le masse delle banlieues. Quindi dal nostro meeting deve venire
forte il nostro appoggio, il nostro essere dalla parte delle masse proletarie e
dei giovani proletari delle banlieues.
Questo convegno è la
prima occasione in cui si senta forte e chiara la voce dei maoisti.
Ma, allo stesso tempo,
per contrastare lo stato d'emergenza nelle banlieues e lo stato di guerra
interna nei paesi imperialisti è necessario tornare su quella che è stata la
rivolta delle banlieues.
Innanzitutto questa
rivolta ha toccato tutta la Francia, 8 sobborghi di Parigi e intere altre città
della Francia sono state attraversate da essa, che ha avuto modo di svilupparsi
e generalizzarsi come non era successo in altre occasioni. Nello svilupparsi,
ha trovato le sue forme di organizzazione e di resistenza. I giovani proletari,
sostenuti da tanti che giovani non erano, hanno colpito tutto quello che c'era
da colpire nelle banlieues e hanno tenuto in scacco per giorni e giorni lo
Stato, che aveva schierato contgro di loro un esercito; infiniti episodi di
questa rivolta hanno mostrato come le masse possono rispondere a questa
violenza. 5000 giovani sono stati processati e condannati nei tribunali. Questo
dimostra quanto ampia sia stata la dimensione numerica e massiva di questa
rivolta. Da questo bisogna partire.
A 10 anni di distanza
possiamo dire che non sono stati certo i giovani proletari delle banlieues incapaci
di sviluppare la rivolta, ma che questa è stata schiacciata dallo Stato e non
ha trovato nessun sostegno, nessuna partecipazione pratica da parte di coloro
che in Francia si dicevano comunisti, rivoluzionari, maoisti. Nel nostro campo
ci sono state forze che hanno contato le macchine bruciate per dire che non
bisognava fare così. Nel nostro campo ci sono state forze che hanno detto che
gli adulti, gli operai, le mamme, le donne non erano d'accordo con questa
rivolta e in questo modo hanno amplificato le contraddizioni nel popolo e dato
spazio all'intervento dello Stato.
10 anni dopo c'è ancora
chi dice le stesse cose. Dietro frasi a sostegno delle ragioni della rivolta
ripresentano la stessa questione. Guardare le masse nei loro lati deboli, per
esaltare queste debolezze e ingrandire la forza dello Stato.
Nel nostro campo anche
gli opportunisti, i falsi comunisti, i falsi maoisti hanno visto nella rivolta
uno spettro, lo stesso spettro che impauriva la borghesia e che metteva a nudo
l'opportunismo delle forze rivoluzionarie, in Francia come altrove.
In occasione della
rivolta il nostro partito inviò due giovani compagni a stare per giorni nelle
banlieues, perché Mao dice che:
«Chiunque voglia conoscere una cosa, non ha altro
mezzo che quello di venire a contatto con essa, ossia di vivere (operare) nel
suo ambiente. (…)Per acquisire delle conoscenze, bisogna partecipare alla
pratica che trasforma la realtà. Per conoscere il gusto di una pera, bisogna
trasformarla mangiandola. (…)Per conoscere la teoria e i metodi della
rivoluzione, bisogna prendere parte alla rivoluzione. Tutte le vere conoscenze
provengono dall'esperienza diretta »
E quindi non si poteva
parlare della rivolta senza andarci.
Noi diciamo chiaro ai
nostri compagni, ai maoisti, ai rivoluzionari che vogliono svolgere un ruolo d'avanguardia
nella rivoluzione, che le rivolte non si appoggiano e basta con dichiarazioni,
che dentro le rivolte, i focolai di tensione e di esercizio della forza da
parte delle masse, i rivoluzionari, i maoisti innanzitutto, ci vanno. E non
solo ci vanno ma vi partecipano, si fanno conoscere dalle masse, per l'azione
prima che per le parole.
Era difficile, davanti ad
una risposta spontanea di quelle dimensioni, fare molto per un'organizzazione
rivoluzionaria piccola, è vero. Ma quando i giovani compagni dall'Italia sono
venuti, hanno trovato compagni che non sapevano nemmeno dove era la rivolta,
che riguardava zone e territori in cui non erano mai stati, compagni che
coltivavano il pregiudizio che non si potesse andare in una situazione del
genere, che pretendevano che anche di fronte a questa rivolta dovevano valere i
metodi tradizionali di agitazione e propaganda. Su questa una vera autocritica
non vi è stata, un vero cambiamento non c'è stato, non è supportato da nessun
fatto di lotte, di azioni condotte.
È del tutto evidente che
senza intraprendere questa strada noi potremo parlare di nuovo tra 10 anni
delle rivolte senza tradurre le nostre parole in un passo in avanti per le
masse.
Oggi la situazione è
favorevole, lo Stato ha scatenato la guerra nelle banlieues. Un esercito di
poliziotti ha sparato 5mila colpi l'altro giorno nella banlieues. E sappiamo
bene che si è scontrato con 3 persone. Questo è evidente, e non c'è nulla nelle
dichiarazioni fatte dalla polizia, supportate da intellettuali che non lo
confermi.
Il nostro primo problema,
come maoisti, come forze rivoluzionarie, è non avere lo stesso atteggiamento che
in occasione della rivolta di 10 anni fa buona parte dei rivoluzionari, dei
comunisti ha avuto.
Non basta dire: “dalla
rivolta delle banlieues alla rivoluzione proletaria”, questo è lo scenario
internazionale storico in cui ci muoviamo, ma il problema è come questo
avviene, il problema è il che fare dei maoisti, il problema è la visione che si
ha della guerra popolare nei paesi imperialisti.
Su questo, siamo in un
campo difficile. Grazie alla grandiosa esperienza delle guerre popolatri, da
quella del faro ideologico rappresentato dalla guerra popolare in Perù e dalla
sua direzione del PCP, del Pres. Gonzalo, all'attuale grande epopea della guerra
popolare in India, che sconvolge e attraversa uno dei più grandi paesi del
mondo, così come le altre guerre popolari che si sviluppano o si preparano nei
paesi oppressi dall'imperialismo, noi abbiamo un grande patrimonio da cui
attingere, che nessuno nel movimento proletario, rivoluzionario ha.
Questo enorme patrimonio
non può essere sterilizzato in un'enunciazione, ma va applicato alla realtà
concreta di un paese imperialista.
Nei paesi imperialisti esistono
le condizioni per l'accerchiamento del centro da parte della periferia?
Esistono le condizioni per fare delle banlieues che circondano le grandi città
imperialiste la base, punto d'appoggio della guerra popolare in questi paesi?
Se si risponde sì a
queste domande, si capisce quante lezioni ci sono tuttora da trarre dalla
rivolta delle banlieues.
Le guerre popolari non
arrivano nei paesi imperialisti quando i comunisti armati del MLM arrivano nel
popolo, quella è la chiave per portarle alla vittoria, ma non è l'inizio, da
aspettare e preparare come una sorta di ora x anticipata. Occorre assumere la
linea e il piano della guerra popolare a partire dalle condizioni che già esistono.
Questo è il punto su cui
il nostro meeting deve esprimere una volontà decisa di marciare in questa direzione.
La pratica rivoluzionaria
in un paese imperialista deve necessariamente venire prima. Se affrontiamo il
tema della guerra popolare nei paesi imperialisti, la pratica rivoluzionaria è
un elemento chiave.
In questo senso è
estremamente importante che noi fronteggiamo la situazione attuale.
Lo Stato di emergenza
scatenato dalla borghesia costringe le forze comuniste e rivoluzionarie a ricollocarsi
nel contesto dell'attuale lotta di classe e noi maoisti dobbiamo essere coloro
che sono in grado di combattere a partire dal terreno in cui lo scontro di
classe è principale, costruire il partito MLM, costruire gli organismi di massa
diretti dal partito comunista MLM, costruire le necessarie unità combattenti del
PC MLM. Sono necessità nel contesto della situazione attuale.
I comunisti maoisti nei
paesi imperialisti non possono essere l'ala più “corretta” del movimento comunista
così come è adesso, quelli che nelle attuali battaglie nel movimento di estrema
sinistra dicono le cose più “corrette”. Questa è una parte secondaria del loro
lavoro. I comunisti maoisti devono essere gli iniziatori di un processo di guerra
popolare nel cuore dei paesi imperialisti, devono essere la guerra interna che
risponde alla guerra interna della borghesia imperialista.
Il nostro meeting non può
essere soltanto un confronto di analisi e di “Viva!” la rivolta.
Noi siamo chiamati ad una
responsabilità storica, qui ed ora. E il fatto di poterlo fare dal cuore della
Francia in giorni come questi è un onore e un impegno che ci cade sulle spalle
e che noi dobbiamo prendere.
Sulla rivolta di 10 anni
fa c'è un testo lungo che consegniamo ai compagni. Noi pensiamo che questo
testo sia ancora oggi un'analisi abbastanza compiuta di quello che c'era stato
sul campo pochi mesi dopo il suo epicentro.
Importante è fare di
questo meeting, che capita in un momento particolarmente chiave di questa situazione,
una tappa importante del processo di trasformazione dei maoisti e del movimento rivoluzionario, per
fare dei maoisti il comando e la guida del movimento rivoluzionario, a partire
dai luoghi in cui esso oggi ha il suo crogiuolo, i luoghi delle banlieues.
Per questo noi siamo qui
e siamo felici di avere questa opportunità e di marciare insieme. Noi pensiamo
che sia effettivamente il tempo dell'unità, ma con una demarcazione chiara: il MLM,
la via della guerra popolare, la costruzione dei partiti comunisti in grado di
fare questo lavoro nei paesi imperialisti, di farlo saldamente uniti ai partiti
comunisti che guidano le guerre popolari nel mondo e di essere da questa
trincea un punto di riferimento per tutte le masse povere nel mondo che si
stanno ribellando all'imperialismo e ai suoi attacchi.
Masse che non possono
essere rappresentate dall'Isis. Ma non si possono strappare le masse all’ISIS e
indirizzarle correttamente senza essere maoisti conseguenti e rappresentare sia
nei paesi imeprialisti che nei paesi oppressi questo tipo di maoisti
conseguenti.
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