sabato 16 gennaio 2016

pc 16 gennaio - Dal meeting internazionale del 21 novembre a Parigi - 8


Partito Comunista maoista - Italia
Cari compagni e compagne, nel ringraziarvi a nome del nostro partito per vostra presenza, vogliamo sottolineare che questa partecipazione è quanto mai importante e urgente nel contesto della situazione attuale in Francia. Quando abbiamo proposto di fare questo meeting, lo abbiamo fatto perché dopo 10 anni questa rivolta andava ripresa e rilanciata. Nello stesso tempo, pensavamo che questa rivolta avesse un grande valore internazionale, innanzitutto per tutti i compagni e organizzazioni maoiste dei paesi imperialisti ma, nello stesso tempo anxche per tutti i partiti e organizzazionoi dei paesi oppressi dall'imperialismo che sono impegnati nelle guerre popolari, dall'India al Perù, dalle Filippine alla Turchia.
E innanzitutto a tutti i partiti e alle masse popolari che dobbiamo dedicare questa discussione.

Nei paesi oppressi dall'imperialismo si muove la contraddizione principale oggi nel mondo, senza questa analisi non si può comprendere quello che avviene nei nostri paesi e il significato storico della rivolta.
Ma, naturalmente il principale sostegno alle guerre popolari che ci sono nel mondo è fare la rivoluzione nel nostro paese, nel ventre della bestia imperialista che opprime. Come possiamo noi maoisti non prendere in considerazione le grandi lezioni che vengono dalle rivolte?
La rivolta delle banlieues, come le rivolte proletarie e giovanili nel cuore di altri paesi imperialisti, mostrano che in questi imperialisti esistono condizioni rivoluzionarie e che è compito dei maoisti dare corpo a queste condizioni con la rivoluzione proletaria, nelle forma della guerra popolare.

Questo convegno oggi è diventato anche un'altra cosa. Dopo i fatti del 13 novembre, la borghesia francese e le borghesie imperialiste di tutto il mondo hanno intensificato la loro guerra contro i popoli oppressi dall'imperialismo e hanno intensificato l'aggressione imperialista ai proletari e ai popoli del Medio Oriente. Dal nostro convegno deve venire forte e chiara la denuncia di questa aggressione.
Nello stesso tempo deve venire chiara un'altra questione: alla guerra esterna dell'imperialismo, che torna a casa nelle forme che stiamo conoscendo, la borghesia imperialista francese, e con essa le borghesie imperialiste di tutto il mondo, scatenano una guerra all'interno dei paesi imperialisti. Mentre noi siamo qui riuniti è in corso una guerra ai proletari e alle masse delle banlieues. Il governo francese, che aveva stabilito lo stato d'urgenza contro la rivolta di 10 anni fa, ha scatenato un nuovo stato di emergenza che ha come bersaglio la gioventù proletaria e le masse delle banlieues. Quindi dal nostro meeting deve venire forte il nostro appoggio, il nostro essere dalla parte delle masse proletarie e dei giovani proletari delle banlieues.
Questo convegno è la prima occasione in cui si senta forte e chiara la voce dei maoisti.

Ma, allo stesso tempo, per contrastare lo stato d'emergenza nelle banlieues e lo stato di guerra interna nei paesi imperialisti è necessario tornare su quella che è stata la rivolta delle banlieues.
Innanzitutto questa rivolta ha toccato tutta la Francia, 8 sobborghi di Parigi e intere altre città della Francia sono state attraversate da essa, che ha avuto modo di svilupparsi e generalizzarsi come non era successo in altre occasioni. Nello svilupparsi, ha trovato le sue forme di organizzazione e di resistenza. I giovani proletari, sostenuti da tanti che giovani non erano, hanno colpito tutto quello che c'era da colpire nelle banlieues e hanno tenuto in scacco per giorni e giorni lo Stato, che aveva schierato contgro di loro un esercito; infiniti episodi di questa rivolta hanno mostrato come le masse possono rispondere a questa violenza. 5000 giovani sono stati processati e condannati nei tribunali. Questo dimostra quanto ampia sia stata la dimensione numerica e massiva di questa rivolta. Da questo bisogna partire.

A 10 anni di distanza possiamo dire che non sono stati certo i giovani proletari delle banlieues incapaci di sviluppare la rivolta, ma che questa è stata schiacciata dallo Stato e non ha trovato nessun sostegno, nessuna partecipazione pratica da parte di coloro che in Francia si dicevano comunisti, rivoluzionari, maoisti. Nel nostro campo ci sono state forze che hanno contato le macchine bruciate per dire che non bisognava fare così. Nel nostro campo ci sono state forze che hanno detto che gli adulti, gli operai, le mamme, le donne non erano d'accordo con questa rivolta e in questo modo hanno amplificato le contraddizioni nel popolo e dato spazio all'intervento dello Stato.
10 anni dopo c'è ancora chi dice le stesse cose. Dietro frasi a sostegno delle ragioni della rivolta ripresentano la stessa questione. Guardare le masse nei loro lati deboli, per esaltare queste debolezze e ingrandire la forza dello Stato.
Nel nostro campo anche gli opportunisti, i falsi comunisti, i falsi maoisti hanno visto nella rivolta uno spettro, lo stesso spettro che impauriva la borghesia e che metteva a nudo l'opportunismo delle forze rivoluzionarie, in Francia come altrove.

In occasione della rivolta il nostro partito inviò due giovani compagni a stare per giorni nelle banlieues, perché Mao dice che:
«Chiunque voglia conoscere una cosa, non ha altro mezzo che quello di venire a contatto con essa, ossia di vivere (operare) nel suo ambiente. (…)Per acquisire delle conoscenze, bisogna partecipare alla pratica che trasforma la realtà. Per conoscere il gusto di una pera, bisogna trasformarla mangiandola. (…)Per conoscere la teoria e i metodi della rivoluzione, bisogna prendere parte alla rivoluzione. Tutte le vere conoscenze provengono dall'esperienza diretta »
E quindi non si poteva parlare della rivolta senza andarci.

Noi diciamo chiaro ai nostri compagni, ai maoisti, ai rivoluzionari che vogliono svolgere un ruolo d'avanguardia nella rivoluzione, che le rivolte non si appoggiano e basta con dichiarazioni, che dentro le rivolte, i focolai di tensione e di esercizio della forza da parte delle masse, i rivoluzionari, i maoisti innanzitutto, ci vanno. E non solo ci vanno ma vi partecipano, si fanno conoscere dalle masse, per l'azione prima che per le parole.
Era difficile, davanti ad una risposta spontanea di quelle dimensioni, fare molto per un'organizzazione rivoluzionaria piccola, è vero. Ma quando i giovani compagni dall'Italia sono venuti, hanno trovato compagni che non sapevano nemmeno dove era la rivolta, che riguardava zone e territori in cui non erano mai stati, compagni che coltivavano il pregiudizio che non si potesse andare in una situazione del genere, che pretendevano che anche di fronte a questa rivolta dovevano valere i metodi tradizionali di agitazione e propaganda. Su questa una vera autocritica non vi è stata, un vero cambiamento non c'è stato, non è supportato da nessun fatto di lotte, di azioni condotte.

È del tutto evidente che senza intraprendere questa strada noi potremo parlare di nuovo tra 10 anni delle rivolte senza tradurre le nostre parole in un passo in avanti per le masse.
Oggi la situazione è favorevole, lo Stato ha scatenato la guerra nelle banlieues. Un esercito di poliziotti ha sparato 5mila colpi l'altro giorno nella banlieues. E sappiamo bene che si è scontrato con 3 persone. Questo è evidente, e non c'è nulla nelle dichiarazioni fatte dalla polizia, supportate da intellettuali che non lo confermi.
Il nostro primo problema, come maoisti, come forze rivoluzionarie, è non avere lo stesso atteggiamento che in occasione della rivolta di 10 anni fa buona parte dei rivoluzionari, dei comunisti ha avuto.
Non basta dire: “dalla rivolta delle banlieues alla rivoluzione proletaria”, questo è lo scenario internazionale storico in cui ci muoviamo, ma il problema è come questo avviene, il problema è il che fare dei maoisti, il problema è la visione che si ha della guerra popolare nei paesi imperialisti.

Su questo, siamo in un campo difficile. Grazie alla grandiosa esperienza delle guerre popolatri, da quella del faro ideologico rappresentato dalla guerra popolare in Perù e dalla sua direzione del PCP, del Pres. Gonzalo, all'attuale grande epopea della guerra popolare in India, che sconvolge e attraversa uno dei più grandi paesi del mondo, così come le altre guerre popolari che si sviluppano o si preparano nei paesi oppressi dall'imperialismo, noi abbiamo un grande patrimonio da cui attingere, che nessuno nel movimento proletario, rivoluzionario ha.
Questo enorme patrimonio non può essere sterilizzato in un'enunciazione, ma va applicato alla realtà concreta di un paese imperialista.
Nei paesi imperialisti esistono le condizioni per l'accerchiamento del centro da parte della periferia? Esistono le condizioni per fare delle banlieues che circondano le grandi città imperialiste la base, punto d'appoggio della guerra popolare in questi paesi?
Se si risponde sì a queste domande, si capisce quante lezioni ci sono tuttora da trarre dalla rivolta delle banlieues.
Le guerre popolari non arrivano nei paesi imperialisti quando i comunisti armati del MLM arrivano nel popolo, quella è la chiave per portarle alla vittoria, ma non è l'inizio, da aspettare e preparare come una sorta di ora x anticipata. Occorre assumere la linea e il piano della guerra popolare a partire dalle condizioni che già esistono.
Questo è il punto su cui il nostro meeting deve esprimere una volontà decisa di marciare in questa direzione.

La pratica rivoluzionaria in un paese imperialista deve necessariamente venire prima. Se affrontiamo il tema della guerra popolare nei paesi imperialisti, la pratica rivoluzionaria è un elemento chiave.
In questo senso è estremamente importante che noi fronteggiamo la situazione attuale.
Lo Stato di emergenza scatenato dalla borghesia costringe le forze comuniste e rivoluzionarie a ricollocarsi nel contesto dell'attuale lotta di classe e noi maoisti dobbiamo essere coloro che sono in grado di combattere a partire dal terreno in cui lo scontro di classe è principale, costruire il partito MLM, costruire gli organismi di massa diretti dal partito comunista MLM, costruire le necessarie unità combattenti del PC MLM. Sono necessità nel contesto della situazione attuale.
I comunisti maoisti nei paesi imperialisti non possono essere l'ala più “corretta” del movimento comunista così come è adesso, quelli che nelle attuali battaglie nel movimento di estrema sinistra dicono le cose più “corrette”. Questa è una parte secondaria del loro lavoro. I comunisti maoisti devono essere gli iniziatori di un processo di guerra popolare nel cuore dei paesi imperialisti, devono essere la guerra interna che risponde alla guerra interna della borghesia imperialista.
Il nostro meeting non può essere soltanto un confronto di analisi e di “Viva!” la rivolta.
Noi siamo chiamati ad una responsabilità storica, qui ed ora. E il fatto di poterlo fare dal cuore della Francia in giorni come questi è un onore e un impegno che ci cade sulle spalle e che noi dobbiamo prendere.

Sulla rivolta di 10 anni fa c'è un testo lungo che consegniamo ai compagni. Noi pensiamo che questo testo sia ancora oggi un'analisi abbastanza compiuta di quello che c'era stato sul campo pochi mesi dopo il suo epicentro.
Importante è fare di questo meeting, che capita in un momento particolarmente chiave di questa situazione, una tappa importante del processo di trasformazione dei  maoisti e del movimento rivoluzionario, per fare dei maoisti il comando e la guida del movimento rivoluzionario, a partire dai luoghi in cui esso oggi ha il suo crogiuolo, i luoghi delle banlieues.

Per questo noi siamo qui e siamo felici di avere questa opportunità e di marciare insieme. Noi pensiamo che sia effettivamente il tempo dell'unità, ma con una demarcazione chiara: il MLM, la via della guerra popolare, la costruzione dei partiti comunisti in grado di fare questo lavoro nei paesi imperialisti, di farlo saldamente uniti ai partiti comunisti che guidano le guerre popolari nel mondo e di essere da questa trincea un punto di riferimento per tutte le masse povere nel mondo che si stanno ribellando all'imperialismo e ai suoi attacchi.
Masse che non possono essere rappresentate dall'Isis. Ma non si possono strappare le masse all’ISIS e indirizzarle correttamente senza essere maoisti conseguenti e rappresentare sia nei paesi imeprialisti che nei paesi oppressi questo tipo di maoisti conseguenti.

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