Klassenstandpuntkt– Germania
Proletari di tutti i paesi, unitevi!
Una classe – Una ideologia – Un Partito – Una rivoluzione
“I prossimi 50 o 100 anni, cominciando da ora,
saranno una grande epoca di radicali cambiamenti nel sistema sociale in tutto
il mondo, un'epoca di grandi sconvolgimenti, un'epoca senza pari in nessuna
epoca precedente della storia. Vivendo in tale epoca, dobbiamo essere preparati
a impegnarci nelle grandi lotte che avranno molte caratteristiche differenti nella
forma da quelle del passato.”
(Mao Tse-Tung,
"Libretto Rosso" da Peking Review # 2, 1969)
Dieci anni dopo la
rivolta eroica dei giovani proletaria in Francia che scosse tutta l'Europa
occidentale e mandò un messaggio di speranza per il futuro agli oppressi di
tutto il mondo, in tutto il mondo troviamo oggi condizioni ancora migliori, più
mature, per lo sviluppo di la rivoluzione proletaria mondiale. La rivoluzione preme
sempre più forte, come tendenza storica e politica principale, in un mondo in
cui le contraddizioni fondamentali, in particolare quella principale tra l'imperialismo
e le nazioni oppresse, si acutizza. La situazione oggettiva è eccellente. Ciò che
tutti sappiamo è che il problema siamo noi, i comunisti, e la nostra condizione
scandalosamente arretrata. Negli ultimi decenni ci sono stati sviluppi positivi,
soprattutto nelle nazioni oppresse, il che è particolarmente importante, perché
sono la base della rivoluzione proletaria mondiale. Ma la situazione resta
comunque quella in cui, principalmente in Europa occidentale, nonostante si
debba segnalare l'esistenza in diversi paesi di partiti, organizzazioni e
gruppi maoisti, non raggiungiamo la fase necessaria del nostro sviluppo. Per superare
questa situazione, la sua è necessario individuare e superare i principali
problemi, attraverso lo sviluppo della lotta teorica e pratica. In primo luogo,
ciò richiede chiarezza politica.
Una classe – Una ideologia
Il
marxismo-leninismo-maoismo è l'ideologia del proletariato internazionale. Il
proletariato internazionale è una sola classe e di conseguenza può avere una
solo ideologia. Ogni altra concezione nega la dialettica materialista. La
rivoluzione proletaria ha lo stesso contenuto in tutto il mondo, ma la sua
forma è corrisponde ai compiti specifici che esistono in ogni paese. Di
conseguenza, i principi di base sono gli stessi ovunque. Dunque, non ci possono
essere due o più "maoismi", il maoismo è la stesso ovunque. Perciò,
la definizione del maoismo, non è una questione che ha a che fare con l'originalità
di un dato paese, è questione di fino a che punto ci si subordina o no all'ideologia
del proletariato, che significa che è questione tra Marxismo e revisionismo.
Noi, i comunisti in formazione nella Repubblica Federale Tedesca (RFT), abbiamo
affermato:
"L'ideologia
del proletariato internazionale è il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente
Mao-ismo, e assumiamo il dovere, di assumerlo, difenderlo, e applicarlo,
principalmente applicarlo, al servizio della rivoluzione socialista nella RFT,
come una parte e al servizio della rivoluzione proletaria mondiale. L'applicazione
superiore del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, nel mondo
fino a oggi è il pensiero Gonzalo e riconosciamo il contributo universalmente
valido del Presidente Gonzalo alla nostra ideologia. Imparare dai presidenti Gonzalo
è necessario per risolvere i problemi urgenti della lotta di classe a livello nazionale
e internazionale. Adottiamo come nostri i principi ideologici fondamentali,
definiti dalla Base di Unità di Partito del Partito Comunista del Perù,
consapevoli che essa deve necessariamente essere applicata politicamente alle
condizioni specifiche della rivoluzione nella RFT".
Questa definizione è la più
importante per noi, perché è quella che ci dà una guida corretta, che ci
permette di svilupparci come distaccamento combattente del proletariato
internazionale. Il ruolo del Presidente Gonzalo non è solo quello di una figura
storica che ha chiamato il marxismo-leninismo-maoismo con il suo vero nome, ma soprattutto
quello di chi ha ne definito contenuto in modo corretto. È chiaro per noi, che
il documento che ogni comunista nel mondo deve adottare per avere una comprensione
corretta dell’ideologia del proletariato è "Sul marxismo-leninismo-maoismo"
del Partito Comunista del Perù.
Altri documenti, ad
esempio, la dichiarazione del Movimento Rivoluzionario Internazionalista, sono testi
eclettici che contengono perfino posizioni chiaramente revisioniste e le
conseguenze sono evidenti. Il problema è che così come il rombo dei cannoni
della rivoluzione Ottobre ha stabilito il leninismo, la concezione corretta deve
essere stabilita dalla pratica della lotta di classe, il che concretamente significa
soprattutto attraverso la guerra popolare. La teoria deve essere dimostrata nella
pratica, come criterio di verità. Il generale riconoscimento del maoismo è
stato stabilito con la pratica del Partito Comunista del Perù, con la guerra
popolare in Perù con tutti i suoi elementi. Le difficoltà del PCP all’inizio degli
anni Novanta - precisamente l’arresto di suo presidente, l'escalation dell’intervento
yankee e della guerra di bassa intensità su larga scale (compresa la guerra
psicologica, l’azione dei traditori, approfittando politicamente della
situazione mentre il presidente era nelle mani del nemico, ecc), il ruolo nero
dei revisionisti in Perù, come la forma più evoluta di revisionismo nel mondo e
il genocidio nelle campagne e nelle città - ha dato alla destra in seno al MRI
e al movimento comunista internazionale (MCI) l'opportunità di iniziare una
controffensiva, che ha portato grande confusione per molti. Una comprensione
inadeguata del processo reale della guerra popolare in Nepal, del revisionismo di
Prachanda e della sua connessione con Avakian, ha portato molti compagni ad affermazioni
errate. La realtà che il Comitato centrale del PCP è stato usurpato dopo 1999 e
l'infiltrazione nel lavoro del partito all'estero hanno reso la situazione
ancora peggiore. Una situazione in cui la frazione rossa del MCI non è stata in
grado di svolgere il suo ruolo necessario. Il tornate lungo la strada della guerra
popolare in Perù è diventato di fatto una tornate lungo la strada del MCI.
Naturalmente ci sono state anche tante cose positive in questo periodo,
l'unificazione dei compagni in India con conseguente sviluppo più unitario
della rivoluzione democratica in quel sub-continente, così come i progressi
della ricostituzione corso dei partiti comunisti in America Latina, dove il
riconoscimento del ruolo del PCP e del Presidente Gonzalo è ben evidente. Lo
sviluppo del movimento comunista in America Latina merita grande attenzione da parte
di chi è impegnato nella ricostituzione del partito comunista nei diversi paesi.
In Brasile, Cile, Ecuador e altri paesi, i comunisti avanzano con decisione e
in modo sistematico sulla strada del Presidente Gonzalo e le loro prospettive
sono promettenti. In altri paesi, dove l'influenza di Avakian è stata e ed
ancora né va trascurato il sostegno reale del revisionismo nepalese, queste
posizioni hanno portato qualcuno addirittura a negare la necessità della rivoluzione
democratica e altre rivoluzioni democratiche sono state ritardate.
Diventa quindi una
necessità urgente di ogni comunista lottare per l’affermazione della definizione
corretta del maoismo e per spazzare via ogni sorta di distorsione revisionista.
Questo significa che occorre estendere nel mondo la controffensiva
marxista-leninista-maoista, pensiero Gonzalo; il che significa che sforzi
teorici ma soprattutto uno sviluppo mirato e sistematico, ma audace della
nostra pratica rivoluzionaria sovversiva.
Una Classe – Un Partito
La forma nazionale della lotta di classe del proletariato
richiede un Partito comunista in ogni paese. La rivolta dei giovani proletari
del 2005 in Francia, così come le grandi rivolte in Inghilterra e Svezia e le
migliaia di piccole ribellioni viste in tutta Europa negli ultimi decenni,
mostrano in tutta evidenza, da un lato, il grido delle masse a organizzare la
ribellione e, dall’altro, l'attuale incapacità del movimento comunista in Europa,
in generale, ad entrare in sintonia con le esigenze immediate delle masse. Un
rapido sguardo alla storia degli ultimi 15 anni mostra che sono molto rari i
casi in cui i maoisti in un paese europeo hanno diretto masse a centinaia nella
lotta e casi in cui si può parlare di migliaia si contano sulle dita una mano. La
situazione dei partiti turchi costituisce un'eccezione che, sulla scorta della loro
concezione politica dell’internazionalismo proletario, con le rispettive
differenze, richiede una discussione particolare.
La ricostituzione dei partiti comunisti come partiti marxisti-leninisti-maoisti
è il presupposto per poter approcciare correttamente il problema di fare la rivoluzione,
ma l'esperienza ha dimostra ripetutamente, per esempio in Francia e Italia, che
l'esistenza di un partito comunista di per sé non è sufficiente. La
ricostituzione del partito è solo l'inizio, che richiede un'applicazione
creativa della verità generale del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente
maoismo, alle condizioni specifiche di ogni paese e soluzioni adatte ai
problemi specifici che ogni rivoluzione incontra necessariamente, il che
richiede soprattutto un giusto e corretto maneggio del rapporto tra partito,
violenza rivoluzionaria e fronte unito nei diversi momenti della lotta di
classe e della lotta tra le due linee. Ciò significa l’effettiva e sistematica concretizzazione
nella pratica dei comunisti del grande principio della costruzione: “Sulle fondamenta
della base ideologico-politica, costruire simultaneamente le forme
organizzative nel mezzo della lotta di classe e della lotta di due linee, tutte
queste all’interno e in funzione della lotta armata e la conquista del potere.”
(PCP – Linea della costruzione dei tre strumenti della rivoluzione)
Oggi nella RFT abbiamo a che fare con una situazione
politica complessa: l'imperialismo tedesco è la potenza dominante in seno
all'Unione europea, e aspira a fare il salto per diventare una superpotenza.
Un'aspirazione che significa più guerra, più miseria, più sfruttamento e
oppressione per il proletariato internazionale e dei popoli del mondo.
Un'aspirazione che acuisce tutte le contraddizioni nella società tedesca, in
particolare quella tra proletariato e borghesia. Gli imperialisti tentano di
utilizzare l'espansione del Terzo Mondo – quella che il Presidente Gonzalo aveva
già analizzato nel 1992 - per creare un movimento di massa fascista. In queste circostanze
la nostra debolezza diventa ancor più chiaramente. Esistono le condizioni
oggettive per un rapido sviluppo del movimento proletario rivoluzionario, ma le
forze soggettive sono, specie politicamente ed organizzativamente, in ritardo.
La mancanza di un partito comunista di tedesco si avverte come un grido. Noi
comunisti in formazione nella RFT dobbiamo accelerare gli sforzi, mettere gli
stivali delle sette leghe per portare il processo di ricostituzione del nostro
partito, il glorioso Partito Comunista di Germania, al suo culmine, come un
presupposto necessario per sviluppare la lotta di classe del proletariato in
preparazione per dell’ILA.
Sosteniamo una lotta implacabile contro il revisionismo e
l'opportunismo. Al momento il pericolo più grave per il nostro lavoro sono le
posizioni revisioniste opportuniste di destra che si ricoprono di "maoismo".
Il revisionismo nelle nostre file è stato decisamente schiacciato e la lotta
ideologica al revisionismo si è sviluppata ad un livello superiore. Il maneggio
corretta della lotta tra le due linee, in teoria e in pratica, è necessario per
affermare l'incarnazione del maoismo.
Lottiamo contro tutti i falsi cosiddetti partiti e
organizzazioni"comunisti", combattiamo contro gli opportunisti della
L ... P ... e ogni falso "dirigente dei lavoratori", che traffica con
il nome del marxismo. Sviluppiamo la lotta per l'applicazione del
marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, per affermarlo come unica
guida e comando della rivoluzione socialista nella RFT. Il che contribuisce a
imporre il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente maoismo, come unica guida
e comando della rivoluzione mondiale del proletariato oggi.
Lo sviluppo abbiamo sperimentato è il superamento dei
circoli da parrocchia, la rottura con i residui da studenti piccolo borghese, la
lotta per la creazione di un’avanguardia proletaria. Negli ultimi due anni,
questo ha portato ad aspri conflitti. In una città i maoisti sono diventati
bersaglio dell'Ufficio per la Protezione della Costituzione (Verfassungsschutz)
grazie ai revisionisti e addirittura con un piano annunciato pubblicamente, compresa
la denuncia pubblica dei compagni sulla stampa borghese, la mobilitazione di
sottoproletari per azioni di violenza contro-rivoluzionaria contro i compagni e
molto altro ancora. In un'altra città il Comitato Donne Rosse è stato
temporaneamente liquidato, a causa delle manovre dei capitolari guidati da una
disertore che traffica con il marxismo-leninismo-maoismo, ma in nessun modo vuole
sviluppare lotta principale, non svolge ideologicamente politicamente la critica,
ma solo intrighi e che ovviamente non si vergogna di ostentare le sue posizioni
piccolo-borghesi, patriarcali e scioviniste; sono gli stessi che cercano di
confondere i compagni a livello internazionale via Facebook e altri canali.
Naturalmente, ci sono altri e per loro natura più importanti conflitti, ma questi
due sono val la pena di menzionare qui. In generale, li abbiamo battuti con
successo, e anche se abbiamo fatto alcuni errori particolari, questi sono
secondari, abbiamo elevato la nostra unità e determinazione a un livello
superiore.
È necessario denunciare l'atteggiamento eurocentrico e
sciovinista di quanti cercano di negare le esperienze della nostra classe, col pretesto
del carattere semi-coloniale e semi-feudale dei paesi del terzo mondo, in
questo tipo di paesi che sono attualmente senza paragoni i più avanzati. Questi
"maoisti" europei, che gonfiano il petto come gorilla e dichiarano
che "hanno scoperto maoismo senza influenze straniere" o cercano di sollevare
personaggi della storia del movimento comunista nel "loro paese" ad
un significato che non hanno mai avuto e soprattutto non hanno oggi, per fare,
come gorilla, le scimmie di se stessi.
Sì, abbiamo lanciato la parola d’ordine "Imparare
da presidenti Gonzalo!", che era e resta corretta. Su questa questione
Lenin:
“La vostra
conclusione invece è che non bisogna stimolare dall‘esterno il movimento
operaio. […] Questo "stimolo esterno" del nostro movimento non è
stato eccessivo, ma scarso, vergognosamente scarso; fino ad oggi ci siamo cotti
nel nostro brodo[…] Di questo "stimolo" noi, rivoluzionari di
professione, dobbiamo occuparci e ci occuperemo molto di più. Ma con la vostra espressione
odiosa, "stimolo dall‘esterno", che inevitabilmente ispira
all‘operaio (almeno all‘operaio poco sviluppato come voi) la sfiducia verso
tutti coloro che gli portano dal di fuori le cognizioni politiche e
l‘esperienza rivoluzionaria e suscita istintivamente in lui la voglia di cacciare
lontano da sé tutti coloro che lo stimolano, voi fate della demagogia e i
demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia.” (Lenin – Che fare?)
Quelli che cianciano di "troppo Perù", "troppo
da altri paesi e troppo poco dalla Germania" e cercano perfino di usare la
parola d’ordine disfattista rivoluzionaria di Liebknecht "Il nemico
principale è in casa nostra!" per negare in realtà l’internazionalismo
proletario, sono esattamente questo, demagoghi e, in quanto tali, sono "i peggiori nemici della classe operaia",
ed è dovere di tutti i compagni combattere certi banditi.
Senza schiacciare dei da parrocchia, non solo
formalmente, ma in teoria e pratica, i comunisti non potranno svolgere il ruolo
di avanguardia del proletariato, non importa quale sia il loro livello di
svi-luppo, non importa in quale paese. Essere comunisti significa "la più
rottura radicale con le idee tradizionali”. Un comunista deve essere disposto a
subordinare i suoi interessi agli interessi della classe, il che significa che
deve fare gli interessi della sua classe. Inoltre, abbiamo bisogno di rivoluzionari
di professione che danno tutta la loro vita al partito per affrontare il
potere, che ha creato dalla moltitudine di figure professionalmente al servizio
dell'ordine esistente. Vivere senza pretendere altro che lottano duro è il principio
che ci guida.
Non ci servono "comunisti" nel tempo libero o
"partiti" che non siano partiti di militanti. Abbiamo già troppi di questi.
Abbiamo bisogno di compagni che capiscono per accelerare il processo della
rivoluzione proletaria mondiale.
Una classe – Una rivoluzione
All'interno di questa periodo "da 50 a 100
anni" in cui ci troviamo oggi, dell'offensiva strategica della rivoluzione
proletaria mondiale, la comprensione dei comunisti dell’internazionalismo proletaria
è più importante che mai. Chi non comprende la rivoluzione mondiale come unica,
non sarà in grado di comprendere i compiti dei comunisti in un determinato
paese, né il compito dei comunisti sull’arena mondiale. Chi si preoccupa solo della
"sua rivoluzione" o dei suoi interessi nazionali, che sia in un paese
oppresso od oppressore, mette gli interessi immediati di un popolo al di sopra
della rivoluzione proletaria mondiale, non lo si può definire un comunista ma
uno sciovinista. Un comunista è solo chi sviluppa la rivoluzione nel suo paese
come una parte e al servizio della rivoluzione proletaria mondiale.
Un utile esempio per riconoscere queste persone, è che in
realtà questi non fanno lavoro antimperialista, ma realizzare solo "attività",
quando gli fa comodo, per spacciare la loro merce revisionista e confondere i rivoluzionari
autentici. Per questo tipo di persone il TTIP è una questione molto importante,
ma non lo è il sistematico lavoro antimperialista nei quartieri proletari, come
dovere internazionalista proletario e necessità strategica per mobilitare le
masse più ampie più profonde. Apparire con slogan antimperialisti nelle
manifestazioni ma disprezzare il lavoro quotidiano non si addice a un comunista
né a un rivoluzionario, ma solo a degli opportunisti. La questione del TTIP e l’enfasi
su di essa di opportunisti e revisionisti nella RFT è una questione di cui ci
occuperemmo in un altro contesto, qui basti affermare che ogni trattato tra gli
imperialisti è diretto contro il proletariato internazionale e i popoli del
mondo, e così anche il TTIP, ma schierarsi con l'imperialismo tedesco "in
nome della classe operaia " è tradimento di classe.
Il cuore del nostro lavoro antimperialista è lo sviluppo
delle guerre popolari, di quelle forze che lottano per la realizzazione della
rivoluzione democratica e l'unificazione dei movimenti di liberazione nazionale
con il movimento operaio internazionale. Il secondo elemento deve essere il sostegno
dello sviluppo delle lotte guidate da partiti comunisti nei paesi oppressi.
Inoltre, si deve sviluppare il lavoro antimperialista
generale, che si divide in quattro parti principali.
La prima è l’appoggio alle forze arretrate, comunque esse
siano, in ogni paese dobbiamo avere attenzione determinazione e in nessun caso
dobbiamo confondere queste forze con i partiti e organizzazioni revisioniste,
allo stesso modo distinguiamo i rivoluzionari dai revisionisti nella RFT, così
dobbiamo distinguerli in generale. In secondo luogo: essere contro OGNI intervento
imperialista e a difesa del diritto all’indipendenza nazionale. Terzo:
denunciare e combattere l'imperialismo. Riconoscere l’imperialismo yankee come
il nemico principale dei popoli e, dato che operiamo in Germania, in particolare
il ruolo dell'imperialismo tedesco e la sua presenza sempre più aggressiva
sulla scena mondiale. Quarto: Sostenere i popoli e le nazioni oppresse, come
per esempio la Palestina e, a proposito della Palestina, rigettare anche ogni
ipocrisia e cedimento all’opportunismo lottando anche contro ogni tentativo di
contrabbandare l'accusa di antisemitismo verso il sostegno alla lotta di liberazione
del popolo palestinese.
Dobbiamo vedere chiaramente il fatto che - a 10 anni dalla
grande rivolta nelle banlieues - quello che non abbiamo fatto, lo hanno fatto i
salafiti. Loro hanno diffuso in quei quartieri il loro "antimperialismo"
noi, nel migliore dei casi, lo abbiamo fatto insufficientemente. Loro hanno
fatto un lavoro di massa sistematico e metodico, in cui hanno trafficato con le
esigenze delle masse (siano esse di tipo politico, culturale o economico), per organizzarle
per i loro obiettivi. Il risultato è evidente a tutti: Migliaia di persone
provenienti dai paesi dell'Unione europea, che hanno capito che si può cambiare
il mondo solo con le armi, combattono e muoiono in Siria e in Iraq sotto
bandiere feudali o portano avanti il combattimento con mitragliatori d'assalto
e bombe per le strade di Parigi, non al servizio del proletariato, ma per il "
Califfato".
La teoria del"l’entroterra tranquillo" e i suoi
seguaci, hanno fatto ancora una volta bancarotta. I seguaci di questa teoria,
tra cui alcune organizzazioni che normalmente conosciamo come nostri alleati in
diverse situazioni, lavorano insieme allo Stato imperialista e alle sue
istituzioni, se non direttamente con le direzioni di polizia, il governo dello
federale e le autorità scolastiche, per “combattere i salafiti, in nome della
Costituzione del RFT". Che questo approccio non abbia nulla in comune con
il lavoro rivoluzionario è evidente e getta fango sulla bandiera rossa agli
occhi di gran parte della gioventù ribelle.
I comunisti devono rovesciare questa situazione, affinché
le masse non versino il loro sangue per bandiere di altre classi e straniere.
Molte cose sono necessarie per realizzare ciò, ma la condizione fondamentale è
che applichiamo fermamente i "tre con", che il Presidente Gonzalo ci
ha insegnato: Lavorare, vivere e combattere con le masse.
Un comunista dovrebbe vivere in funzione delle esigenze
della rivoluzione. In generale i compagni dovrebbero vivere con le masse più
ampi e più profonde, condividendo ogni aspetto della vita delle masse. I
compagni devono ottenere risultati personali nei settori in cui devono sviluppare
il loro specifico lavoro di massa. I compagni dovrebbero svolgere un lavoro che
gli permetta di sviluppare il loro legame con le masse (possono esserci eccezioni
nel caso di partiti sviluppati). I comunisti, inoltre, deve sforzarsi di
sviluppare l'iniziativa delle masse, sviluppare e condurre lotte politiche ed
economiche nei rispettivi organismi, nella lotta nei quartieri, sui posti di lavoro
e ovunque si trovino, e sostenerle sotto la guida del rispettivo organismo.
Si devono distinguere i differenti livelli della lotta e puntare
ad elevare le lotte. Sempre osservando il principio di lotta: con vantaggio, per
cause giustificate, con limitazione. Mettere la politica al posto comando nelle
iniziative e le lotte delle masse e analizzare la situazione specifica. In
questo senso è importante considerare la "limitazione" e sviluppare
il sistematicamente il lavoro.
Per quanto riguarda questo lavoro è una necessità urgente
osservare le cinque necessità del lavoro di partito: centralismo democratico,
vigilanza, segretezza, clandestinità e disciplina.
Il centralismo democratico è la principale delle cinque
necessità, dove il centralismo è principale, dato che l’aspetto della direzione
e la democrazia ne sono il fondamento. Senza il centralismo democratico non c'è
direzione proletaria e tutto è vano. La vigilanza è principalmente vigilanza
politico-ideologica contro il revisionismo, la sua lotta sporca, i suoi
intrighi, ma significa anche vigilanza contro ogni forma di infiltrazione e il
liberalismo in materia di clandestinità e segretezza. Clandestinità significa
che anche il nostro 'lavoro più aperto' deve essere mantenuto clandestino. Il
segreto riguarda la riservatezza su tutto ciò che attiene alla stessa struttura
comunista.
Siamo convinti che questi sono passi da realizzare immediatamente,
non solo per noi ma per tutti coloro che vogliono fare un lavoro comunista.
Tutte le esperienze che conosciamo in Europa occidentale confermano la loro
piena validità. Ogni comunista deve incarnare le parole di Mariátegui: “se
la rivoluzione richiede la violenza, autorità, disciplina, io sono per la
violenza, l'autorità, la disciplina. Li accetto nel loro insieme con tutti i
loro orrori, senza vili riserve.”
Un’annotazione necessaria
I
fatti avvenuti a Parigi la settimana scorsa sono espressione dell'epoca
"da 50 a 100 anni". Sono, come ha detto Hollande, un atto di guerra.
È espressione del fatto che la guerra che gli imperialisti conducono contro i
paesi oppressi "torna a casa". Come comunisti, dobbiamo avere chiaro
che in una situazione del genere la nostra solidarietà non va al paese imperialista
ma al proletariato internazionale e ai popoli del mondo. Gli imperialisti e
tutti coloro che beneficano del sangue succhiato ai popoli non hanno alcun
diritto di chiedere che vi mostriamo verso le vittime civili nei paesi
imperialisti più solidarietà che alle cento, mille volte più numerose vittime
nei paesi oppressi. Siamo e rimaniamo disfattisti rivoluzionarie e ci auguriamo
la sconfitta dello Stato imperialista in cui viviamo.
Avanti, al sevizio della rivoluzione proletaria mondiale!
Dieci anni dopo la grande rivolta della gioventù
proletaria in Francia, è necessità urgente che i comunisti svolgano il loro
ruolo. Dobbiamo crearci molto spazio di manovra in questa parte del mondo.
Siamo convinti che è necessario rafforzare tra noi gli scambi a livello teorico
e pratico e imparare gli uni dagli altri. Pensiamo che questa conferenza sia una
buona iniziativa e salutiamo gli sforzi fatti dagli organizzatori. Siamo certi
che sarà un impulso per lo sviluppo del movimento comunista in questo
continente. Lottiamo insieme al servizio della rivoluzione proletaria mondiale!
Viva il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente
maoismo!
Imparare dal Presidente Gonzalo!
Per la ricostituzione del Partito Comunista di Germania!
È giusto ribellarsi!
Guerra popolare fino al comunismo!
Nessun commento:
Posta un commento