L'allarme degli USA, a cui si sono uniti altri paesi imperialisti, dal Giappone, alla Cina, all'Europa, e la maggioranza della stampa internazionale, dopo il test effettuato dalla Corea del Nord di una bomba nucleare: "il presidente Obama chiede
«una risposta internazionale forte e unitaria al comportamento
incosciente della Corea del Nord», non esprime certo una volontà di mettere fine all'armamento nucleare, ma solo all'armamento degli altri, per mantenere come unico il proprio.
E che gli Usa, mentre lanciano alte grida quasi volendo apparire "nuovi difensori della pace e della umanità", intanto preparano quantità enormi di armi di ogni genere e preparano una nuova guerra di sterminio dei popoli, ce ne dà un quadro questo articolo di Manlio Dinucci, di cui riportiamo stralci:
"... L’esempio di come si debba operare per il disarmo
nucleare, lo danno soprattutto gli Stati uniti. Essi
hanno varato un piano, del costo di 1000 miliardi di dollari, per
potenziare le forze nucleari con altri 12 sottomarini da attacco,
armato ciascuno di 200 testate nucleari, e 100 nuovi bombardieri
strategici, ciascuno armato di oltre 20 testate nucleari.
Contemporaneamente,
violando il Tnp (Trattato di non-proliferazione), stanno per schierare in cinque paesi Nato —
quattro europei più la Turchia, che violano anch’essi il Tnp —
circa 200 nuove bombe nucleari B61-12, di cui circa 70 in Italia con
una potenza equivalente a quella di 300 bombe di Hiroshima.
Le
forze nucleari Usa/Nato, comprese quelle francesi e britanniche,
dispongono di circa 8000 testate nucleari, di cui 2370 pronte al
lancio, a fronte di altrettante russe, tra cui 1600 pronte al
lancio... E la corsa agli
armamenti nucleari prosegue soprattutto con la continua
modernizzazione degli arsenali. Come si debba «rinunciare all’uso
della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza
politica di qualsiasi Stato», lo dimostrano sempre gli Stati uniti
e la Nato. Con la prima guerra contro l’Iraq nel 1991, la
Jugoslavia nel 1999, l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la
Libia nel 2011, la Siria dal 2013.
E
nel 2014 con il colpo di stato in Ucraina, funzionale alla nuova
guerra fredda e al rilancio della corsa agli armamenti nucleari.
Per questo la lancetta dell’«Orologio dell’apocalisse», il
segnatempo simbolico che sul «Bulletin of the Atomic Scientists»
indica a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra
nucleare, è stata spostata da 5 a mezzanotte nel 2012 a 3
a mezzanotte nel 2015. Ciò a causa non tanto del
«comportamento incosciente» di Pyongyang, quanto del «comportamento
cosciente» di Washington".
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