Il re del twitter, Renzi, è
nervoso per i diversi difficili passaggi politici in corso. Alza costantemente
il tiro come per esempio sul referendum costituzionale che se dovesse perdere,
ha promesso, lo porterà alle dimissioni. È per questo che deve cogliere ogni
occasione per darsi coraggio, dimostrare che “vince” come è stato a proposito
del cosiddetto aumento dei posti di lavoro che secondo lui sono dovuti all’effetto
del Jobs act. Questo aumento, come per l’ormai famosa “luce in fondo al tunnel”,
lo vedono solo Renzi e i rappresentanti del governo.
Vediamo insieme ai suoi amici del
Sole 24 ore quanto anche questo sia fondamentalmente falso. Mettiamo in
grassetto alcuni passaggi.
“Lavoro, a novembre +36mila occupati.” Così titola l’articolo
dell’8 gennaio. “E il tasso di disoccupazione, che invece è già in diminuzione
dal mese di luglio, passa dall’11,5% all’11,3%” cioè stiamo parlando dello 0,2%! Che anche se fosse vero, vantarsi
di 36mila in più rispetto ai MILIONI di disoccupati dovrebbe far vergognare chi
ne parla. Ma anche la vergogna per chi governa è merce sconosciuta.
Il giornale continua citando le
statistiche ufficiali sulla disoccupazione:
“Attualmente le persone in cerca di occupazione sono 2 milioni 871mila e il loro numero è sceso in novembre di
48mila unità. Su base annua, inoltre, la disoccupazione si riduce del 14,3 per
cento, pari a 479mila persone in meno tra quanti cercano un posto; nei dodici
mesi, inoltre, cresce l’occupazione (+0,9)% pari a 209mila lavoratori in più,
il 3,3 per cento.” A parte il fatto che sull’affidabilità e sui criteri usati delle
statistiche ufficiali qualche tempo fa ci sono state liti furibonde tra gli
stessi addetti ai lavori istituzionali, questo linguaggio rende impossibile
capire davvero cosa succede. Tanto che lo stesso giornale deve poi aggiungere
un però! “Cresce, però, anche
l’inattività: +1,0%, pari a 138mila persone in più tra chi è fuori dal
mercato del lavoro.
Tanto per ricordarlo a noi
stessi, “mercato del lavoro” è quel
luogo dove si compra e vende il “lavoro”, cioè i lavoratori, più correttamente la forza-lavoro, e quindi ogni volta
che i padroni e i loro politici ed economisti si esprimono in questo modo ammettono implicitamente che il lavoro è
una merce!
In un inciso il Sole 24 Ore
spiega che cosa si intende per inattività:
“Tecnicamente sono la somma delle
persone che non sono occupate e delle persone che non sono neanche alla ricerca
di un’occupazione” e questa somma, sempre secondo le statistiche ufficiali,
si aggira sui 3 milioni! Quindi circa
3 milioni di disoccupati più 3 milioni
di “inattivi” fanno circa 6 milioni di disoccupati!
All’interno di questa spaventosa disoccupazione,
quella giovanile (insieme a quella delle donne) è sempre la più alta che fa gridare allo scandalo benpensanti
e sindacalisti (fa gridare e basta). Ma nonostante tutto questo il quotidiano
riporta “Il commento soddisfatto del presidente del Consiglio Matteo Renzi” che
appunto “è arrivato via twitter: «La disoccupazione continua a scendere, oggi
11,3%: è la dimostrazione che il Jobs act funziona. L’Italia che riparte,
riparte dal lavoro».”
I dati riportati dal giornale
parlano anche in senso positivo dell’aumento dei lavoratori definiti “permanenti”
(40mila), ma dagli stessi dati si capisce che questo aumento è dovuto alla diminuzione
di quelli a tempo determinato (32mila). Insomma grazie agli incentivi di Renzi
(8.060 euro all’anno per ogni lavoratore) i padroni hanno trasformato i
contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Tutto qua.
E quando si tratta di lavoro e
lavoratori non può mancare il commento dell’ex ministro moderno fascista
Sacconi, attuale presidente della Commissione lavoro del Senato: «I positivi
dati Istat sull’occupazione di novembre concorrono a compensare un quadrimestre
nel quale si sono alternati i segni più e i segni meno. La tendenza alla
ripresa c’è ma è, evidentemente, ancora instabile mentre il rapporto tra
contratti a tempo indeterminato e contratti a termine è stato influenzato dalla
scadenza degli incentivi e dall’andamento dell’economia turistica. Il nodo
irrisolto rimane, anche ai fini della maggiore occupazione, la produttività del
lavoro - conclude Sacconi - attraverso nuove relazioni industriali e in esse il
collegamento tra salari e risultati d’impresa».” Sacconi è più preciso di
Renzi, parla di “tendenza alla
ripresa” che è ancora instabile, e
inoltre che questo zero virgola sarebbe dovuto agli incentivi e all’andamento dell’economia
turistica, che come è noto dura una
stagione. E infine ripete le argomentazioni dei padroni: se deve crescere l’occupazione
i lavoratori devono lavorare di più e guadagnare di meno!
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