I padroni italiani sono preoccupati, sì, ma non perché ci possa essere la guerra, al contrario, sono preoccupati se a questa guerra aperta e dispiegata “contro l’Isis” in Libia l’Italia non dovesse partecipare fino in fondo. Suggeriscono, infatti, al governo di “Sporcarsi le mani” come dice un articolo del Sole24Ore di ieri, 13 gennaio, prima che scatti l’intervento militare “franco-britannico-statunitense in Libia teso a fermare il rapido espandersi dello Stato Islamico.”
Per chi ancora non l’avesse capito
tutto gira attorno al controllo delle fonti di petrolio. “Sky Arabia” continua
il giornale della Confindustria “ha riferito di piani per impedire che terminal e raffineria a Ras Lanuf, Brega e Sidra
cadano nelle mani dei jihadisti” ma “del resto forze speciali francesi e
britanniche vengono da tempo segnalate in quell’area. Domenica jet non indentificati anno distrutto un convoglio dell’Isis
tra Sirte e Bin Jawad. Non è la prima volta che accadono episodi simili, non
attribuibili per la precisione dei raid ai vecchi Mig di Tobruk o Tripoli. I sospetti cadono su Egitto e Stati Uniti,
già protagonisti di diversi blitz in territorio libico, ma anche sui francesi specie dopo che è stata documentata la presenza
di un’aerocisterna decollata da Marsiglia per rifornire velivoli sul
Mediterraneo Centrale.
Chi sapeva di questa
guerra già in corso? La cosiddetta opinione pubblica nazionale e internazionale
era stata informata? No, anzi “Parigi ha
negato i raid ma ha annunciato già due mesi or sono che i caccia della
portaerei De Gaulle, in navigazione al largo della Siria, effettuano ricognizioni
su Sirte. Missioni prolungate che richiedono il rifornimento dei tanker.” Gli imperialisti,
quando possono, cercano di nascondere le loro atrocità. L’imperialismo francese
ha in quelle zone dell’Africa interessi colossali, e per questo passa ai fatti,
dice il giornale: “Del resto l’11 dicembre il premier Manuel Valls parlò della
necessità di “schiacciare l’Isis anche in Libia” e poco dopo fonti militari
rivelarono e Le Figaro che erano in preparazione “piani d’intervento per
sradicare l’Isis in Libia”.
“Un’azione
militare immediata pare considerata da tutti una priorità”
riporta il quotidiano. Da tutti chi? Non certo dai popoli che subiscono l’imperialismo
da decenni!
Il giornalista vuole far
passare il governo Renzi come uno governo di missionari, mentre lo stesso Renzi,
a nome dell’imperialismo italiano, si è vantato nei giorni scorsi del numero di
uomini e mezzi dispiegati in mezzo mondo! facendo intendere che ogni
imperialismo ha i suoi modi di agire, le sue strategie. Ma al giornalista
questo proprio non piace e lo dice con franchezza criticando quella che lui
chiama “L’opzione più gettonata” e cioè “che Roma si limiti a fornire
istruttori per addestrare le reclute libiche e qualche unità militare per
presidiare le sedi istituzionali del nuovo governo, quando e se riuscirà a insediarsi
a Tripoli.” Stupidaggini, insomma, perché “Il rischio è quindi che si ripeta
quanto accaduto nella guerra del 2011 in cui anglo-americani e francesi
condussero la “loro guerra” perseguendo
interessi nazionali decisamente ostili a quelli italiani. L’Italia potrebbe
anche ottenere la guida di una missione addestrativa (che potrebbe tenersi
addirittura in Tunisia dove i tedeschi sono pronti a schierare 150 istruttori)
e di sicurezza nel centro di Tripoli ma si
tratterebbe di operazioni marginali rispetto a quelle contro l’Isis."
No. Questo proprio il
giornalista non lo sopporta, perché “Lasciare
la guerra ai jihadisti in esclusiva ai nostri “alleati”, che in Libia hanno
già dimostrato di non avere molto rispetto per gli interessi italiani, potrebbe rivelarsi un autogol perché una
volta sconfitto l’Isis sarà più
difficile per Roma sedere al tavolo dei vincitori dove si parlerà soprattutto
di affari.”
Guerra, morti, migrazioni
di massa, sofferenze, distruzioni, umane ed ambientali, e che saranno mai… Affari,
affari… Così parla un serio rappresentante dell’imperialismo italiano.
Nessun commento:
Posta un commento