IL SIGNIFICATO POLITICO
DEL PROCESSO ILVA
Il lavoro generale
della Rete nazionale in questo anno.
Il Convegno tenutosi oggi
riguarda il più grande processo che ci sia mai stato nel nostro
paese e riguarda la più grande fabbrica nel nostro paese, tra
l'altro una fabbrica ancora in attività, con una classe operaia
ancora tutta al lavoro.
Questo processo si fa in
una città abbastanza grande, non “morta” ma viva, sede anche
della Base Nato nel Mediterraneo e di tante altre fabbriche.
Esso sarà di fatto la
“madre” di tutti i processi; somiglia a quelli dell'Eternit,
della Thyssen, di Marghera, ma è qualcosa di più.
Si tratterà quindi di una
battaglia nazionale, strategica nella guerra di classe contro il
capitale, che colpisce al cuore il suo sistema, a partire dalla
condizione operaia.
La Rete è il centro di
proiezione nazionale di questa battaglia e agisce da fronte di tutte
le forze che si possono unire contro il capitalismo che uccide,
tramite la Rete possiamo unire esperienze molto importanti. Le
energie che vogliamo attivare sono quelle che ci sono sul campo, non
contano chi sono ma la funzione che svolgono e che ci troviamo sulla
stessa strada.
La sicurezza e la salute
del lavoro è l'anello debole del sistema imperialista a livello
mondiale, vediamo anche l'esplosione che c'è stata in Giappone, gli
scontri in Vietnam in cui 8 operai che lottavano per la sicurezza
sono morti, ciò che succede in Bangladesh, in Pakistan, ecc.
E nella crisi le
condizioni di sicurezza possono solo peggiorare. Nella fase di crisi
è proprio sulla condizione operaia e sulla sicurezza sui posti di
lavoro che il capitalismo mostra tutta la sua irriformabilità, e la
sicurezza diventa nervo scoperto del sistema capitalista. Il
capitalismo che uccide rappresenta il cuore di questo sistema che
deve essere abbattuto.
Il processo contro l'Ilva
per i morti sul lavoro e per il profitto ha come obiettivo la
“rivolta”, dimostrare che il Tribunale va attaccato. E questo gli
operai e le masse lo vedranno con la loro esperienza: questo processo
non darà nulla. Anche altri processi hanno già dimostrato che si
può ammazzare e non pagare nulla.
Vogliamo forti sanzioni in
questo processo ma per noi la vera sanzione è la rivolta.
Solo la rivoluzione può
risolvere il problema. La Rete lo rivendica apertamente e usa anche i
processi per dimostrarlo. Vogliamo il processo contro padron Riva non
per seminare illusioni, ma per maturare questa consapevolezza
attraverso l'esperienza diretta.
In questa società o c'è
il primato del padrone o il primato degli operai. Ogni cosa in questo
sistema di classe è legato ai rapporti di forza.
Vogliamo impegnarci a
fondo nei processi non per illuderci di avere giustizia, ma per
dimostrare la legittimità di un'altra giustizia e la necessità
della conquista del potere politico per imporla.
Tutti i soggetti e
associazioni che si trovano su questa strada diventano interlocutori
di questo percorso, e la Rete è lo strumento per unire tutte le
forze necessarie in questa battaglia.
Il Convegno di oggi è un
buonissimo segnale: per la partecipazione di forze locali che prima
ci hanno osteggiato; perchè ha portato la linea chiara della
giustizia e risarcimenti per tutti; perchè ha affermato la strada
del “processo popolare” che vive nella forma della costituzione
di parte civile, non a recuperare soldi, ma per agire come “giuria
popolare in nome del popolo italiano” per una giustizia reale.
La giustizia reale è
contraria alla giustizia formale.
Dobbiamo portare un
“reparto” selezionato in Tribunale come tipologia dei settori di
lavoratori, di masse popolari uccise e ammalate.
Noi non siamo perchè si
costituiscano parte civile i sindacato confederali, la Fiom, che da
corresponsabili della situazione a cui si è arrivati vorrebbero
passare per “vittime”.
Ma riteniamo che anche i sindacati di base, come l'Usb, non abbiamo diritto a costituirsi come parte civile, perchè non c'erano in fabbrica e non hanno svolto negli anni all'Ilva un ruolo di lotta contro l'attacco alla sicurezza e alla salute di padron Riva.
Ma riteniamo che anche i sindacati di base, come l'Usb, non abbiamo diritto a costituirsi come parte civile, perchè non c'erano in fabbrica e non hanno svolto negli anni all'Ilva un ruolo di lotta contro l'attacco alla sicurezza e alla salute di padron Riva.
Se noi riusciamo, se
faremo questo processo con uno stile di combattimento, il processo
Ilva farà epoca e avrà una proiezione anche internazionale. Ma per
questo la bandiera rossa del proletariato deve apparire.
Le sedute del processo
vedranno calare a Taranto tutte le televisioni, giornali. Ci saranno
vari momenti in cui dovremo sfruttare questa situazione per fare
iniziative nazionali.
Si tratta di un programma
di lavoro dei prossimi 3 anni, perchè la previsione minima che si fa
anche in tribunale. Va preparata una campagna politica di
spiegazione, di informazione, di organizzazione di forze.
Vi sono state nella storia
delle Rete altre vicende esemplari, e anche oggi dobbiamo vedere
quali battaglie sostenere, indipendentemente se la Rete è presente
in quelle realtà. Alla Thyssen noi non c'eravamo eppure abbiamo
costruito una manifestazione tutta organizzata da Taranto e ha
contribuito fortemente alla nascita dell'associazione “Legami
d'acciaio”. E' chiaro che ci vuole una forza sul territorio, ma è
importante l'azione d'avanguardia della Rete.
Prato per esempio oggi è
la nostra battaglia! Prato non è meno importante dell'Ilva perchè è
un flash chiaro di ciò che il sistema capitalista è e quali sono le
sue caratteristiche di fondo.
Noi dobbiamo fare una
manifestazione a Prato e dobbiamo trovare lì degli interlocutori.
Noi non abbiamo il problema di stabilire un rapporto con la comunità
cinese, che copre e convive con questa realtà; noi difendiamo gli
operai cinesi dentro la comunità cinese che è divisa in classi.
Sintonizzati col processo di Taranto sono le vicende della Thyssen e dell'Eternit, che abbiamo portato ad esempio, per il tipo di condanna, per la partecipazione, per la linea portata degli operai e familiari, per la presenza dei gruppi rivoluzionari che è bene che ci siano perchè la borghesia deve avere paura - la Rete non è per le brave persone ma per creare nelle situazioni di parte civile una situazione rivoltosa; i processi vanno avanti se i padroni si prendono paura (vedi Thyssen).
Questi due processi hanno
influenza sul processo Ilva. Il 24 aprile il verdetto sarà
rovesciato sulla Thyssen, sostenendo che la colpa è quasi
esclusivamente degli operai. Questo avrà conseguenza sul processo di
Taranto. Anche per Eternit si persegue un ridimensionamento tappa
dopo tappa.
La Rete sarà presente a
Roma il 24 aprile, come in occasione del processo Eternit.
Stiamo seguendo altri
processi (Solvay, processo a Ravenna contro l'occupazione
dell'agenzia Intempo, ecc.).
Il resto del lavoro della
Rete è quello di prima.
I governi hanno proceduto
nella linea di smantellamento dei vincoli di sicurezza nelle
fabbriche (vedi, decreto “mille proroghe”, quello sulle
“semplificazioni”, ecc.). Quindi la lotta contro il governo resta
la nostra parola d'ordine.
In fabbrica la situazione
è andata nettamente indietro, degli Rls non si sente parlare più,
ma dove vi sono le forze occorre fare battaglie su questo, stabilendo
un rapporto tra battaglia locale e nazionale. Quando la Rete affronta
un problema in un posto di lavoro, serve per affrontare il problema
della sicurezza in quello come nelle grandi fabbriche come l'Ilva, e
oggi dobbiamo utilizzare le piccole battaglie locali per parlare
dell'Ilva, perchè è sulle battaglie importanti ed emblematiche che
vive la Rete.
In alcune città la Rete
ci deve stare per forza; in altre zone in cui non ci siamo ma ci sono
altre realtà, la Rete non deve sostituirsi ma appoggiare le altre
realtà; in alcune città come Napoli realtà di compagni, collettivi
universitari si sono mobilitate per la Rete, e a Napoli porteremo il
processo Taranto come battaglia del secolo...
Quindi, quest'anno la Rete
deve:
lanciare il processo di
Taranto,
seguire i processi
Thyssen ed Eternit,
intervenire sulla
vicenda Prato.
Il Convegno di oggi ci dà
lo stimolo necessario. Quest'anno la battaglia Ilva è al processo
non ai cancelli. Gli operai dell'Ilva contano qualcosa se entrano nel
processo, perchè qui si giocano le sorti dell'Ilva.
RETE NAZIONALE PER LA
SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUI TERRITORI
bastamortesullavoro@gmail.com
11.1.2014
Nessun commento:
Posta un commento