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La
rivolta di Gamonal, ex municipio indipendente e da qualche decennio
quartiere operaio e popolare della città castigliana di Burgos, non si
ferma. Anche stamattina centinaia di abitanti sono scesi in piazza nella
zona periferica della città dopo una nuova notte di proteste e scontri
contro la decisione dell’amministrazione comunale di destra di
gentrificare alcune vie sperperando 8 milioni di euro che secondo i
comitati andrebbero spesi per istruzione, sanità e lavoro.
Il sindaco della città ha più volte affermato che nessuna manifestazione potrà impedire alla sua giunta di portare a termine di lavori in calle Vitoria. Ma dopo quasi una settimana di proteste popolari nella zona dove dovrebbero sorgere il ‘boulevard’ e un megaparcheggio sotterraneo non sono arrivate neanche le gru e le scavatrici, il che significa che la ribellione ha già quantomeno ritardato l’inizio dei lavori. “Motivi di sicurezza”, dice laconicamente l’impresa che si è aggiudicata gli appalti.
D’altronde è proprio il cantiere uno degli obiettivi principali della protesta, più volte assaltato nelle notti degli ultimi giorni insieme a banche e arredi urbani distrutti o bruciati per realizzare barricate improvvisate che impedissero le cariche dei reparti antisommossa inviati in città dal governo centrale spagnolo. Di notte proteste anche violente, di giorno presidi, manifestazioni, cortei. E un centinaio di persone che controllano, praticamente 24 ore su 24, che al cantiere non inizino i lavori. Anche gli studenti hanno indetto uno sciopero per svuotare le classi e portare i giovani in piazza a difesa del quartiere e dell’utilizzo sociali dei sempre più scarsi fondi pubblici a disposizione.
Di notte, mentre i più giovani si scontrano con i celerini, gli abitanti più anziani di Gamonal scendono in strada con pentole e mestoli e realizzano un ruomoso “cacerolazo”.
Ieri ben 5000 persone - altro che 'piccola minoranza' come accusano politici e media - hanno marciato di nuovo verso il commissariato della Polizia Nazionale al grido di “Gamonal no quiere bulevar” e sono tornati poi al cantiere, realizzando una partecipatissima assemblea popolare e reclamando la fine della repressione e la liberazione di circa 40 abitanti della zona arrestati o denunciati durante gli ultimi cinque giorni di proteste.
Nei giorni scorsi alcuni media, imbeccati dalla polizia, avevano affermato che a provocare le "violenze" erano stati non abitanti della zona ma infiltrati provenienti da altre regioni. Ma basta analizzare l'identità dei 40 arrestati e si vede che sono tutti cittadini residenti a Burgos e per la stragrande maggioranza abitanti di Gamonal.Gli abitanti della popolare periferia di Burgos accusano la stampa locale di manipolare i fatti e di creare un clima di criminalizzazione nei confronti di chi si oppone alla gentrificazione del quartiere. D’altronde il principale quotidiano della città, il Diario de Burgos, è di proprietà dell’imprenditore Antonio Miguel Méndez Pozo, una specie di Berlusconi locale che possiede anche la televisione ‘pubblica’ della regione della Castilla e Leòn, altri nove quotidiani e due radio. E, guarda caso, il progetto di “risistemazione” di Gamonal è stato redatto proprio dalla Promecal, l’impresa di Méndez Pozo, già condannato nel 1994 a ben 7 anni di carcere per aver prodotto documenti falsi con l’obiettivo di aggiudicarsi appalti pubblici nella città di Burgos. Alla fine Mèndez Pozo non ha scontato neanche dieci mesi e da quando è uscito ha letteralmente sbaragliato la concorrenza. Non stupisce che sia soprattutto lui, oltre al sindaco di destra Javier Lacalle, il principale obiettivo della protesta di molti dei 60 mila abitanti di un quartiere – Burgos in tutto ne ha quasi 200 mila - noto per il radicamento della sinistra e per la determinazione delle forme di lotta. Per molti è lui, Mèndez Pozo (tutti lo chiamano 'el jefe de Burgos', il capo) il vero manovratore della vita politica in città, e il sindaco sarebbe solo una marionetta nelle sue abili mani.
Com’è possibile, si sono chiesti in molti, che non ci siano 13 mila euro per aggiustare un asilo nido fondamentale per il quartiere e invece si siano trovati 8 milioni per fare un parcheggio inutile e per trasformare una via in un ‘boulevard’? Perché spendere 8 preziosi milioni di fondi pubblici, regalati a imprese in maniera clientelare, per trasformare in box a pagamento i posti macchina attualmente gratuiti e restringere la strada raddoppiando così i tempi di percorrenza verso il centro della città?
La risposta è arrivata sulle barricate, mentre i muri di Gamonal si sono riempite di scritte contro la disoccupazione, le banche e il capitalismo.
Il sindaco della città ha più volte affermato che nessuna manifestazione potrà impedire alla sua giunta di portare a termine di lavori in calle Vitoria. Ma dopo quasi una settimana di proteste popolari nella zona dove dovrebbero sorgere il ‘boulevard’ e un megaparcheggio sotterraneo non sono arrivate neanche le gru e le scavatrici, il che significa che la ribellione ha già quantomeno ritardato l’inizio dei lavori. “Motivi di sicurezza”, dice laconicamente l’impresa che si è aggiudicata gli appalti.
D’altronde è proprio il cantiere uno degli obiettivi principali della protesta, più volte assaltato nelle notti degli ultimi giorni insieme a banche e arredi urbani distrutti o bruciati per realizzare barricate improvvisate che impedissero le cariche dei reparti antisommossa inviati in città dal governo centrale spagnolo. Di notte proteste anche violente, di giorno presidi, manifestazioni, cortei. E un centinaio di persone che controllano, praticamente 24 ore su 24, che al cantiere non inizino i lavori. Anche gli studenti hanno indetto uno sciopero per svuotare le classi e portare i giovani in piazza a difesa del quartiere e dell’utilizzo sociali dei sempre più scarsi fondi pubblici a disposizione.
Di notte, mentre i più giovani si scontrano con i celerini, gli abitanti più anziani di Gamonal scendono in strada con pentole e mestoli e realizzano un ruomoso “cacerolazo”.
Ieri ben 5000 persone - altro che 'piccola minoranza' come accusano politici e media - hanno marciato di nuovo verso il commissariato della Polizia Nazionale al grido di “Gamonal no quiere bulevar” e sono tornati poi al cantiere, realizzando una partecipatissima assemblea popolare e reclamando la fine della repressione e la liberazione di circa 40 abitanti della zona arrestati o denunciati durante gli ultimi cinque giorni di proteste.
Nei giorni scorsi alcuni media, imbeccati dalla polizia, avevano affermato che a provocare le "violenze" erano stati non abitanti della zona ma infiltrati provenienti da altre regioni. Ma basta analizzare l'identità dei 40 arrestati e si vede che sono tutti cittadini residenti a Burgos e per la stragrande maggioranza abitanti di Gamonal.Gli abitanti della popolare periferia di Burgos accusano la stampa locale di manipolare i fatti e di creare un clima di criminalizzazione nei confronti di chi si oppone alla gentrificazione del quartiere. D’altronde il principale quotidiano della città, il Diario de Burgos, è di proprietà dell’imprenditore Antonio Miguel Méndez Pozo, una specie di Berlusconi locale che possiede anche la televisione ‘pubblica’ della regione della Castilla e Leòn, altri nove quotidiani e due radio. E, guarda caso, il progetto di “risistemazione” di Gamonal è stato redatto proprio dalla Promecal, l’impresa di Méndez Pozo, già condannato nel 1994 a ben 7 anni di carcere per aver prodotto documenti falsi con l’obiettivo di aggiudicarsi appalti pubblici nella città di Burgos. Alla fine Mèndez Pozo non ha scontato neanche dieci mesi e da quando è uscito ha letteralmente sbaragliato la concorrenza. Non stupisce che sia soprattutto lui, oltre al sindaco di destra Javier Lacalle, il principale obiettivo della protesta di molti dei 60 mila abitanti di un quartiere – Burgos in tutto ne ha quasi 200 mila - noto per il radicamento della sinistra e per la determinazione delle forme di lotta. Per molti è lui, Mèndez Pozo (tutti lo chiamano 'el jefe de Burgos', il capo) il vero manovratore della vita politica in città, e il sindaco sarebbe solo una marionetta nelle sue abili mani.
Com’è possibile, si sono chiesti in molti, che non ci siano 13 mila euro per aggiustare un asilo nido fondamentale per il quartiere e invece si siano trovati 8 milioni per fare un parcheggio inutile e per trasformare una via in un ‘boulevard’? Perché spendere 8 preziosi milioni di fondi pubblici, regalati a imprese in maniera clientelare, per trasformare in box a pagamento i posti macchina attualmente gratuiti e restringere la strada raddoppiando così i tempi di percorrenza verso il centro della città?
La risposta è arrivata sulle barricate, mentre i muri di Gamonal si sono riempite di scritte contro la disoccupazione, le banche e il capitalismo.
Periódico Diagonal/ La Haine
Las continuas movilizaciones de los
vecinos del barrio de Gamonal en Burgos contra el proyecto de bulevar de
la calle Vitoria han saltado a las portada de todos los medios de
comunicación del Estado, tras dos noches en las que se han producido
enfrentamientos entre los vecinos de este barrio
y las unidades de antidisturbios desplazadas a la capital burgalesa
desde Valladolid y Madrid para intentar frenar la protesta. De momento,
40 personas han sido detenidas.
Los vecinos de este barrio obrero llevan oponiéndose desde que se dio a conocer el proyecto a esta gran operación urbanística, con manifestaciones que sacaron a la calle a miles de personas y que han sido desde un principio ninguneadas y desoídas por el actual alcalde del Partido Popular, con mayoría en el consistorio, Javier Lacalle.
Estas obras, tasadas inicialmente en 8,5 millones de euros, supondrán
la sustitución de gran parte de la actual calle Vitoria, principal
arteria de comunicación de la ciudad, por un bulevar que restaría dos
carriles al tráfico rodado y, lo que es más importante, suprimiría
centenares de plazas de aparcamiento gratuitas por 650 plazas privadas,
con un coste estimado en unos 20.000 euros, que los vecinos deberán
adquirir o arrendar si quieren aparcar en su barrio. A esto se une el
problema crónico de aparcamiento derivado de la planificación de la
zona. Este gasto ha sido justificado por el Ayuntamiento argumentando
que con estos ingresos obtenidos por los aparcamientos financiarán la
obra en cuestión.
El rechazo mayoritario a estas obras hunde sus raíces en una política
global del Ayuntamiento, que ha basado su mandato en un desmesurado
gasto público para la construcción de infraestructuras urbanas,
como los consorcios de construcción del polígono de Villalonquéjar, la
Variante Ferroviaria y la construcción de un nuevo hospital de gestión
privada. Una nueva apuesta por el ladrillo y lo privado del Gobierno del
Partido Popular que ha llevado al Ayuntamiento de Burgos a tener una
deuda pública estimada en unos 500 millones de euros, entre los que se
encuentra una deuda de 40 millones a proveedores directos de esta
administración.
Construcción sí, gasto social no
Los beneficiarios de este gasto por parte del consistorio presidido por
Javier Lacalle han sido las dos principales empresas de construcción de
la ciudad: el grupo Méndez-Ordóñez, liderado por el constructor y
presidente del Grupo Promecal (dueño del Diario de Burgos entre otras cabeceras), Antonio Miguel Méndez Pozo,
y el grupo Arranz Acinas. Dos empresarios estrechamente vinculados al
Partido Popular de Castilla y León y, en el caso de Méndez Pozo, el principal apoyo económico de José María Aznar en sus inicios, con un amplio historial de sospechas de corrupción urbanística a sus espaldas.
Este gasto público en operaciones urbanísticas ha venido acompañado por un recorte generalizado en la gran mayoría de los servicios sociales y públicos de la ciudad,
con la argumentación de que en el Ayuntamiento no había dinero. En este
marco se han reducido o suprimido las ayudas percibidas por la mayoría
de las asociaciones sociales de la ciudad, al igual que las percibidas
por los sectores más desfavorecidos de la sociedad burgalesa. Se ha
cerrado por falta de medios una guardería pública histórica por su labor
como la de Río Vena, se han suprimido líneas de autobuses urbanos y se
han reducido derechos a toda la plantilla de empleados públicos
municipales.
Los recortes en gastos y derechos que se están produciendo, al igual que
en el resto del país, están golpeando con más fiereza si cabe en un
barrio obrero como Gamonal, en donde el paro ahoga cada vez más a sus
habitantes con continuos ERE y cierres de fábricas en los contiguos
polígonos industriales. Una situación que, según se leía en una de las
pancartas de la manifestación de ayer, deja una conclusión entre sus
vecinos: “Si no tenemos futuro, por qué debemos respetar este presente”.
Una lucha que viene de lejos
Al igual que ahora, el barrio de Gamonal se levantó en agosto de 2005
contra las obras de un aparcamiento subterráneo que el Ayuntamiento del
Partido Popular quería ubicar debajo de las casas de la calle Eladio
Perlado. En ese momento las obras se frenaron y el entonces alcalde Juan
Carlos Aparicio (PP) dio marcha atrás al proyecto.
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