Pakistan.
Lavoro minorile, è strage di ragazze
Legata e bastonata con un tubo di ferro
per due giorni. Poi, quando le sue condizioni si sono aggravate, portata in
ospedale dai suoi stessi aguzzini dove i medici non hanno potuto far altro
che constatarne il decesso. Ultima di sei fratelli, Iram Ramzan lavorava come
domestica in un piccolo villaggio nella provincia del Punjab, in Pakistan e,
così come altre due sorelle, era stata mandata nelle case dei “ricchi” per
guadagnare qualche soldo per far mangiare la famiglia. Sarebbe stata più sicura
che in strada, pensava sua madre che - oltre ad aver perso il marito qualche
tempo fa - ha perso anche una mano in un incidente sul lavoro.
“Volevamo darle una lezione questa volta”, hanno confessato i suoi datori di
lavoro e assassini, perché “aveva rubato, almeno 3 volte”. In carcere sono
finiti Altaf Mahmood, sua moglie Nasira e il figlio Ibrar. Iram Ramzan aveva
solo 10 anni e una vita che valeva 23 dollari al mese.
Nella stessa settimana in cui moriva Iram un’altra ragazzina di 15 anni,
anch’essa domestica presso una famiglia a Lahore, veniva trovata morta
strangolata nella casa dove lavorava e, secondo quanto riferiscono i media,
presumibilmente vittima anche di un abuso sessuale prima di essere uccisa.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani in Pakistan - dove il 50% dei
bambini, a causa della povertà, sono fuori dal circuito scolastico, percentuale
che raggiunge anche il 97/98% nelle zone tribali – sono circa 12 milioni i
bambini/e lavoratori spinti nelle strade o in case di sconosciuti per cercare
“reddito”. Uno dei paesi in cui il lavoro minorile aumenta e dove i casi di
aggressione e abusi nei confronti dei minori, come denuncia la Società per la
protezione dei diritti del bambino (Sparc), sono praticamente all’ordine del
giorno e non tutti vengono denunciati
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