La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista ha rassegnato stamattina le dimissioni.
Questo il comunicato che ufficializza la decisione.
*****
La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, riunita per valutare i risultati delle elezioni politiche, desidera innanzitutto ringraziare le compagne e i compagni per la generosità del loro impegno personale, sia sul piano politico che organizzativo. Le compagne e i compagni di Rifondazione sono stati infatti la spina dorsale della campagna elettorale di Rivoluzione Civile sui territori.
Il risultato di Rivoluzione Civile è stato negativo. Non siamo riusciti in campagna elettorale a far emergere il profilo antiliberista, di sinistra e popolare della lista, che è rimasta schiacciata tra le spinte al voto utile e quelle al voto di protesta. Al di la di ogni altra considerazione, l’insuccesso della lista ha quindi una precisa ragione politica nell’incapacità di interpretare ed intercettare il forte disagio sociale e il largo dissenso verso le politiche di austerità.
Le elezioni ci consegnano un quadro terremotato, un quadro di crisi organica del sistema in cui la crisi sociale si salda con una crisi istituzionale e con la completa delegittimazione del sistema politico. Un quadro di crisi organica in cui il paese non si riconosce nelle politiche neoliberiste e nel sistema politico ma non ha maturato e non ha a disposizione alcuna alternativa. Non a caso escono penalizzate le forze che più si sono identificate con le politiche di austerità e con la governabilità, a partire da Monti per arrivare fino al PD. Parallelamente Berlusconi è stato premiato per il suo smarcarsi dalle politiche del governo Monti e Grillo risulta il vero vincitore delle elezioni perché è stato individuato come il veicolo più efficace contro il sistema politico in quanto tale e le politiche economiche che lo hanno caratterizzato. Il risultato del voto non è quindi un rivoluzione ma l’approfondirsi della crisi del sistema, crisi plasticamente rappresentata dall’impossibilità di determinare in parlamento una maggioranza di governo.
L’ingovernabilità e la crisi verticale del sistema politico è anche il risultato perverso della forzatura antidemocratica attuata da Napolitano - sotto dettatura dei poteri forti - nel novembre 2011 . Il rischio è che adesso le classi dirigenti facciano una ulteriore forzatura per proseguire le politiche di rigore e austerità: Che di fronte all’assenza del consenso popolare, puntino ad uno scardinamento Costituzionale in senso presidenzialista per determinare in forma autoritaria quella governabilità che non sono stati in grado di costruire attraverso il consenso attivo.
Noi ci opponiamo radicalmente a questa prospettiva e proponiamo l’abbandono delle politiche neoliberiste e la ricostruzione democratica partecipata di un rinnovato sistema politico basato su un sistema elettorale proporzionale. Crisi sociale e crisi istituzionale hanno cioè una soluzione solo nella direzione di maggiore giustizia sociale e maggiore democrazia.
A tal fine è necessario rilanciare con forza la costruzione di un polo politico della sinistra antiliberista e proponiamo che Rivoluzione Civile dia vita ad questo vero e proprio processo costituente, democratico e partecipato. Parallelamente è necessario rafforzare e qualificare l’azione di Rifondazione Comunista che di questo processo di unità della sinistra antiliberista deve essere motore e protagonista.
Per aprire la discussione sui risultati elettorali e sulla ridefinizione del nostro progetto strategico – che dovrà trovare nei tempi e nei modo opportuni una sistematizzazione congressuale - è convocata per il 29 p.v. la Direzione Nazionale e per il 9/10 marzo il CPN, a cui la segreteria nazionale rimetterà il suo mandato.
Rivoluzione Civile: un suicidio in 8 mosse
di Senza Soste
Rivoluzione Civile ha fatto flop, in maniera forse
inattesa visto che i sondaggi pre-elettorali davano pronostici diversi
che parlavano di percentuali basse ma comunque sufficienti per entrare
almeno in Parlamento.
L'apparato politico che componeva il cartello elettorale a
sostegno di Ingroia cercherà colpe ovunque al di fuori delle proprie
stanze (proprio l'ex magistrato ha già dichiarato che "è colpa di
Bersani che non si è voluto alleare con noi"...), ma la sostanza è che
le responsabilità sono tutte da addebitare proprio alla proposta
politica messa in campo da Rivoluzione Civile. Un'offerta elettorale
pessima per tanti motivi, racchiudibili in 8 punti principali.
Vediamoli.
1 - Progetto di emergenza elettorale calato dall'alto
Dopo il fallimento dell'Arcobaleno nel 2008, la sinistra aveva una sola cosa da fare: iniziare a lavorare alla creazione di un nuovo soggetto politico, con facce diverse, parole d'ordine diverse, progettualità e prospettive diverse. Doveva farlo subito, il giorno dopo le elezioni (visto che fra l'altro non aveva neanche impegni istituzionali). Invece non solo non l'ha fatto subito, ma si è ritrovata a ridosso delle elezioni di cinque anni dopo a mettere in piedi un progetto che è apparso a tutti solo come un cartello elettorale di raccattati messi insieme per entrare in Parlamento. Progetto che poteva anche essere sensato nella sua idea di fondo (offrire una alternativa a chi voleva dare un voto di rottura mantenendo un'identità di sinistra che Grillo non dava) ma appunto se costruito nel tempo e dal basso. Invece, anziché nel tempo e dal basso, è stato messo in piedi ad appena un mese dalle elezioni e calato dall'alto dalle segreterie di 4 partitini, risultando incomprensibile e quasi sconosciuto all'elettorato.
2 - Disponibilità alla sottomissione
Quando i giornalisti ponevano ad Ingroia la fatidica domanda "ma così non portate via i voti al Pd?", lui rispondeva che era il contrario, perché Rivoluzione Civile avrebbe portato in Parlamento i voti necessari affinché, quando Bersani avesse avuto bisogno dei numeri per governare, anziché guardare a Monti avrebbe guardato a sinistra. Un autogol strategico e comunicativo pazzesco: perché io elettore di sinistra anti-Pd dovrei votare per una lista che si dichiara già in partenza disponibile alla sottomissione? Magari in cambio di qualche puzzolente poltrona fra l'altro. Se voto per una lista alternativa al Pd, è chiaro che NON voglio che governi il Pd. E Grillo in questo senso dava maggiori garanzie (se saranno certezze lo vedremo già dai prossimi giorni). In quella scienza impietosa che è la politica, la disponibilità alla sottomissione emana debolezza e allontana l'elettore.
3 - Impronta fortemente legalitaria
Magistrati e poliziotti. Questo l'impatto, secco, tranciante, che ha avuto Rivoluzione Civile sull'elettorato. Ci vuole poco a capire che sono categorie che a sinistra piacciono a pochi. Che poi effettivamente non c'erano solo loro, ma chi studia comunicazione politica sa bene che il gossip amplifica la portata di cose che da marginali diventano caratterizzanti: in Rivoluzione Civile c'è un poliziotto che è contrario ai numeri identificativi sui caschi e sulle divise, quindi per l'impatto complessivo sulla gente, Rivoluzione Civile è il movimento che è per la repressione poliziesca. Non è così in verità, ma è così per i media e la rete che trasmettono il concetto in maniera virale. Quindi, anche se non è verità, lo diventa. L'impronta legalitaria era stata pensata per sfondare almeno nelle regioni del sud tipo Campania e Sicilia, ma alla prova dei numeri è stato un fallimento anche lì.
4 - Assenza di idee nuove e mancanza di parole contro la Casta
L'approssimazione dal punto di vista della comunicazione politica si è vista anche dall'assenza di proposte nuove, d'impatto, rivoluzionarie ma per davvero. Berlusconi si è inventato la restituzione dell'Imu, ben sapendo che in campagna elettorale vale tutto e che tanto gli italiani hanno la memoria corta. Ad Ingroia bastava anche una sola proposta rumorosa, ma non l'ha trovata. Paradossalmente sarebbe bastato copiarne alcune di Grillo sull'antipolitica, magari personalizzandole con un vestito di sinistra, invece niente. Bastava dire che anche Rivoluzione Civile è per la restituzione dei rimborsi elettorali e per il limite a due mandati in Parlamento, magari aggiungendoci idee sulla partecipazione diretta e non solo virtuale della gente alle decisioni da prendere nel corso della legislatura. Invece nulla, tabula rasa.
5 - Nome debole
Rivoluzione Civile è un ossimoro. Puntigliosità linguistica dei rivoluzionari duri e puri? No, verità assoluta che a livello di comunicazione politica ha un effetto latente, inconscio, penetrante nelle menti delle persone. La Rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Mao. Ingroia e compagni hanno dato invece l'idea che volevano andare al buffet di Montecitorio a farsi una bella mangiata. L'impatto del brand "Rivoluzione Civile" è praticamente lo stesso del "metteremo dei fiori nei vostri cannoni", il proseguimento del noioso filone arcobalenista. Perdente.
6 - Candidature di dinosauri impresentabili
Diliberto, Di Pietro, Ferrero, Bonelli. Pensavano forse che gli elettori non si sarebbero accorti che dietro ad Ingroia c'erano comunque loro? Diliberto è quello della scissione cossuttiana voluta perché i "comunisti-italiani" ci tenevano un sacco a fare le guerre in giro per il mondo insieme al governo D'Alema. Ma è anche quello del sostegno ufficiale a Bersani nella campagna per le primarie (!), che poi quando lui non li ha ringraziati dopo la vittoria si è anche offeso (incredibile, ma vero). Come può un elettore pensare che appena seduto sul seggiolone parlamentare Diliberto non avrebbe iniziato subito ad elemosinare un posto da alleato di Bersani? Di Pietro, dopo la famosa inchiesta di Report, è diventato il simbolo dei privilegi della Casta. E in quanto tale destinato ad essere polverizzato in un momento come questo in cui la congiuntura politica parla il linguaggio di Grillo.
7 - Assenza di carisma e di una rappresentazione della rabbia sociale
Ingroia è Crozza che fa Ingroia. Giusto? Sbagliato? Non importa, è così. In una campagna elettorale contano (molto più di quanto si pensi) anche le caricature, la satira, le prese in giro. Crozza ha fatto l'imitazione di tutti i leader tranne Grillo (perché lui è già la caricatura di sé stesso, o forse più semplicemente perché non lo sappiamo ma Crozza parteggia per Grillo). Berlusconi era lo strafottente, Monti era il robot, Bersani era l'uomo delle metafore di provincia. E Ingroia? Era lo svogliato. Sì, lo svogliato. Cioè, il leader della parte politica che doveva rappresentare la rabbia sociale, la rivoluzione, il grido di opposizione, non ne aveva voglia. Parodia ingenerosa quella di Crozza? Forse un po' sì, ma è innegabile che il carisma Ingroia o non ce l'ha o l'ha lasciato a casa durante tutta la campagna elettorale. Ci voleva un leader che parla alla pancia della gente, che fa sussultare il cuore e fa vibrare le emozioni. Una mente appassionata e che appassiona. Invece no, candidano l'addormentato.
8 - Mancanza di un rapporto diretto con i movimenti e col mondo del lavoro
E questo è il punto che viene per ultimo ma probabilmente è il più importante. Da una proposta politica di sinistra vorremmo aspettarci tutto ciò che il Pd non offre. In primis una riforma strutturale, organica, nuova, coraggiosa, del diritto del lavoro e del welfare. Una prospettiva per i giovani disoccupati, per i licenziati che non trovano più lavoro, per i precari, gli atipici, i sottopagati. Ma una proposta vera, credibile, concreta, con cui identificarsi per anni fino al suo ottenimento. Possibile che non siano riusciti a partorire niente in questo senso? A pensarci bene è incredibile. Non basta parlare in termini generici su quell'argomento, ti devi differenziare con proposte che non produce nessun altro. Deve essere quello il cambio di passo, altrimenti perché la gente ti dovrebbe votare? E andando al di là del lavoro, su tutti gli altri temi fondamentali come l'ambiente, le battaglie contro le grandi opere inutili tipo la Tav, contro le privatizzazioni dei beni comuni (acqua, scuola, sanità, trasporti), contro le guerre, contro l'emergenza abitativa, perché non è stata percepita la vicinanza da parte dei movimenti? Non era difficile fra l'altro, perché la piattaforma politica era già scritta da chi ogni giorno combatte nelle trincee dei luoghi di lavoro e dei territori.
Da domani avranno cinque anni di tempo per costruire tutto questo. Scommettiamo che non lo faranno?
1 - Progetto di emergenza elettorale calato dall'alto
Dopo il fallimento dell'Arcobaleno nel 2008, la sinistra aveva una sola cosa da fare: iniziare a lavorare alla creazione di un nuovo soggetto politico, con facce diverse, parole d'ordine diverse, progettualità e prospettive diverse. Doveva farlo subito, il giorno dopo le elezioni (visto che fra l'altro non aveva neanche impegni istituzionali). Invece non solo non l'ha fatto subito, ma si è ritrovata a ridosso delle elezioni di cinque anni dopo a mettere in piedi un progetto che è apparso a tutti solo come un cartello elettorale di raccattati messi insieme per entrare in Parlamento. Progetto che poteva anche essere sensato nella sua idea di fondo (offrire una alternativa a chi voleva dare un voto di rottura mantenendo un'identità di sinistra che Grillo non dava) ma appunto se costruito nel tempo e dal basso. Invece, anziché nel tempo e dal basso, è stato messo in piedi ad appena un mese dalle elezioni e calato dall'alto dalle segreterie di 4 partitini, risultando incomprensibile e quasi sconosciuto all'elettorato.
2 - Disponibilità alla sottomissione
Quando i giornalisti ponevano ad Ingroia la fatidica domanda "ma così non portate via i voti al Pd?", lui rispondeva che era il contrario, perché Rivoluzione Civile avrebbe portato in Parlamento i voti necessari affinché, quando Bersani avesse avuto bisogno dei numeri per governare, anziché guardare a Monti avrebbe guardato a sinistra. Un autogol strategico e comunicativo pazzesco: perché io elettore di sinistra anti-Pd dovrei votare per una lista che si dichiara già in partenza disponibile alla sottomissione? Magari in cambio di qualche puzzolente poltrona fra l'altro. Se voto per una lista alternativa al Pd, è chiaro che NON voglio che governi il Pd. E Grillo in questo senso dava maggiori garanzie (se saranno certezze lo vedremo già dai prossimi giorni). In quella scienza impietosa che è la politica, la disponibilità alla sottomissione emana debolezza e allontana l'elettore.
3 - Impronta fortemente legalitaria
Magistrati e poliziotti. Questo l'impatto, secco, tranciante, che ha avuto Rivoluzione Civile sull'elettorato. Ci vuole poco a capire che sono categorie che a sinistra piacciono a pochi. Che poi effettivamente non c'erano solo loro, ma chi studia comunicazione politica sa bene che il gossip amplifica la portata di cose che da marginali diventano caratterizzanti: in Rivoluzione Civile c'è un poliziotto che è contrario ai numeri identificativi sui caschi e sulle divise, quindi per l'impatto complessivo sulla gente, Rivoluzione Civile è il movimento che è per la repressione poliziesca. Non è così in verità, ma è così per i media e la rete che trasmettono il concetto in maniera virale. Quindi, anche se non è verità, lo diventa. L'impronta legalitaria era stata pensata per sfondare almeno nelle regioni del sud tipo Campania e Sicilia, ma alla prova dei numeri è stato un fallimento anche lì.
4 - Assenza di idee nuove e mancanza di parole contro la Casta
L'approssimazione dal punto di vista della comunicazione politica si è vista anche dall'assenza di proposte nuove, d'impatto, rivoluzionarie ma per davvero. Berlusconi si è inventato la restituzione dell'Imu, ben sapendo che in campagna elettorale vale tutto e che tanto gli italiani hanno la memoria corta. Ad Ingroia bastava anche una sola proposta rumorosa, ma non l'ha trovata. Paradossalmente sarebbe bastato copiarne alcune di Grillo sull'antipolitica, magari personalizzandole con un vestito di sinistra, invece niente. Bastava dire che anche Rivoluzione Civile è per la restituzione dei rimborsi elettorali e per il limite a due mandati in Parlamento, magari aggiungendoci idee sulla partecipazione diretta e non solo virtuale della gente alle decisioni da prendere nel corso della legislatura. Invece nulla, tabula rasa.
5 - Nome debole
Rivoluzione Civile è un ossimoro. Puntigliosità linguistica dei rivoluzionari duri e puri? No, verità assoluta che a livello di comunicazione politica ha un effetto latente, inconscio, penetrante nelle menti delle persone. La Rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Mao. Ingroia e compagni hanno dato invece l'idea che volevano andare al buffet di Montecitorio a farsi una bella mangiata. L'impatto del brand "Rivoluzione Civile" è praticamente lo stesso del "metteremo dei fiori nei vostri cannoni", il proseguimento del noioso filone arcobalenista. Perdente.
6 - Candidature di dinosauri impresentabili
Diliberto, Di Pietro, Ferrero, Bonelli. Pensavano forse che gli elettori non si sarebbero accorti che dietro ad Ingroia c'erano comunque loro? Diliberto è quello della scissione cossuttiana voluta perché i "comunisti-italiani" ci tenevano un sacco a fare le guerre in giro per il mondo insieme al governo D'Alema. Ma è anche quello del sostegno ufficiale a Bersani nella campagna per le primarie (!), che poi quando lui non li ha ringraziati dopo la vittoria si è anche offeso (incredibile, ma vero). Come può un elettore pensare che appena seduto sul seggiolone parlamentare Diliberto non avrebbe iniziato subito ad elemosinare un posto da alleato di Bersani? Di Pietro, dopo la famosa inchiesta di Report, è diventato il simbolo dei privilegi della Casta. E in quanto tale destinato ad essere polverizzato in un momento come questo in cui la congiuntura politica parla il linguaggio di Grillo.
7 - Assenza di carisma e di una rappresentazione della rabbia sociale
Ingroia è Crozza che fa Ingroia. Giusto? Sbagliato? Non importa, è così. In una campagna elettorale contano (molto più di quanto si pensi) anche le caricature, la satira, le prese in giro. Crozza ha fatto l'imitazione di tutti i leader tranne Grillo (perché lui è già la caricatura di sé stesso, o forse più semplicemente perché non lo sappiamo ma Crozza parteggia per Grillo). Berlusconi era lo strafottente, Monti era il robot, Bersani era l'uomo delle metafore di provincia. E Ingroia? Era lo svogliato. Sì, lo svogliato. Cioè, il leader della parte politica che doveva rappresentare la rabbia sociale, la rivoluzione, il grido di opposizione, non ne aveva voglia. Parodia ingenerosa quella di Crozza? Forse un po' sì, ma è innegabile che il carisma Ingroia o non ce l'ha o l'ha lasciato a casa durante tutta la campagna elettorale. Ci voleva un leader che parla alla pancia della gente, che fa sussultare il cuore e fa vibrare le emozioni. Una mente appassionata e che appassiona. Invece no, candidano l'addormentato.
8 - Mancanza di un rapporto diretto con i movimenti e col mondo del lavoro
E questo è il punto che viene per ultimo ma probabilmente è il più importante. Da una proposta politica di sinistra vorremmo aspettarci tutto ciò che il Pd non offre. In primis una riforma strutturale, organica, nuova, coraggiosa, del diritto del lavoro e del welfare. Una prospettiva per i giovani disoccupati, per i licenziati che non trovano più lavoro, per i precari, gli atipici, i sottopagati. Ma una proposta vera, credibile, concreta, con cui identificarsi per anni fino al suo ottenimento. Possibile che non siano riusciti a partorire niente in questo senso? A pensarci bene è incredibile. Non basta parlare in termini generici su quell'argomento, ti devi differenziare con proposte che non produce nessun altro. Deve essere quello il cambio di passo, altrimenti perché la gente ti dovrebbe votare? E andando al di là del lavoro, su tutti gli altri temi fondamentali come l'ambiente, le battaglie contro le grandi opere inutili tipo la Tav, contro le privatizzazioni dei beni comuni (acqua, scuola, sanità, trasporti), contro le guerre, contro l'emergenza abitativa, perché non è stata percepita la vicinanza da parte dei movimenti? Non era difficile fra l'altro, perché la piattaforma politica era già scritta da chi ogni giorno combatte nelle trincee dei luoghi di lavoro e dei territori.
Da domani avranno cinque anni di tempo per costruire tutto questo. Scommettiamo che non lo faranno?
Nessun commento:
Posta un commento