un operaio testimone. «Siamo andati sul posto e secondo noi non c'erano assolutamente condizioni di sicurezza: le lamiere dalle quali sono precipitati i due operai erano poggiate su un piano di calpestio, messe lì per evitare la caduta di materiale che poteva danneggiare le persone che lavoravano giù, sotto le lamiere c'era un vuoto di dieci metri». Lo afferma un operaio dell'Ilva di Taranto, Gaetano Cerfeda, della Rs Fiom, a proposito dell'incidente nello stabilimento siderurgico di Taranto dove un lavoratore è morto e un altro è rimasto ferito. I due operai, a quanto pare, stavano attraversando passerelle in lamiera. «Hanno attraversato queste lamiere - racconta Cerfeda - e giù c'era il vuoto: non so cosa sia accaduto, è strano che abbiano attraversato, credo che nessuno avrebbe attraversato quelle lamiere, ed è strano che lo abbia fatto proprio la vittima, un uomo di 130-140 chili, che aveva esperienza, che lavorava in questa azienda da tanti anni».
"Ilva, per l'incidente stessa dinamica di un altro caso nel 2004"
La denuncia del Comitato delle vittime sul lavoro 12 giugno: in quell'episodio morì Silvio Murri, il processo si è appena chiuso in Cassazione con condanne"La dinamica è la stessa del compianto Silvio Murri che cadde da una analoga impalcatura nel 2004 e circa un anno fa ha visto chiudersi in Cassazione il processo penale a carico dei responsabili con una pena blanda. Le cause sempre quella dei tempi imposti dalla proprietà, della cattiva manutenzione e dell'organizzazione del lavoro e del profitto che domina su tutto e tutti". Lo sottolinea Cosimo Semeraro, presidente del Comitato delle vittime sul lavoro 12 giugno, costituita dieci anni fa dopo la morte di due lavoratori dell'Ilva, schiacciati da una gru durante operazioni di manutenzione."Tre morti sul lavoro in pochi mesi" ricorda Semeraro e la responsabilità, afferma, è "sempre di questa proprietà presente da noi solo per sfruttare la vita e la salute dei lavoratori e dei cittadini". "Troppe volte - aggiunge - gli operai vengono uccisi due volte anche per le lungaggini dei processi penali e delle prescrizioni come quella recente che ha visto coinvolti malati e morti per asbestosi. La galera certa per la responsabilità delle morti sul lavoro resta l'unico deterrente contro questi omicidi".
Alle 16 nel rione Paolo VI i funerali di Ciro Moccia, 42 anni, rimasto vittima di un incidente nelle cokerie dello stabilimento. Oggi al via le perizie nell'ambito dell'inchiesta in cui compare anche il direttore dello stabilimento
Lutto cittadino a Taranto nel giorno dei funerali di Ciro Moccia, l'operaio di 42 anni dell'Ilva vittima all'alba di ieri di un incidente sul lavoro in cui è rimasto ferito anche un suo collega, Antonio Liddi, di 46 anni Alle 16 sarà il momento dei funerali di Moccia, che saranno celebrati nella chiesa di Santa Maria del Galeso, nel rione Paolo VI, dove abitava. Moccia era nato a Portici ma risiedeva a Taranto con la famiglia. Era sposato con due figlie e la moglie lavora alla mensa dell'Ilva, dipendente della ditta Sodexo.Il pm di Taranto Antonella De Luca ha fatto notificare otto avvisi di garanzia, con l'ipotesi di reato di omicidio colposo, in relazione all'incidente in cui oggi è morto l'operaio Ciro Moccia. I destinatari sono dipendenti dell'Ilva e dell'azienda d'appalto. Tra gli indagati c'è anche l'attuale direttore dello stabilimento Ilva, Antonio Lupoli. Nelle comunicazioni giudiziarie si fissano per domani le operazioni peritali e gli inquisiti potranno nominare loro consulenti.
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