domenica 29 luglio 2012

pc 29 luglio - Cina: la popolazione si scontra con la polizia contro un insediamento industriale inquinante...



** Auto della polizia ribaltata **


Riassumiamo i fatti di questo utilissimo articolo del Sole 24 Ore di oggi, che riportiamo per intero, che mentre qualche pagina prima ribadisce la posizione dei padroni (e la propria) sull'Ilva di Taranto, con un'intervista a Gozzi, presidente di Federacciai, che continua a paventare il pericolo della concorrenza (“i concorrenti si fregano le mani e stappano champagne”) se dovesse chiudere l'azienda (ma chi ha mai detto che deve chiudere?), riporta un'ottima informazione sulla lotta “ambientalista” in Cina, non si capisce bene se per il piacere di condividere la “disgrazia” con altri padroni o per mettere in guardia il governo italiano dai possibili risvolti...

50 mila persone si scontrano con la polizia per la salvaguardia della salute scatenando la “guerriglia urbana”
“I cittadini non credono alle rassicurazioni dell'azienda”
usano internet per la propaganda contro l'azienda e per la mobilitazione
“Del tutto sopraffatti i mille poliziotti in assetto antisommossa che avrebbero dovuto contenere la folla.”
“il progetto è annullato”
“è la seconda volta in un mese”


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A nord di Shanghai. Violenti scontri con la polizia

In Cina la protesta ambientalista blocca il sito industriale

Le violente proteste di migliaia di cittadini hanno costretto le autorità cinesi a bloccare un progetto industriale che secondo i manifestanti avrebbe compromesso l 'ambiente in un'ampia regione a nord di Shanghai. È la seconda volta, in meno di un mese, che la sollevazione popolare riesce a prevalere sulle ragioni del business.
A Qidong, città costiera di oltre un milione di abitanti, a un'ora da Shanghai, non si costruirà più la condotta di oltre cento chilometri che avrebbe dovuto riversare in mare i residui della lavorazione di un'industria cartiera della giapponese Oji Paper.
È stato il responsabile della prefettura, Zhang Guohua, in un messaggio televisivo, ieri nella tarda mattinata cinese, ad assicurare ai cittadini in agitazione – circa 50 mila secondo alcune fonti locali – che “il progetto è stato annullato”. L'annuncio ha placato quasi subito le accese proteste cominciate in mattinata.
I vertici della Oji paper avevano assicurato che l'acqua trasportata dalla condotta in costruzione e che sarebbe stata riversata nel piccolo porto di Lusi – uno dei quattro usati per la pesca dagli abitanti di Qidong – sarebbe stata pulita e conforme agli standard ambientali cinesi. Ma i cittadini di Qidong non ci hanno creduto e si sono scagliati contro le autorità scatenando una versa guerriglia urbana e diffondendo su internet foto e appelli ambientalisti. I manifestanti hanno rotto vetri di negozi, distrutto e incendiato auto. Del tutto sopraffatti i mille poliziotti in assetto antisommossa che avrebbero dovuto contenere la folla.
Tanto che i cittadini imbufaliti sono addirittura riusciti a fare irruzione negli uffici delle autorità locali armati di spranghe e bombe molotov. Secondo alcuni testimoni avrebbero distrutto numerosi computer e avrebbero portato via anche sigarette e liquori, prodotti che di solito vengono donati ai funzionari pubblici per accelerare le pratiche burocratiche, a dimostrazione della corruzione dei burocrati di Quidong.
Lo scorso 2 luglio in migliaia erano scesi in piazza a Shifang, città della provincia meridionale cinese del Sichuan, per bloccare la costruzione di una raffineria di metalli pesanti. E anche in quella occasione la mobilitazione, seppur contrastata come a Qidong dall'intervento massiccio delle forze dell'ordine – lì come a Quidong si parla di almeno un morto, anche se le notizie non sono confermate – ha portato al blocco della costruzione dell'impianto industriale.
La rapida amplificazione delle notizie via internet e le preoccupazioni dei governanti di non riuscire a tenere calma la popolazione hanno ammorbidito le posizioni, concedendo ai manifestanti quello che chiedevano. Soprattutto mentre ci si avvicina al congresso del Partito comunista cinese che dovrebbe portare, a ottobre, a un profondo cambiamento al vertice della Repubblica popolare.

Il sole24ore 29 luglio 2012

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