Nei giorni scorsi si è formato su facebook un gruppo: NOI MOGLI DEGLI OPERAI
ILVA: CI SIAMOOOO!
La cosa potrebbe apparire positiva e utile, ma oggettivamente – e a volte,
come si legge da ciò che alcune scrivono, anche soggettivamente – svolgono in
questa situazione una funzione che accompagna l’ambiguità esistente nella
mobilitazione Ilva e che fa da contrasto ad una posizione netta contro l’Ilva di
padron Riva. Muoversi come “mogli” non fa che avallare le motivazioni familiste
che stanno accompagnando i discorsi sbagliati di parte degli operai e che fanno
da freno ad una chiara e indipendente posizione di classe contro padron Riva e
capi.
La questione è che per noi non può bastare che delle donne/mogli si
mobilitino al fianco degli operai, perché vada bene. Perché il problema è: su
quali concezioni, su quali posizioni.
Sulla mobilitazione delle mogli degli operai Fiat di Pomigliano di qualche
tempo fa abbiamo espresso solidarietà perché era una voce in più contro
Marchionne, l’attacco ai diritti e la difesa del posto di lavoro – benché anche
in questo caso abbiamo criticato la logica “sostitutiva” che esprimeva quella
mobilitazione, per cui va a finire che gli operai Fiat non lottano e fanno le
cause, e invece le donne si sostituiscono agli operai.
Ma nel caso Ilva, la questione è diversa e molto peggio. Queste “mogli”
spostano a destra, danno una sponda ai discorsi sbagliati tra gli operai su:
figli, famiglia, mutuo… nel cui nome si accetta di lavorare in ogni
condizione…
In nome della “famiglia”, operai e delegati attivi che si erano organizzati
con lo slai cobas per il sindacato di classe all'Ilva sono passati alla Fim!
Così la “famiglia” non aiuta la lotta di classe e la coscienza di classe, nè
una difesa coerente del lavoro e del diritto alla salute.
L’abbiamo detto dall’inizio all'Ilva e stiamo cercando di comportarci di
conseguenza: in questa lotta la questione decisiva è, standoci all’interno, la
lotta di posizione, è agire con posizioni e parole d’ordini distinte e
controcorrenti, per portare una concezione, posizione, obiettivi e prassi di
classe. Altrimenti accompagneremmo il morto e la concezione aziendalista.
In alcuni di questi comunicati delle “mogli”, poi, vi sono cose nettamente
sbagliate:
Dice una: “…cerchiamo di evitare diatribe sindacali che al momento sono
sterili…”. Ma non si tratta affatto di “diatribe”! In tutti questi anni i
sindacati confederali sono stati pienamente corresponsabili dell’accettazione di
lavoro in ogni condizione, di aver accompagnato, con accordi che sembravano
scritti dall’azienda, la logica di Riva, sono pertanto corresponsabili dei morti
in fabbrica per infortuni e per malattie; sono responsabili di aver
pervicacemente combattuto le nostre posizioni e proposte (come la postazione in
Ilva dell’Ispettorato del lavoro, come la Rete per la sicurezza sui posti di
lavoro, ecc.) e la costruzione del cobas in fabbrica. Se gli operai avessero
fatto il cobas già da anni prima non saremmo arrivati a questa situazione. Altro
che “sterili diatribe” è una guerra quella che avviene in Ilva.
E’ significativo poi che alcune di queste promotrici del gruppo su facebook lavorino a Teleperformance. Anche qui le iniziative di mobilitazione che ci sono state per la difesa dei posti di lavoro sono state tutte all’insegna di tenere al riparo l’azienda, di rivolgersi a istituzioni e partiti, facendo oggettivamente l’interesse di TP che intanto continuava a fare utili, come ora Riva. Una logica di difesa aziendale che ha portato in pochi anni a perdere conquiste sul lavoro stabile e a far tornare alla grande la precarietà.
E in Ilva che si è già molto perso sui vari terreni questa logica è un
disastro, vuol dire perdere il lavoro e la salute e la vita.
Lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe - Taranto
Alcuni comunicati apparsi nel gruppo "mogli di operai
Ilva"
"buongiorno a tutti, vi ricordo che questo gruppo e' nato per far
sentire la nostra voce come mogli degli operai e da ieri vedo anche che c'e' una
folta partecipazione degli operai stessi e altre persone pro la nostra causa (il
che non mi fa altro che piacere!), pero' cerchiamo di evitare diatribe di tipo
sindacale che al momento sono sterili e non portano a nulla. Tutti dobbiamo
partecipare, le cose vanno organizzate con criterio in modo da non creare
problemi ulteriori, io ci sto a manifestare ma non partiamo gia' col piede
sbagliato! Grazie amici" - Veronica Lopez
''IO SONO GIA' CASSAINTEGRATA SE MIO MARITO PERDE IL
LAVORO DOVE ANDIAMO A FINIRE?''
Sono la maggioranza nel call center di
Teleperformance e avrebbero vissuto il dramma nel dramma, mollando la cuffia e
correndo a telefonare al marito, operaio dell'Illva, per sapere cosa stesse
succedendo. Sono donne, giovani, sposate con figli. Le mogli dei lavoratori
investiti dalla drammatica svolta del sequestro giudiziario, gia' gravate dal
fardello personale di una cassa integrazione - da 3 mesi attendono di percepire
quelle poche centinaia di euro - in scadenza a dicembre. E poi il buio.
''Ho
chiamato mio marito giovedì pomeriggio - racconta Veronica - e mi ha detto: ci
fermiamo. Lui lavora in una ditta dell'appalto siderurgico. Molte donne volevano
essere con i loro mariti, volevano scendere in strada. Poi ci siamo rese conto
che non era possibile''. Le mogli degli operai, lavoratrici del call center,
hanno... fondato anche un gruppo su facebook ''ma siamo pronte a scendere in
piazza al fianco dei nostri uomini. Mio marito ha manifestato per me lo scorso
dicembre, quando i lavoratori di Teleperformance invasero le vie del centro di
Taranto. ''Io e tante altre donne vogliamo essere solidali''.
E ancora: ''
con due figli le pare che non vogliamo Taranto pulita?''. L'Ilva, a mio parere,
potrebbero chiuderla anche domani mattina; ma dove vanno a finire 15 mila
famiglie? I blocchi stradali? E come avrebbero potuto, altrimenti, far sentire
la loro voce gli operai? Siamo stati insultati e derisi, non parliamo dei social
network poi: ci augurano il peggio. Difendere il posto di lavoro e la dignita'
non e' un diritto? Vogliamo anche noi la tutela della salute. Ecco perche' mi fa
rabbia pensare che con l'altra parte della citta' non ci stiamo capendo''.
Un'altra moglie di operaio, anche lei a Teleperformance, dice: ''Come faremo
ad andare avanti? Non so. Da dicembre potrei non lavorare piu'. Se non avessimo
nemmeno il lavoro di mio marito ci toccherebbe lasciare Taranto e il Sud''. Il
solito, durissimo, prezzo da pagare a questa terra amara. E
avvelenata.
Andrea E Anna Sportillo: "con quasi 2 bambini e un mutuo da pagare non possiamo permetterci di perdere il posto di lavoro... cmq la città in ginocchio non l'hanno messa gli operai ma chi fino ad ora ha mangiato sulle spalle della gente....il diritto al lavoro non deve x forza escludere il diritto alla salute e viceversa e questo che vogliono i nostri mariti..."
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