Mentre due soldati italiani morivano in Afghanistan, sulle spiagge di Gallipoli i reclutatori dell’Esercito erano all’opera tra i giovani disoccupati.
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afgan_herat13.htm
La cronaca sull’esplosione che ha provocato la morte dei due genieri ad Herat non è quella del solito attentato a blindati italiani , ma neanche quella di un semplice un incidente di lavoro che a specialisti in sminamento può anche capitare poiché le circostanze e i soggetti coinvolti fanno affermare ad alta voce che stiamo assistendo all’innalzamento delle qualità professionali degli artificieri talebani che anche noi dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi nelle pagine del nostro sito abbiamo più volte anticipato , definendo la guerra afgana come la prima guerra persa dalla NATO .
Tutto ciò lo confermano il reparto di elite di appartenenza delle vittime e che almeno una delle due vittime fosse un sottufficiale con a carico numerose operazioni di sminamento all’estero.
La circostanza che l’esplosione sia avvenuta dopo che avevano già disinnescato un altro ordigno fa pensare che la tecnica della posa delle mine, da parte dei talebani , oltre che esser cambiata nell’uso di materiali, diversificandosi tra recupero di mine residuati della guerra Russo-talebana, utilizzo di materiali chimici ad uso civile come il nitrato d’ammonio, l’uso di ordigni telecomandati o invece ad innesco convenzionale ( pressione, vibrazione, magnetici, miccia, ecc) , stia cambiando anche nella tecnica della posa, ovvero passando da quella di singoli ordigni, prevalentemente antitank ( quindi relativamente sicuri quando si maneggiano sul campo avendo bisogno di elevate pressioni per esplodere) , a quello “misto “, trappolato, ovvero il posare mine antitank protette a raggiera da mine antipersona o addirittura posate a bella posta affinché gli sminatori cadano in un campo minato trappolato.
Il fatto stesso che in quest’occasione siano incappati due esperti artificieri appartenenti ad una unità mobile composta da ben 36 elementi dotati di cercamine, cani, robot, ecc, fa pensare che il “rudimentale ordigno” sia invece una di quelle micidiali mine italiane o similari che proprio nei rapporti segreti svelati da Wikyleaks due giorni fa sono definite la bestia nera degli sminatori USA in Afghanistan, mine siglate TC/6 o simili, fatte in plastica e ceramica difficilissime da scoprire e capaci di rimanere efficienti quasi in eterno in uno scenario desertico come quello afgano.
Un tempo noi italiani eravamo all’avanguardia in questo settore, con una grande azienda la Tecnovar di Bari , nella nostra regione , la Puglia, che brevettò questi aggeggi micidiali che, anche dopo la messa al bando in Italia potè continuare la produzione all’estero e spedirne a decine o centinaia di migliaia proprio in Afghanistan coi soldi della CIA per combattere i russi.
Per riuscire a disinnescarle , occorre comprendere innanzitutto come si installano, il loro uso semplice o combinato con mine antitank , poi imparare a renderle innocue e … se sei diventato bravo puoi riconvertirle ad un nuovo uso.
L’esplosione di oggi dimostra una tecnica appresa presso una buona scuola di artificieri o anche ad una di sminatori e rispetto a queste ultime , ringraziando ALLAH, pardon l’ONU e la NATO ce ne sono tantissime sotto l’egida di ONG benemerite e famosissime che operano in Afghanistan da diversi anni e che hanno prodotto valenti specialisti tra gli afgani nel recupero mine…( su questo argomento vi invito a leggere il nostro articolo Quando i talebani andarono a scuola di mine dagli italiani
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghanistan_6.htm
Il fatto che a cadere oggi siano stati dei valenti specialisti nel campo delle mine come i nostri artificieri, ritenuti in tutto il mondo all’avanguardia ( vedi l’ultima operazione di sminamento di UNIFIL sul confine israelo-libanese) apre scenari inquietanti quali l’aumento esponenziale dei prossimi costi logistici in Afganistan, ovvero utilizzo abnorme di mezzi e uomini per far operare in sicurezza , crescita di perdite in uomini e mezzi, diminuzione della flessibilità d’intervento.
Talebani pochi, sporchi e malvisti dai locali?
Per terminare facciamo notare che una cosa è posare in tutta fretta un ordigno improvvisato, nel cuore della notte , un altro gingillarsi nel posare mine trappolate o interi campi minati: ciò significa che i cosiddetti insorti hanno possibilità di operare all’aperto alla luce del giorno sotto gli occhi della popolazione , connivente o semplicemente passivamente accondiscendente.
Trappola con la complicità dei locali?
A questo punto altri terribili dubbi vengono andando a rileggere la cronache degli ultimi interventi dei nostri sminatori, chioamati ad intervenire su indicazioni di soldati afgani o civili e che allalucdeei fatti potrebbero essee interpretati non come segnali di fiducia nei confronti dei nostri soldati, bensì come occasioni per far studiare ad altri i nostri “modi operandi”
Il testamento spirituale dell’artificiere.
Fa pensare l’intervista fatta venti giorni fa al povero maresciallo Mauro Gigli, che candidamente dice all’operatore RAI di esser intervenuto su un ordigno-trappola che sembrava un antitank a pressione ed invece era radiocomandato. A rivederla quell’intervista è il testamento spirituale di ogni artificiere che inviato sul campo per un lavoro “di routine”, invece deve constatare che a salvarlo è stata la fortuna, la non raggiunta raffinatezza dell’avversario, una preveggenza extrasensoriale ma che d’ora in poi il bersaglio è proprio lui, in una sorta di cecchinaggio e controcecchinaggio
Se sono vere le ultime dichiarazioni del Ministro La Russa sul fatto che il maresciallo si sia accorto della trappola qualche istante prima di saltare in aria, avvisando gli altri della pattuglia , ebbene questo significa che ha compreso all’ultima istante che la partita tra specialisti , questa volta era stata vinta dall’avversario.
Il grande affare delle contromisure
Mine, trappole radiocomandate e altri congegni infernali son divenuti la causa principale dei caduti degli USA in Afghanistan a partire dal 2007 e il più grande esercito degli Stati Uniti ha speso per difendersi da essi circa la metà della spesa totale di tutte le apparecchiature elettroniche , con aumenti di investimenti per esempio per quanto riguarda il disturbatori di radiocomandi più in uso in Afghanistan , lo Warlock "IED jammer , del 400% nel 2007 rispetto ai livelli del 2003. ( dati Wikyleaks) Di questi disturbatori ce ne sono ben 2769 schierati, oltre ad altri 1734 del modello Acorn, centinaia i rivelatori portatili di esplosivi, decine di veicoli Husky e Mercaat per individuazione mine, centinaia di robot della serie Pacbot e Marcbot IV e vari oltre che decine di aerei robot che sono in volo 24 ore su 24 che hanno il compito di individuare i posatori di mine. Nonostante ciò e una spesa che raggiunge i miliardi di dollari, le vittime statunitensi continuano ad essere elevate e la possibilità di competere con quei costi stratosferici per gli italiani è impossibile.
Arruolati anche tu nelle truppe imperiali!
In compenso abbiamo materiale umano da reclutare a poco prezzo e nel giorno in cui saltava in aria un pugliese come il caporalmaggiore De Cillis di Bisceglie, nella sua regione d’origine , nel Salento , tra i villeggianti della città di Gallipoli, nella cornice del parco di giochi acquatico “Acqua Splash” interveniva l’Info Team dell’esercito italiano , composto da personale del comando militare Esercito “Puglia” e del centro documentale di Lecce che in pantaloncini blu, maglietta verde e cappellino beige con logo istituzionale , facevano conoscere ai giovani pugliesi disoccupati le opportunità professionali e formative offerte dalla Forza Armata, con la possibilità di viaggiare tanto all’estero e conoscere dei posti meravigliosi irraggiungibili da turisti squattrinati e sprovveduti come sono loro...
Altri Infoteam si son visti sulle spiaggie del NordBarese e a detta dell’esercito continueranno la loro opera di reclutamento per tutto il mese di agosto tra ombrelloni, pizzichi, mellonate e giochi acquatici....
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
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