Assalto alla volante della polizia di Torino, la rivendicazione degli anarchici: «Abbiamo inceppato il meccanismo»
Domenica è in programma un presidio a Milano: «Lui è un nostro compagno, un nostro amico. Ha fatto questa strada con noi e non potevamo che tentare il possibile»
«Lui è un nostro compagno, un nostro amico. Ha fatto questa strada con noi e non potevamo che tentare il possibile: inceppare il suo trasferimento in un Cpr, dove per 18 mesi può essere sottoposto a detenzione e violenza, può essere torturato, per poi, un giorno, arrivare alla deportazione. Mentre sotto i nostri occhi si muovevano gli ingranaggi del razzismo di Stato, non potevamo permetterci di rimanere inermi». È stato spiegato così, in un documento diffuso sui blog di area anarchica, l'assalto alla volante della polizia avvenuto a Torino lo scorso 28 febbraio durante la presa in consegna, da parte delle forze dell'ordine, di un migrante di origini marocchine.
L'uomo doveva essere portato al Cpr di Milano
e poi rimpatriato. Su di lui, secondo gli attivisti, «è caduta più
potente la brutalità della repressione perché ha scelto di lottare, ha
scelto di organizzarsi».
Con il documento è stato annunciato un presidio di solidarietà al marocchino il 10 marzo davanti al Cpr di Milano in via Corelli.
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