Nel capitolo III del "Che fare?" Lenin parte dalla riaffermazione che esistono due politiche, la politica tradunionista e la politica socialdemocratica; dato che "gli economisti non negano in assoluto la politica ma deviano continuamente dalla concezione socialdemocratica verso la concezione tradunionista della politica".
Il testo poi passa ad esaminare l'importanza della denuncia economica e dei fogli che si occupano di questa. e la grande attenzione che gli operai prestano ad essa. "Le verità sulla vita operaia in questi fogli - scrive Lenin - erano effettivamente il più delle volte una dichiarazione di guerra perchè le loro rivelazioni provocavano un fermento tra gli operai, li incitavano ad esigere l'eliminazione delle ingiustizie più stridenti e suscitavano in loto la volontà di sostenere le proprie rivendicazioni con gli scioperi". E poi conclude: "Le denunce economiche sulle fabbriche erano e continuano ad essere uno strumento notevole di lotta economica. E così sarà finchè esisterà il capitalismo, il quale incita necessariamente gli operai a difendersi da sè... (Esse, quindi) diventano il punto di partenza di un risveglio della lotta di classe, l'inizio di una lotta operaia e della diffusione del socialismo". Anzi, Lenin dice che nessuno come i comunisti possono e devono fare queste denunce. "Queste denunce possono servire come punto di partenza e parte integrante dell'attività socialdemocratica (a condizione di essere convenientemente utilizzate dall'organizzazione dei rivoluzionari), ma possono anche, se ci si sottomette alla spontaneità, sboccare in una lotta puramente "tradunionista" e in un movimento operaio non socialdemocratico".
Questo è il punto.
"La socialdemocrazia - dice ancora Lenin - dirige la lotta della classe operaia non soltanto per
ottenere condizioni vantaggiose nella vendita della forza lavoro ma anche per abbattere il regime sociale che costringe i nullatenenti a vendersi ai ricchi. La socialdemocrazia rappresenta la classe operaia non nei suoi rapporti con un determinato gruppo di padroni ma nei suoi rapporti con tutte le classi della società, con lo Stato come forza politica organizzata... Quindi (i socialdemocratici), non possono limitarsi alla lotta economica, non possono nemmeno ammettere che l'organizzazione di denunce economiche sia la parte prevalente della loro attività. Dobbiamo occuparci attivamente dell'educazione politica della classe operaia, dello sviluppo della sua coscienza politica... Ma in che cosa deve consistere l'educazione politica? Ci si può limitare a diffondere l'idea che la classe operaia è ostile all'autocrazia (padroni, governo)? Certamente no. Non basta spiegare agli operai la loro oppressione politica, non basta spiegare il contrasto dei loro interessi con quelli dei padroni. Bisogna fare dell'agitazione a proposito di ogni manifestazione concreta di questa oppressione. E poichè questa oppressione si esercita sulla più diverse classi della società, poichè si manifesta nei più diversi campi della vita e dell'attività professionale, civile, privata, familiare, religiosa , scientifica, ecc., non è forse evidente che non adempiremmo il nostro compito di sviluppare la coscienza politica degli operai se non ci incaricassimo di organizzare la denuncia politica dell'autocrazia sotto tutti i suoi aspetti? Non è forse necessario denunciare tutte le manifestazioni concrete dell'oppressione? Tutte le manifestazioni dell'oppressione poliziesca, dell'arbitrio assolutista, della corruzione dei funzionari, della lotta contro gli affamati e la repressione dell'aspirazione del popolo alla cultura, alla scienza, l'estorsione di tributi di ogni sorta, le persecuzioni, i metodi soldateschi contro gli intellettuali... Tutte queste e mille altre manifestazioni dell'oppressione, non direttamente legate alla lotta economica sono mezzi e motivi per trascinare le masse nella lotta politica. Anzi, nella somma dei casi quotidiani in cui l'operaio deve soffrire della sua mancanza di diritti, dell'arbitrio, della violenza, i casi di oppressione poliziesca nella lotta sindacale non sono che una piccola minoranza".L'esposizione di Lenin è fin troppo chiara per tracciare la discriminante tra un'attività principalmente economica, legata alle condizioni economica, e l'agitazione politica dei comunisti e di quanto da essa dipenda l'effettiva lotta politica della classe.
Lenin rigetta e invita noi tutti a rigettare che il compito dei comunisti sia essenzialmente dare alla stessa lotta economica un carattere politico, che la lotta economica è già essa una lotta politica e che essa sia il metodo per portare gli operai alla politica. Non solo, ma Lenin insiste che dare alla lotta economica stessa un carattere politico, adoprarsi a soddisfare le rivendicazioni economiche, a migliorare le condizioni di lavoro con misure legislative e amministrative, è ciò che precisamente fanno e hanno fatto tutte le associazioni di mestiere.
Quindi essa non può essere il compito principale dell'azione dei comunisti. Considerarla tale e concentrare tutta l'attività su questo, abbassa la politica, l'attività e l'organizzazione dei comunisti a livello della politica tradunionista.
"La socialdemocrazia rivoluzionaria... approfitta dell'agitazione economica non soltanto per presentare al governo rivendicazioni di ogni genere ma anche, innanzitutto, per rivendicare la soppressione del regime autocratico... Ritiene inoltre suo dovere presentare al governo rivendicazioni non soltanto sul terreno della lotta economica ma su quello di tutte le manifestazioni della vita politica e sociale... come la parte è subordinata al tutto".
In questo Lenin invita a distinguere la propaganda dall'agitazione, in una formula molto semplice e chiara "la propaganda deve dare in una parola molte idee, un così grande numero di idee, che nel loro insieme potranno essere assimilate solo da un numero relativamente piccolo di persone. L'agitatore all'opposto trattando la stessa questione prende l'esempio più noto, per dare alle masse una sola idea... quella del contrasto, ad esempio, tra l'aumento della ricchezza e l'aumento della miseria, si sforza di suscitare il malcontento, l'indignazione delle masse contro questa stridente ingiustizia... Il propagandista agisce soprattutto con gli scritti e l'agitatore coi discorsi".
E perchè non ci siano dubbi, Lenin aggiunge "Trovare un terzo campo, una terza funzione dell'attività pratica che consisterebbe nell'appello alle masse per determinate azioni concrete, è la più grande assurdità, perchè l'appello come atto isolato o è il completamento naturale e inevitabile del trattato teorico, dell'opuscolo di propaganda, del discorso di agitazione, oppure adempie una funzione puramente esecutiva".
Vale a dire, Lenin combatte ogni idea che l'azione concreta sia il tutto, come subordinare propaganda e agitazione all'azione concreta; sia perchè l'azione concreta di un opuscolo di propaganda sta proprio nella diffusione e assimilazione dell'opuscolo da parte delle "poche persone" (leggi avanguardie) che possano realmente assimilarlo; sia perchè è differente il tipo di azione concreta che scaturisce dall'agitazione, se essa è politica o se essa è puramente economica. L'idea dell'azione concreta si sposa bene con l'idea che è solo sulle questioni economiche che si possono sviluppare azioni concrete.
Nessun commento:
Posta un commento