da Controinformazione rossoperaia dell'8 marzo
L'8 Marzo è cominciato già da questa notte, dalle fabbriche, dalle operaie, spesso immigrate, che hanno risposto con forza e con lo sciopero che oggi, nei vari turni, ci sarà in alcune fabbriche.
L'8 Marzo sta ora proseguendo nelle varie città, prima di tutto con il ruolo delle lavoratrici che, oltre che scioperare, stanno facendo presidi e raccogliendo anche altre donne che dicono basta, che si ribellano.
Lo stesso, le studentesse questa mattina in alcune grandi città come Milano, Roma, ecc... stanno lottando insieme alle lavoratrici della scuola. Così le precarie delle cooperative sociali che rischiano costantemente di non avere più il lavoro e che hanno salari bassissimi, in tante città anche questa mattina stanno facendo presidi contro le Istituzioni responsabili prima di tutto di questa condizione di precarietà.
Poi ci saranno altre manifestazioni, cortei nel pomeriggio.
È una giornata nostra, è una giornata delle donne che si ribellano, è una giornata delle donne che vogliono scatenare la loro furia per un cambiamento totale, una Rivoluzione che sia una "Rivoluzione - come diciamo - dalla terra al cielo”
Lo sciopero delle donne, le mobilitazioni, tante, varie, che si stanno tenendo oggi, si articolano intorno in
particolare a due appelli: l'appello di Non Una Di Meno che, dopo la grande manifestazione del 25 novembre a Roma, si è molto mobilitata per quest'altra giornata dell'8 marzo - un appello che in grande parte condividiamo e di cui poi leggeremo alcuni pezzi.L'altro appello è il nostro, è l'appello del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario che vuole unire le operaie, le lavoratrici con le donne palestinesi.
Leggiamo appunto alcuni pezzi di questi appelli.
Nell'appello di Non Una Di Meno si dice che le donne hanno la responsabilità di fermare l'onda nera che ci vuole più razziste, più individualiste, più povere con meno diritti. Nello stesso tempo dice che la potenza del 25 novembre vuole riversarsi in questo 8 Marzo con il blocco della produzione e della riproduzione, e chiede "provocatoriamente" al governo: quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto Dio/Patria/famiglia...?".
In questo appello, giustamente, viene attaccato tutto il governo Meloni che tratta i femminicidi, la violenza maschile, come problema securitario e quindi mostra come l'ascesa delle destre nel mondo abbia reso ancora più dure le politiche femministe, razziste, nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza. Quindi poi fa una sintesi della condizione della maggioranza delle donne: le donne hanno salari più bassi, lavori più precari, pensioni da fame, subiscono maggiormente i tagli al welfare e alla scuola, che ricadono doppiamente su di loro e sul carico del lavoro di cura.
Quindi, le parole d'ordine, gli slogan che l'appello di Non Una Di Meno porta avanti, sono da un lato "sciopero dell’8 Marzo contro la violenza patriarcale" e dall'altro “se le nostre vite, il nostro lavoro non valgono, noi scioperiamo”.
Noi pensiamo che quest'anno da parte di Non Una Di Meno ci sia una posizione più chiara, di lotta contro il governo, e una posizione soprattutto più attenta alle donne lavoratrici.
Nel nostro appello del Movimento femminista proletario rivoluzionario, noi diciamo che le lavoratrici in maniera indomita, nonostante gli attacchi, i ricatti sul lavoro, le minacce, il clima sempre più pesante, discriminatorio che c'è sui posti di lavoro, anche quest'anno non si sono fermate, hanno continuato a lottare dicendo “nessuno può schiacciarci, nessuno può attaccare la nostra dignità e per questo scioperiamo”.
Quindi sono in primis le lavoratrici che prendono nelle loro mani una lotta perché tutta la vita deve cambiare.
Nell'appello viene scritto: “il governo Meloni concede tutto ai padroni e chiacchiere, elemosina alle donne lavoratrici. Meloni risponde ai femminicidi, stupri, che stanno aumentando con più polizia nei quartieri, decreti securitari, mentre i suoi squallidi, odiosi ministri, offendono le donne. Questo governo vuole toglierci ogni diritto, prima di tutto il diritto d'aborto, perché noi dovremmo servire solo a fare più figli per dare carne fresca da sfruttare ai padroni e per la patria, per le guerre, addossandoci così anche tutto il lavoro di cura in famiglia, mentre peggiora la sanità...
Un governo razzista che dà sofferenza e morte alle nostre sorelle immigrate. Un governo che vuole educare nelle scuole perfino i bambini a fare la guerra, inculcando un humus nazionalista di sopraffazione. Questo è fascista! E' questo fascismo che alimenta un moderno patriarcalismo di maschi odiosi che reagiscono uccidendo, aumentando sempre più, in maniera veramente orribile, i femminicidi, uccidendo quando le donne non vogliono essere sottomesse, vogliono rompere i legami oppressivi...
E allora proprio le lavoratrici che stanno insieme, comprendono l'arma della lotta dell'unità, che non ci sono condizioni individuali private ma sociali, di classe, frutto di questa società capitalista, proprio le lavoratrici devono prendere in mano una lotta collettiva non solo per difendersi dagli attacchi di padroni e governo, ma per cambiare tutta la loro vita, la vita della maggioranza delle donne, per cambiare questo mondo.
Per questo diciamo alle operaie, alle lavoratrici, siate audaci, orgogliose, più determinate su tutto. Se noi donne lo facciamo, se diventiamo “pericolose”, la forza di governo/padroni/Stato può essere incrinata, e poi… poi… rovesciata con la Rivoluzione proletaria di tutti gli sfruttati e oppressi, in cui le donne, per la loro condizione vi portano una marcia in più.
Ma in questo 8 Marzo, insieme alla centralità dello sciopero delle donne, della condizione, delle lotte delle lavoratrici e operaie, l'altro aspetto centrale è la solidarietà alle donne palestinesi.
Nell'appello di Non Una Di Meno questo viene posto come aspetto importante, la bandiera palestinese è presente fin dal volantino di convocazione. Nell'appello si dice: “La guerra, il genocidio e il colonialismo sono l'espressione massima del sistema patriarcale. E noi ci schieriamo al fianco delle donne palestinesi che lottano per la propria esistenza e autodeterminazione. E reclamiamo l'immediato cessate il fuoco su Gaza. Con la Palestina nel cuore”.
Nelle iniziative che già da questa notte stiamo facendo verso le fabbriche, verso le operaie e in tutti i posti di lavoro, è stato centrale l'appello alla solidarietà da parte delle lavoratrici alle donne palestinesi.
Nel nostro appello diciamo che in questo 8 Marzo “va tutta la nostra solidarietà alle donne palestinesi massacrate, affamate in decine di migliaia, che vedono i loro bambini uccisi dalle bombe e da fame, sete, mancanza di medicinali, donne che non possono partorire negli ospedali bombardati, che abortiscono per strada. Ma sono anche donne che trasformano il loro immenso dolore in forza, in resistenza. E quindi noi diamo un sostegno incondizionato alle donne palestinesi, alla resistenza del popolo palestinese, contro l'azione criminale genocida di Israele, contro le guerre che gli Stati imperialisti, compreso l'imperialismo italiano, stanno portando avanti in tante parti del mondo.
E diciamo anche che c'è un legame tra noi e le donne palestinesi, questo legame deve diventare più concreto e forte. E il governo Meloni, i padroni del nostro paese che costruiscono le armi, che mandano sostegno al genocidia Netanyahu, questi sono ugualmente complici e responsabili dei massacri in Palestina. Questi mostri non solo usano le nostre vite per i loro profitti, i loro piani reazionari, razzisti, repressivi per impedire la libertà di noi donne, ma vogliono schiacciare il popolo palestinese.
Per questo la lotta delle donne palestinesi è la nostra lotta.
Viva quindi un 8 Marzo proletario e internazionalista, quest'anno ancora più proletario e internazionalista!
In questo 8 Marzo abbiamo delle compagne in meno che ci hanno lasciato. Però queste compagne nell'8 Marzo vivono in tutte le nostre lotte e nell'8 Marzo saranno anche loro fianco a fianco nelle iniziative, nelle manifestazioni.
In particolare vogliamo ricordare tre compagne.
La compagna di Taranto, Concetta Musio, la compagna che è stata sempre attiva, stimolante anche nelle idee, nelle proposte, nel Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, sempre presente anche nelle lotte, nelle iniziative dello Slai Cobas per il sindacato di classe. Questa compagna ci ha lasciato il 20 Febbraio, l'ultima sua presenza - era malata già da tempo, però appena poteva veniva alle manifestazioni - è stata per la Palestina a novembre, in un presidio a Taranto. Ma riteniamo che la maniera più giusta per ricordarla sia attraverso le sue parole. Proprio in occasione di un 8 Marzo lei scriveva:
“Tocca a noi femministe, lavoratrici, disoccupate, migranti, lottare ed essere l'avanguardia del movimento di liberazione delle donne. Le discriminazioni non sono state spazzate via, soprattutto nel mondo del lavoro dove le donne restano una maggioranza oppressa, con disparità, ingiustizie, vessazioni e violenze sia nei posti di lavoro che nelle mura domestiche. Sappiamo bene che la strada è in salita, ma determinate come siamo, combattive come siamo, non molleremo certo. E quindi la giornata dell'otto Marzo non deve essere fine a se stessa. Abbiamo la necessità di fare di più, di fare azioni forti che facciano sentire veramente la nostra voce e che diano una svolta veramente rivoluzionaria.”
E proprio la Rivoluzione, la certezza e fiducia nella possibilità, necessità, della Rivoluzione che Concetta portava sempre nelle sue attività con le compagne e i compagni con cui lottava.
L'altra compagna che purtroppo è morta, che ci ha lasciato poco tempo fa, è la compagna Anna di Amazora. Leggiamo anche qui un testo che le sue compagne di Bologna ci hanno inviato per questo 8 Marzo. “Care compagne, dopo la morte della nostra compagna Anna, ci rialziamo. In questo 8 Marzo ribadiamo la nostra solidarietà incondizionata alle donne e alla resistenza del popolo palestinese che lottano contro lo Stato assassino israeliano. Quei perseguitati di ieri che si sono trasformati in persecutori, che dal ‘48 provano a portare avanti la polizia etnica, occupando militarmente, devastando, torturando, incarcerante ed uccidendo i palestinesi. Siamo al fianco di quel popolo che malgrado tutto ciò, non si spezza e non si arrende. Contro lo Stato di tutte le latitudini, con le sue frontiere e galere che mantengono in piedi questo sistema che semina morte e miseria. Con Anna nel cuore, Palestina libera dal fiume fino alla morte.
Infine ci ha lasciato una terza compagna, la compagna Rosa di Milano. Rosa Calderazzi era di Taranto, amava molto la sua terra e spesso ci tornava, ma è a Milano che lei è diventata una compagna attiva militante. Dal 1968, dalla grande stagione del ‘68, ha cominciato la sua lotta sia come donna, sia come lavoratrice e sia come militante. La sua lotta nel ‘68 è stato il periodo sicuramente più fecondo perché era pieno della necessità della Rivoluzione, al di là delle scelte organizzative, politiche, fatte, ma ciò che la muoveva era la lotta per la Rivoluzione. Poi la compagna Rosa a Milano ha dato il suo contributo in tante altre mobilitazioni, in tante altre associazioni. In particolare, negli ultimi anni era molto attiva in Non Una Di Meno e nella Casa delle donne di Milano. Ma nello stesso tempo, nella sua libertà, lei faceva tanto altro, girava il mondo per conoscere, per comprendere e quindi riportava questo mondo, il mondo delle persone prima di tutto, attraverso le fotografie, in Italia. Le piaceva ballare, le piaceva vivere. Per questo al saluto che abbiamo dato a questa compagna il 2 Marzo a Milano, al cimitero di Lambrate, sono venute circa 150 persone, soprattutto donne, e ognuna ha portato un aspetto di quello che era questa compagna e quindi insieme, mettendo insieme tutte gli aspetti, è venuta fuori una compagna, una bella figura
Queste compagne che ci hanno lasciato purtroppo, rimarranno con noi e in questo 8 Marzo anch'esse sfileranno con noi.
L'8 Marzo è una giornata internazionale/internazionalista, in cui tutte le donne di ogni paese di tutto il mondo lottano.
Noi oggi vogliamo in particolare evidenziare la lotta che portano avanti le compagne indiane con la Guerra di popolo. Da loro ci è pervenuto un appello, un comunicato, rivolto a tutte le donne che oggi lottano, che scendono nelle piazze. È un comunicato dell'organizzazione delle donne adivasi Bastar. Di questo ora leggiamo alcuni stralci. Questo comunicato è intitolato “Lottiamo per seppellire il Patriarcato, per l'emancipazione femminile”. Riportiamo alcune parti.
“Ora siamo sotto il gioco di due mostruosi terrori: il Patriarcato Bramanico è una peculiare indiana stanza degli orrori in una società semicoloniale e semifeudale dove le donne sono costrette a vivere in questa stanza degli orrori. Le donne affrontano moltitudini di sfruttamento economico ed extra economico che rimane impunito e la dominazione maschile fa da barriera alla vista generale della società….. in un paese socialmente ed economicamente arretrato come l'India, le donne della classe operaia, le contadine, le donne delle caste, delle comunità oppresse sono le più sfruttate della società. Lo sfruttamento economico e sociale rimane parte integrante per le donne in India. Questo sfruttamento delle donne viene perpetrato con il pretesto della democrazia e della emancipazione delle donne. Ma le donne sono visibili in ogni lotta, sia nelle Aganwaty, sia nel Kachemire, nel Manipur contro la violenza delle forze terroriste indutva sostenute dallo Stato indiano, sia le donne tribali che stanno combattendo contro l'aziendalizzazione e la militarizzazione nelle aree forestali dell'India centrale. Nelle proteste contadine, nella lotta contro il fascismo indutva, nella lotta contro l'imperialismo, le donne sono il nocciolo di tutti questi movimenti. Queste sono tutte lotte di classe e senza lotte di classe contro il feudalesimo, la borghesia burocratica, compredora e l'imperialismo, non ci può essere emancipazione femminile. Negli ultimi quattro decenni, le donne di Dandakryana hanno lottato contro il furto e il saccheggio delle risorse naturali da parte delle classi dei padroni. Le classi dominanti indiane, con l'appoggio dei padroni imperialisti, hanno dispiegato migliaia di forze militari nella giungla, insieme a carri armati, droni militari, elicotteri e altri meccanismi di guerra. Ma le donne stanno spezzando le catene del patriarcato con nuove pratiche culturali democratiche. Il movimento delle donne di Dandakryana stanno creando un nuovo capitolo nella storia rivoluzionaria.”
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