Scriviamo in ritardo
sull'assemblea contro la guerra di Milano dell'11 giugno, ma è
comunque doverosa una valutazione da parte nostra che siamo
intervenuti, necessaria per il dibattito
per gli scopi
per cui è stata organizzata (“unire le forze” per rilanciare la
lotta, dare forza all'iniziativa di classe) in un momento in cui è
ancora molto debole la risposta proletaria, popolare, antimperialista
alla guerra in corso, all'economia di guerra e al governo Meloni in
prima linea nello scontro interimperialista e, infine, perchè ha
sollevato la bandiera dell'internazionalismo proletario (uno dei
punti dell'appello di convocazione).
I promotori, Fc, Fgc,
Iskra, SI Cobas e Tir nel comunicato finale esprimono un giudizio
positivo: l'assemblea "è riuscita nel suo intento".
Noi abbiamo partecipato come Slai Cobas psc e proletari comunisti, siamo intervenuti alla fine per decisione degli organizzatori.
Diciamo subito che il nostro
giudizio non è altrettanto
positivo. E spieghiamo i
motivi.
Gli interventi politici non hanno dato sostanza ad una
linea proletaria, comunista, sulla lotta alla guerra imperialista: il
dibattito politico ha ripreso il convegno di Roma del 16 ottobre
scorso che ha avuto il merito di analizzare lo scontro
interimperialista in Ucraina ma è rimasto sul terreno
dell'economicismo, sulla denuncia degli effetti della guerra. Ora,
con le presenze di giovani comunisti, di compagni, il dibattito
avrebbe dovuto toccare il tema delle "particolarità storiche"
di questa guerra (cioè la linea leninista che noi abbiamo portato
con l'opuscolo su "Il socialismo e la guerra" di Lenin)
e il ruolo dell'Italia imperialista e da qui fare dipendere la lotta
contro Stato/governo Meloni/imperialismo italiano. L'assemblea di
Milano non era un'assemblea del movimento pacifista eppure gli
organizzatori si sono distinti da essi solo per il frasario di
sinistra. La lotta contro il governo Meloni, il rapporto
fascismo/guerra, un regime in formazione nel nostro paese al servizio
dei padroni e dell'imperialismo, la costruzione di un Fronte unito
per lottare contro tutto questo, non sono entrati nel dibattito
politico dell'assemblea.
"Unire le forze" per gli
organizzatori ha significato unire attorno a sè, alla propria linea,
le forze che avevano dato vita al Patto d'azione e si è riproposto
lo stesso schema.
Quello che è inaccettabile e che
si vogliano lasciare i lavoratori e i giovani che si dicono comunisti
senza coscienza politica, come se bastasse esprimere sentimenti
contro la guerra, manifestare, però senza porsi il problema che la
lotta contro la guerra significa lottare principalmente contro il nostro di governo
della guerra, per costruire un fronte di opposizione. Si
dice che il nemico è a casa nostra ma non si è conseguenti: nessuna
proposta di lotta al complesso militare-industriale che è ben
rappresentato da questo governo.
Ma non solo sulla questione del
governo Meloni fascio-imperialista: anche la
visione dell’internazionalismo
che viene fatta non fa avanzare la coscienza dei lavoratori in primo
luogo. Per gli organizzatori internazionalismo significa dare la
parola a organizzazioni sindacali e a intellettuali, dal sindacato
dei ferrovieri giapponese Doro Chiba, alla sud-africana General
Industries Workers Union, all' Angry Workers of the World del Regno
Unito, all’United Front Committee for a Labor Party degli Stati
Uniti, per non parlare di intellettual presentati
dagli organizzatori per
marxisti, come Alain Bihr che fa parte dell' Unione Comunista
Libertaria, Ricardo Antunes che è stato consigliere di Lula in
Brasile, Yannis Thanassekos che ha sottoscritto un appello con cui,
tra le altre cose, nel contrasto al "campismo" (posizione
di settori del movimento che, in nome della lotta all'imperialismo
USA/UE, sostengono il campo opposto, in questo caso quello russo)
afferma il diritto all'autodeterminazione dei popoli "attraverso
un processo democraticamente organizzato e monitorato a livello
internazionale" (?), lo scioglimento della NATO (quanta fortuna
ha questa parola d'ordine), chiedere
il ritorno al tavolo dei negoziati (e a chi lo chiede?), spingere
per un nuovo trattato paneuropeo, una nuova architettura di sicurezza
europea che includa la Russia, nell’ambito della Conferenza sulla
sicurezza e la cooperazione in Europa (o di qualsiasi altro quadro
adeguato) e sotto l’egida delle Nazioni Unite (!). Posizioni
socialscioviniste ben descritte e combattute da Lenin.
Ecco,
quando gli organizzatori parlano di internazionalismo non intendono
legarsi alle lotte rivoluzionarie dei popoli, alle loro guerre
antimperialiste o in lotta per il socialismo, ma creare legami con
alcuni sindacati combattivi e con pseudo-intellettuali al servizio
delle borghesie, del
riformismo. Non
l'unità tra proletari e popoli oppressi e le loro organizzazioni,
primo fra tutti il partito comunista. E chi si dice comunista in
questo paese - e in quell'assemblea milanese - non ha avuto
niente da dire su questo?
Lavorare
per lo sciopero generale non significa, per gli organizzatori, andare
tra i lavoratori, davanti ai cancelli delle fabbriche, a fare
iniziative per fare schierare gli operai innanzi tutto contro questa
guerra per elevare la loro coscienza di classe, costruire dal basso
un vero sciopero generale per bloccare la produzione e trasformarlo
in sciopero politico e costruire la forza necessaria per rovesciare
questo governo. Ancora una volta si salvano l'anima proponendo
l'ennesima data dell'ennesimo sciopero generale, autoreferenziale, che non
sposterà di un millimetro i rapporti di forza nel nostro paese.
I
lavoratori che hanno fatto azioni dirette contro la guerra, come i
portuali del Calp di Genova che hanno organizzato manifestazioni e
scioperi per l'arrivo di navi cariche di armi, sono addirittura
criticati dai promotori dell'assemblea per una frase in una
piattaforma che parlava di Europa.
Quando parlano di lavoratori,
i promotori intendono i propri, quelli organizzati dal loro sindacato
SiCobas.
E di quali "forti argomenti, ad un tempo di genere
e di classe" a sostegno della
parola d'ordine: “niente più figli per le vostre guerre” si
sarebbe fatto promotore il Comitato 23 settembre? "L’allarme
sul calo delle nascite... è parte
integrante del programma di avere forze affidabili per le guerre
future… lavorare per favorire il rifiuto di un ordine sociale che
ci impone di fare figli condannati allo sfruttamento, per garantire
la sopravvivenza di quel sistema di oppressione fondato sul
capitalismo e sul patriarcalismo..."
Giusta la riflessione sulla
questione dell'oppressione delle donne nei contesti di guerra, il
problema è che è stata
assente un lavoro, una indicazione, per un protagonismo delle donne e
delle donne proletarie in particolare. contro
il governo Meloni,
fascista, sessista, razzista che sta attaccando pesantemente la
condizione delle donne e che rovescia l'economia di guerra su di
esse.
L'assemblea di Milano avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di definire un percorso di lotta unitario contro la guerra, invece le uniche decisioni che ha preso sono state la partecipazione alla manifestazione di Ghedi, "aprire un confronto" con il Comitato No Base di Coltano e costruire lo sciopero generale del sindacalismo di classe e combattivo.
Da quelle premesse l'assemblea/convegno ha tradotto il tutto in una autoreferenzialità che è un ostacolo all'effettiva unità di un fronte organizzato contro la guerra.
L'opuscolo che abbiamo diffuso e citato nell'intervento all'assemblea che ha ripreso Lenin de "Il socialismo e la guerra" si è dimostrato l'arma necessaria da assimilare tra le avanguardie di lotta, tra i giovani comunisti, da usare per combattere posizioni opportuniste, scioviniste e antimarxiste. Come comunisti abbiamo solo un compito - e per questo Lenin dev'essere la nostra guida di combattimento, il grande dirigente comunista che ha sottratto all'infame carneficina della guerra i soldati, il proletariato e le masse russe e li ha condotti alla conquista del potere politico - quello di lavorare per trasformare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria.
Una linea, un'indicazione, che l'assemblea dell'11 di Milano non ha assunto e inteso seguire.
a cura dei compagni intervenuti all'assemblea
Nessun commento:
Posta un commento