"Pasionaria: donna che partecipa a un movimento rivoluzionario con grande passione e tenacia, che mostra un attaccamento irriducibile ai propri valori e ideali". Così recita il vocabolario e Pasionaria è l’aggettivo più ricorrente da sempre negli articoli che riguardano l’attività di Nicoletta Dosio.
Le parole sono pietre, le parole sono importanti e, a volte (inconsapevolmente) diventano lo strumento per comprendere. In questo caso un accanimento, quello del Tribunale di Torino che ha condannato a otto mesi di carcere (l’ordine di carcerazione è al momento sospeso per trenta giorni, durante i quali Nicoletta potrebbe richiedere l’applicazione di misure alternative alla detenzione) a causa delle sue iniziative di disobbedienza civile svolte negli anni passati evadendo dagli arresti domiciliari.
I
fatti che le vengono contestati risalgono al periodo tra il novembre e
il dicembre del 2016 quando per protesta partecipò a diverse iniziative
lasciando la sua abitazione dentro la quale stava scontando gli arresti
domiciliari.
Il Movimento No Tav sul suo sito definisce questa sentenza “l’ennesima
condanna politica nei confronti di chi, con tenacia e determinazione,
non abbassando mai la testa di fronte alle ingiustizie, ha deciso di
Sono centinaia i militanti e attivisti del Movimento No Tav che, come Nicoletta, da anni subiscono condanne dichiaratamente politiche, ma contro questa donna c’è indubbiamente una ferocia particolare. Nicoletta ha settantasei anni ed è da sempre attivista del Movimento No Tav (che ha contribuito a far nascere).
Tra le fondatrici del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno. fa parte dell’”Osservatorio contro la Repressione”, un’associazione svolge inchiesta sul tema della repressione, della legislazione speciale, della situazione carceraria. E il suo ingresso nel carcere delle Vallette a Torino due anni e mezzo fa è stato per lei l’occasione per riflettere da dentro su un’istituzione obsoleta e umiliante. Da quell’esperienza nasce un libro, Fogli dal carcere, Il diario della prigionia di una militante No Tav, dedicato alle detenute che ho incontrato, nelle cui pagine Il carcere emerge nella sua cruda verità: un non luogo basato su un’idea vendicativa della giustizia e contro cui si infrange ogni diritto.
Nicoletta ha sempre partecipato alla vita politica e sociale del territorio piemontese, attraverso le sue numerose lotte. Le parole sono importanti.
Sempre, da sempre… Le parole sono pietre, le parole sono importanti, dicevamo all’inizio. Le condanne di Nicoletta sono tutte condanne politiche, che la colpiscono prima di tutto per la lotta contro il TAV, così come accade a centinaia di altri militanti ed attivisti. Contro Nicoletta però c’è la ferocia particolare, esagerata (o forse no) di uno stato che non accetta di avere contro una professoressa di lettere con la schiena dritta e la testa alta, considerata da tante e tanti riferimento morale e civile.
E se in questi tempi bui e pieni di macerie la repressione si fa più attenta ed esigente una pasionaria diventa pericolosa e scomoda. “Non puoi essere libera quando sai che gli altri non lo sono e che potevo essere felice solo aprendo quei cancelli, per portare tutte fuori con me.”, scriveva Nicoletta uscita dal carcere delle Vallette. Contro parole come queste, contro la dignità di chi le pronuncia i mesi, gli anni di carcere sono un’arma spuntata.
Nicoletta è una farfalla di una specie particolare. Le sue ali, se tagliate, ricrescono.
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