Il
41bis è il regime di isolamento carcerario più duro d'Europa.
Creato in principio per impedire ai membri (reali o presunti)
della mafia di continuare le loro attività dal carcere, è stato
presto esteso ai prigionieri rivoluzionari per impedire loro di
interagire con il mondo esterno. Tre prigionieri delle Brigate
Rosse-PCC, Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, vi
sono sottoposti da 17 anni. Il valore della loro resistenza deve
essere misurato comprendendo che sarebbe sufficiente un atto di
resa politica per uscire da questo regime.
Solo
comprendendo questi regimi di isolamento come mezzi di pressione,
come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo dare un vero
significato al suicidio della militante delle Brigate Rosse-PCC
Diana Blefari nel 2009, dopo quattro anni di 41bis. Diana non poteva
più sopportare il 41bis, ma rifiutava il tradimento. Anche questa
scelta è stata una forma di resistenza e ha un precedente,
quello di Luis Rodríguez Martínez, dei Gruppi di Resistenza
Antifascista Primo Ottobre (GRAPO), che si è suicidato nel 1983 dopo
tre anni di isolamento totale in carcere.
Solo comprendendo
questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come
tortura, per estorcere il
modello italo-tedesco.
L'applicazione del 41bis ad Alfredo Cospito arriva dopo ben dieci di carcere in alta sicurezza, in seguito alla sua condanna per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo nucleare. Il trasferimento al 41bis era legato alla riqualificazione (dettata dalla Corte di Cassazione) di due bombe esplose di notte, senza fare danni a nessuno, davanti a una caserma dei Carabinieri, come "strage contro la sicurezza dello Stato" o ancora “strage politica”.
Il cinismo di questa riqualificazione (che lo espone a una condanna all'ergastolo ostativo) è tanto più violento se si considera che proprio nel cuore dello Stato italiano si trovano mandanti e organizzatori delle stragi che hanno insanguinato l'Italia, come quella alla stazione di Bologna, e che nessuno di questi mandanti e organizzatori è stato perseguito.
Questa condanna e l'isolamento in 41bis fanno parte di una vasta tendenza alla repressione in Europa. L'isolamento dei prigionieri rivoluzionari assume lo stesso carattere delle mutilazioni inflitte dalla polizia ai manifestanti antagonisti in Francia. Non si tratta più solo di reprimere, ma di dissuadere, terrorizzare, imporre rinunce e capitolazioni.
Il ricatto alla resa, alla
collaborazione, è diventato la norma. In Italia, 16 militanti delle
BR sono detenuti in "alta sicurezza" da 40 anni perché
rifiutano di arrendersi. In Francia, Georges Abdallah affronta
questo ricatto da 38 anni. La resistenza di questi/e prigionieri/e è
grande, generosa. Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la
possibilità e la necessità della rivoluzione. A qualsiasi
tendenza politica appartengano, sono una parte preziosa del
movimento di liberazione.
Non si tratta di solidarietà con la
loro lotta. Si tratta di capire che la loro lotta è la nostra
lotta.
Da due mesi è in corso un'intensa mobilitazione a
sostegno dello sciopero della fame, in Italia ma anche in altri
Paesi. Sono soprattutto gli anarchici a portare il peso di
questa lotta, ma in buona intesa e solidarietà con altre forze
che hanno capito qual è la posta in gioco in questa battaglia:
far arretrare il potere nella sua politica di terrorismo
preventivo.
Mentre partecipa a diverse iniziative a sostegno di
Alfredo Cospito, il Soccorso Rosso Internazionale chiama le sue
sezioni e i gruppi amici a fare di sabato 17 dicembre una
giornata internazionale di sostegno allo sciopero della fame
di Alfredo Cospito, Ivan Alocco e Anna Beniamino.
Per un
fronte di classe unito contro la repressione!
Chiusura delle
sezioni 41bis per tutti/e!
perchè e su quali posizioni aderiamo
NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO
NO AL 41BIS PER I PRIGIONIERI POLITICI
Proletari comunisti esprime la sua massima solidarietà e vicinanza ad Alfredo Cospito, che sta mettendo la sua vita in pericolo con uno sciopero della fame per una battaglia giusta, quella di respingere una condanna ingiusta all’ergastolo e attualmente una detenzione persecutoria al 41bis, dettata da una logica di Stato di vendetta, di rappresaglia e di intimidazione reazionaria verso i compagni anarchici e i compagni rivoluzionari.
Noi comunisti abbiamo ideologie, programmi, teorie, politiche e prassi differenti da Alfredo e gli anarchici; ma siamo uniti contro la repressione di Stato e vogliamo che la battaglia di Alfredo vinca per sé e per tutti i prigionieri politici.
La posizione della Corte di Cassazione e del PM di Torino è forcaiola e, come dice Manconi, di violazione della Costituzione. Il rinvio della Corte d’Appello alla Consulta è una posizione pilatesca che comunque costituisce un risultato della lotta e della mobilitazione intransigente dei compagni anarchici e del movimento a sostegno della battaglia di Cospito.
Questa lotta deve continuare ed estendersi e le pratiche di mobilitazione devono essere giuste e coerenti all’allargamento del fronte per questo obiettivo.
Proletari comunisti/PCm Italia
6.12.22
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