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Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
06/12/2022
I nuovi dati dell'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di
Stoccolma mostrano un aumento dell'1,9% delle vendite da parte delle
prime 100 aziende di armi e servizi militari del mondo. Gli Stati Uniti
continuano a dominare la vendita di armi rappresentando nel 2021 oltre il 50% del totale mondiale.
Secondo i nuovi dati pubblicati dall'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) nell'ambito del suo Arms Industry Database,
i 100 maggiori fornitori di armi e servizi militari del mondo hanno
registrato un totale di 592 miliardi di dollari di vendite nel 2021.
La cifra segna un aumento dell'1,9% in termini reali rispetto al 2020 e
il settimo anno consecutivo in cui le vendite di armi sono cresciute in
tutto il mondo. Tra il 2015 e il 2021 la vendita di armi è aumenta del
19% in termini reali, secondo il SIPRI.
Sebbene il tasso di crescita per il 2020-21 sia superiore a quello
dell'anno precedente, l'istituto ha registrato un calo delle vendite di
armi rispetto alla media dei quattro anni precedenti alla pandemia
COVID-19. "Avremmo potuto aspettarci una crescita ancora più alta delle
vendite di armi nel 2021, senza i persistenti problemi della catena di
approvvigionamento", ha dichiarato la dottoressa Lucie Béraud-Sudreau,
direttrice del SIPRI Military Expenditure and Arms Production Programme.
Le aziende produttrici di armi hanno affrontato problemi sulla catena di
approvvigionamento, esacerbati dalla guerra Russia-Ucraina, osserva il
SIPRI. La Russia è un importante fornitore di materie prime necessarie
per la produzione di armi.
In un momento di grande militarizzazione in tutto il mondo e mentre gli
Stati Uniti e l'Europa continuano a impegnare miliardi di dollari in
armi e munizioni per l'Ucraina, il ricercatore senior del SIPRI, Dr.
Diego Lopes da Silva, ha affermato che "se le interruzioni della catena
di approvvigionamento continueranno, alcuni dei principali produttori di
armi potrebbero impiegare diversi anni per soddisfare la nuova domanda
creata dalla guerra in Ucraina".Gli Stati Uniti hanno continuato a rappresentare la maggior parte delle
vendite globali di armi, con 40 aziende incluse nell'elenco del SIPRI,
che rappresentano vendite complessive per 299 miliardi di dollari ovvero
oltre il 50% del totale globale nel 2021.
In continuità con una tendenza emersa nel 2018, le cinque maggiori
aziende di armi del mondo si trovano negli Stati Uniti, guidate da
Lockheed Martin (60,3 miliardi di dollari di vendite), seguite da
Raytheon Technologies, Boeing, Northrop Grumman e General Dynamics.
Il SIPRI ha anche sottolineato la proliferazione delle società di private equity nell'industria
degli armamenti, soprattutto negli Stati Uniti, aggiungendo che questo
potrebbe influire sulla trasparenza dei dati sulla vendita di armi a
causa di standard di rendicontazione più laschi.
27 delle prime 100 aziende di armi presenti nell'elenco dell'Istituto
hanno sede in Europa, con vendite complessive di 123 miliardi di
dollari, con un aumento del 4,2% rispetto al 2020. Il Regno Unito
continua ad essere il Paese europeo con la quota più alta di aziende in
questa lista, di cui otto che hanno un fatturato aggregato di 40,4
miliardi di dollari.
Cinque aziende francesi che fanno parte della Top 100 hanno registrato
un aumento del 15% delle loro vendite, raggiungendo 28,8 miliardi di
dollari nel 2021.
Sei aziende russe sono incluse nella Top 100, con vendite complessive di
17,8 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento dello 0,4% rispetto
al 2020. Tuttavia, il rapporto del SIPRI afferma che ci sono segni
diffusi di stagnazione nell'industria russa delle armi e che l'accesso
delle aziende ai componenti è stato ridotto. Ha aggiunto che le aziende subiscono anche l'impatto delle sanzioni imposte alla Russia.
21 aziende in Asia e Oceania hanno registrato vendite di armi per un
valore di 136 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento del 5,8%.
Otto aziende cinesi erano presenti nell'elenco del SIPRI, con una quota
di 109 miliardi di dollari, di cui quattro tra le prime 10. L'istituto
osserva che la crescita riflette "la portata della modernizzazione delle
attrezzature militari della Cina e il suo obiettivo di diventare
autosufficiente nella produzione di tutte le categorie di armi
principali". L'industria degli armamenti del Paese ha visto anche un
importante consolidamento, in particolare l'emergere della CSSC, che è
diventata il più grande costruttore di navi militari del mondo nel 2021.
Le vendite di armi di quattro aziende sudcoreane sono aumentate del 3,6%
nel 2021, attestandosi a 7,2 miliardi di dollari. Questo spostamento è
stato in gran parte guidato da Hanwha Aerospace, le cui vendite
dovrebbero aumentare ulteriormente a seguito di un accordo sulle armi
con la Polonia.
Nel 2021 è anche la prima volta che un'azienda taiwanese, NCSIST, è
stata inserita nell'elenco delle top 100, con vendite di armi per 2
miliardi di dollari. Due aziende indiane presenti nell'elenco hanno
registrato vendite per 5,1 miliardi di dollari, con Bharat Electronics
che ha registrato un aumento delle vendite del 20%.
È importante notare che cinque aziende dell'Asia occidentale erano
presenti nell'elenco del SIPRI, con un aumento delle vendite di armi del
6,5% nel 2021, per raggiungere i 15 miliardi di dollari. Si tratta del
tasso di crescita più alto di tutte le regioni del mondo.
Delle cinque aziende, tre sono israeliane con una quota di 11,6 miliardi
di dollari. Il produttore di armi Elbit Systems era in testa, avendo
aumentato le sue vendite a 4,8 miliardi di dollari. L'azienda ha anche
aperto una filiale negli Emirati Arabi Uniti in seguito alla
normalizzazione dei legami tra i due Paesi.
Nei due anni successivi alla firma degli Accordi di Abraham mediati
dagli Stati Uniti, Israele si è assicurato contratti di difesa per un
valore di 3 miliardi di dollari nella regione. Nel 2021, gli Emirati
Arabi Uniti e il Bahrein, che hanno entrambi normalizzato i legami con
l'occupazione, hanno rappresentato il 7% delle vendite di Israele nel
settore della difesa.
Le altre due aziende nella top 100 hanno sede in Turchia e rappresentano
vendite combinate per 3,4 miliardi di dollari, con la Turkish Aerospace
che ha registrato un aumento del 62% nelle vendite di armi. Ankara ha
registrato un drastico aumento delle vendite di armi e attrezzature
aerospaziali dal 2002.
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