I sindacati confederali hanno indetto per oggi uno sciopero
di 8 ore in tutti gli stabilimenti a seguito della morte dell’operaio Angelo
Salamone ai Cantieri navali di Palermo. Una morte annunciata, come si dice,
visto che l’operaio lavorava presso una ditta in appalto, e quindi in
condizioni di precarietà: è risaputo che gli operai delle ditte esterne devono
correre per rispettare i tempi imposti dall’azienda e spesso, come in questo
caso, a lavorare in numero ridotto.
Ma in questo caso di morte sul lavoro sono emerse altre anomalie
come le riporta il quotidiano La Repubblica: “La procura indaga non solo sulla
dinamica dell’evento, ma anche su quanto accaduto dopo: nessuno ha infatti
avvertito le forze dell’ordine e la ‘scena del crimine’ è stata
irrimediabilmente modificata. Erano le 15,30 quando Angelo Salamone, che
aveva 62 anni, è rimasto ferito. I colleghi lo hanno soccorso immediatamente,
un’ambulanza l’ha portato al pronto soccorso di Villa Sofia. Le condizioni
dell’operaio sono subito apparse gravi, alle 19,30 è morto. A quel punto, i
sanitari hanno comunicato il decesso alla polizia.”
È anche per questo che la procura ha inviato gli avvisi di
garanzia: “Fra gli indagati, ci sono il responsabile dello stabilimento
palermitano di Fincantieri e il responsabile del servizio di prevenzione e
protezione dell’azienda. … nel registro degli indagati sono finiti pure il
titolare e il preposto della ditta per cui lavorava l’operaio. E il collega che
lo stava aiutando a dissaldare il serbatoio. Erano solo in due per un lavoro
così complesso.”
È chiaro
che le parole di cordoglio alla famiglia da parte dei responsabili della
Fincantieri suonano ipocrite e vuote e ancora di più quelle sulla salute e
sicurezza sul lavoro che “dicono dall'azienda - costituiscono valori
imprescindibili per il nostro gruppo e strategici per lo sviluppo sostenibile.
Fincantieri conferma la propria volontà di continuare ad investire per la
formazione e in ambito tecnico-organizzativo con il coinvolgimento di tutte le
persone impegnate quotidianamente nei suoi siti produttivi, con il comune
obiettivo di conseguire continui miglioramenti a fronte di quanto già ad oggi
consolidato". Un’affermazione che sembra più uno spot pubblicitario a
favore delle “capacità” dell’azienda, perché di sicuro ciò che c’è di “consolidato”
è il peggioramento delle condizioni di lavoro degli operai. E di questo “consolidamento”
sono responsabili anche i sindacati confederali che firmano da anni accordi di
ogni tipo, contratti nazionali e decentrati, protocolli con le prefetture…
Ci vuole altro per rispondere alla serie infinita delle morti sul lavoro, a cominciare dalla mobilitazione degli operai, dalla lotta e dall’unità, dall’organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori, visto che è della loro stessa vita che si tratta.
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