mercoledì 24 giugno 2020

pc 24 giugno - La pandemia si estende a livello mondiale e si rigenera - leggere proletari comunisti speciale giugno

Uno degli editoriali del nuovo numero speciale di proletari comunisti - uscito in maggio
delineava la situazione e le prospettive

Una pandemia che si diffonde nel mondo va valutata innanzitutto sul piano mondiale. L’ottica di osservazione di un singolo paese è insufficiente e fuorviante . Sotto questo punto di vista noi combattiamo decisamente la posizione che la pandemia è finita o si sta esaurendo, mentre ciò che è in corso è la sua diffusione. Per questo basterebbe confrontare i dati al 1° marzo, al 1° aprile, al 1° maggio, al 1° giugno, da cui risulta una crescita esponenziale dei contagi e dei morti.
Nello stesso tempo un altro dato da prendere in considerazione è il cammino della pandemia, dalla fornace Whunan all’Italia, al cui interno la “fornace” della zona più industrializzata del paese, Brescia/Bergamo, alla Spagna, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti divenuto nuovo epicentro di fase, asl dilagare attuale in America Latina con l’epicentro Brasile; un altro dato significativo è la ripresa della pandemia in Corea del sud e l’aperto manifestarsi di un fatto che la dove i governi sono stati dell’opinione che fosse una banale influenza, che non c’era bisogno del lockdown, la pandemia si è
diffusa più rapidamente e in maniera concentrata. Ciò vale per gli Stati Uniti, il Brasiler, l’Inghilterra e la “libertaria” Svezia; là dove invece è stato applicato un lockdown rigido e centralizzato, in primis la Cina e in parte Italia e Spagna, un effettivo contenimento è avvenuto.
Ogni regola ha un eccezione, all’interno dell’Europa la Germania è stata in grado di ridurre il numero dei morti e in una certa misura proporzionale il numero dei contagi; la Francia, partita con una logica più vicina ai regimi negazionisti, fino al clamoroso fatto di tenere comunque le elezioni comunali, ha dovuto ripiegare precipitosamente, e anche qui col risultato dell’espansione massiva della pandemia.
Per fermare questa pandemia il lockdown era ed è inevitabile e necessario. Ribadiamo che uno Stato socialista lo avrebbe praticato contando sulle organizzazione delle masse, sugli organi di potere delle masse, sulle organizzazioni di massa che opportunamente centralizzate e militarizzate avrebbero realizzato un lockdown più potente ed efficace, con una solidarietà popolare su tutto il territorio fatta anch’essa di organizzazione sanitaria, di gestione dei beni essenziali, di difesa compiuta delle condizioni di vita e di una partecipazione organizzata delle masse, che poi è la forma di potere della dittatura del proletariato e dell’economia e organizzazione sociale socialista.
Tutti coloro che negano la necessità del lockdown sono sostenitori che la pandemia non esiste, che la pandemia è un pretesto per imporre la dittatura aperta della borghesia.
Queste posizioni, oltre che erronee sul piano pratico, convergono di fatto con la posizioni di Trump, Bolsonaro, il primo Johnson, e non sono quindi proletarie e antagoniste, ma reazionarie e fascio-populiste.
La rivolta di Minneapolis – trattata a parte – spiega a tutti costoro cos’è il coprifuoco a fronte di una ribellione sociale e cosa invece lo stato di emergenza precedente la rivolta, che era contestato apertamente dalle forze di estrema destra americane, sostenute e coperte da Trump e dalla polizia.
Altra cosa è affermare che la borghesia e il suo Stato gestisce lo stato di emergenza in senso antiproletario, nei paesi oppressi dall’imperialismo come parte della guerra contro il popolo; altra cosa è affermare che dentro la pandemia i morti sono nostri, vale a dire che la gran parte delle vittime sono effetto della trasformazione della pandemia in strage per le gravi carenze sanitarie che si fondano sulla distruzione o assenza della sanità pubblica organizzata, e che quindi la crisi sanitaria viene scaricata sul popolo, producendo migliaia di morti; altra cosa è dire che alle masse povere nei paesi oppressi dall’imperialismo non viene offerta altra alternativa che o morire di covid o morire di fame.
Se guardiamo quindi allo stadio attuale della pandemia comprendiamo bene che le parole d’ordini espresse dai maoisti nel messaggio del 1° Maggio sono le parole d’ordini a base della lotta di massa proletaria e popolare, dell’organizzazione delle masse e dell’essere esse il brodo di coltura della lotta rivoluzionaria su scala mondiale e in ogni singolo paese. Queste parole d’ordini applicate alle realtà differenti del ciclo disuguale della pandemia sono il programma immediato valido per tutta la fase in cui la pandemia resta acuta a livello mondiale.
La crisi economica mondiale di sovrapproduzione era già in corso prima della pandemia, e su questa base si andavano intensificando la guerra commerciale Usa/Cina soprattutto, ma questa guerra commerciale è una guerra di tutti contro tutti e quindi tocca diversi livelli, tutte le differenti aree del pianeta, e non secondo la logica di blocchi ma secondo gli interessi delle borghesie imperialiste, dei rapporti di forza all’interno di esse, del loro grado e collocazione nella contraddizione tra borghesia imperialista e popoli oppressi del mondo, e all’interno dei paesi oppressi del mondo tra i diversi gradi di sviluppo esistenti in questi paesi e il loro intreccio con la battaglia sulle fonti di energia, petrolio, gas, sulle materie prime, di cui acquistano sempre più importanza le materie prime necessarie alla produzione e al funzionamento dei nuovi prodotti informatici (di qui l’importanza attuale e in prospettiva dell’Africa).
Così come la crisi economica era intrecciata con tutti i focolai di guerra accesi, dalla Siria, al Medio Oriente, alla Libia, all’Afghanistan, alla contesa che vede protagoniste India, Cina, ecc.
E’ in questo contesto, già esistente, che la pandemia ha un effetto devastante, accelerante e di scompaginamento dei giochi e degli assetti esistenti. Per cui la crisi post pandemica non è semplicemente la continuità e l’aggravamento della crisi esistente, non è l’esito finale della crisi già in corso, ma il passo iniziale di una nuova crisi che dispiegherà nei prossimi mesi ed anni tutti i suoi effetti, dialetticamente legati alle contraddizioni principali della società imperialista e al ruolo che in essa assumeranno la contraddizione di classe all’interno dei paesi imperialisti e la contraddizione tra paesi imperialisti e popoli oppressi.

Quali sono le caratteristiche che si intravedono della nuova crisi economica. Innanzitutto la riapparizione forte e chiara della soluzione keynsesiana e statalista della crisi, come esigenza del capitalismo mondiale e la fine del neoliberismo nella visione schematica che di questo si ha in generale. Lo sviluppo di una nuova economia di Stato centralizzata all’insegna della socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.
Come il neo liberismo si è affermato in tutto il mondo, questa nuova economia all’insegna della green economy e della sanità è obbligata ad affermarsi in tutto il mondo; una sorta di economia di guerra post pandemica, dove la pandemia ha gli effetti di una guerra e comunque alimenta le tendenze ad una nuova guerra di spartizione.
A questo assetto e a questa risposta della borghesia alla crisi, quale regime politico corrisponde meglio. Noi pensiamo che sia il fascio-populismo, anche se tra fascio-populismo e statalismo imperialista le differenze sul piano economico non sono molto differenti. Dove c’è la differenza? Nel modo in cui la borghesia da un lato organizza il consenso, dall’altro reprime il dissenso.

Il tipo di crisi fa collassare la media e piccola impresa, restano in piedi solo i grandi monopoli, il tipo di guerra commerciale si vince sul costo del lavoro e sul controllo dei processi di circolazione anch’essi di carattere monopolistico (vedi Amazon); il tipo di crisi fa venir meno l’esigenza del controllo democratico attraverso i partiti, ma richiede un assetto neo corporativo delle relazioni; il tipo di crisi post pandemica domanda massicci investimenti a sostengo dei monopoli, della loro riconversione in termini di gree economy; il tipo di crisi richiede l’ampliamento della funzione dello Stato come discarica sociale e trattazione degli elementi ormai ingovernabili dell’economia imperialista (malattia, ambiente, alimentazione, ecc.); questo tipo di crisi domanda il sussidio alla massa sterminata di poveri che produce, ma sussidio da “esercito del lavoro”; il tipo di crisi ha due sole soluzioni: o il fascismo o il socialismo. Poi ci sta lo sviluppo diseguale, poi c’è l’eccezione che conferma la regola. Il tipo di crisi ha una sola soluzione per la ribellione sociale, la contro-insurrezione. Ciò che corrisponde a questo è il moderno fascismo, il moderno nazismo, perché nell’acutezza delle contraddizioni tra paesi imperialisti la latenza permanente della guerra, il carattere di interesse vitale di ogni anello dell’economia mondiale, ci riporta ai fondamenti, e ciò che corrisponde ai fondamenti è che l’imperialismo è reazione e guerra, e ciò che corrisponde in termini di regime politica è una forma moderna e aggiornata del fascismo e del nazismo, con i colori che esso può assumere in ogni paese, i personaggi che forma, e gli spiriti che evoca, con lo scoperchiamento.

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