delineava la situazione e le prospettive
Una pandemia che si diffonde nel mondo va valutata innanzitutto sul
piano mondiale. L’ottica di osservazione di un singolo paese è
insufficiente e fuorviante . Sotto questo punto di vista noi
combattiamo decisamente la posizione che la pandemia è finita o si
sta esaurendo, mentre ciò che è in corso è la sua diffusione. Per
questo basterebbe confrontare i dati al 1° marzo, al 1° aprile, al
1° maggio, al 1° giugno, da cui risulta una crescita esponenziale
dei contagi e dei morti.
Nello stesso tempo un
altro dato da prendere in considerazione è il cammino della
pandemia, dalla fornace Whunan all’Italia, al cui interno la
“fornace” della zona più industrializzata del paese,
Brescia/Bergamo, alla Spagna, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti
divenuto nuovo epicentro di fase, asl dilagare attuale in America
Latina con l’epicentro Brasile; un altro dato significativo è la
ripresa della pandemia in Corea del sud e l’aperto manifestarsi di
un fatto che la dove i governi sono stati dell’opinione che fosse
una banale influenza, che non c’era bisogno del lockdown, la
pandemia si è
diffusa più rapidamente e in maniera concentrata. Ciò vale per gli Stati Uniti, il Brasiler, l’Inghilterra e la “libertaria” Svezia; là dove invece è stato applicato un lockdown rigido e centralizzato, in primis la Cina e in parte Italia e Spagna, un effettivo contenimento è avvenuto.
diffusa più rapidamente e in maniera concentrata. Ciò vale per gli Stati Uniti, il Brasiler, l’Inghilterra e la “libertaria” Svezia; là dove invece è stato applicato un lockdown rigido e centralizzato, in primis la Cina e in parte Italia e Spagna, un effettivo contenimento è avvenuto.
Ogni regola ha un
eccezione, all’interno dell’Europa la Germania è stata in grado
di ridurre il numero dei morti e in una certa misura proporzionale
il numero dei contagi; la Francia, partita con una logica più vicina
ai regimi negazionisti, fino al clamoroso fatto di tenere comunque le
elezioni comunali, ha dovuto ripiegare precipitosamente, e anche qui
col risultato dell’espansione massiva della pandemia.
Per fermare questa
pandemia il lockdown era ed è inevitabile e necessario. Ribadiamo
che uno Stato socialista lo avrebbe praticato contando sulle
organizzazione delle masse, sugli organi di potere delle masse, sulle
organizzazioni di massa che opportunamente centralizzate e
militarizzate avrebbero realizzato un lockdown più potente ed
efficace, con una solidarietà popolare su tutto il territorio fatta
anch’essa di organizzazione sanitaria, di gestione dei beni
essenziali, di difesa compiuta delle condizioni di vita e di una
partecipazione organizzata delle masse, che poi è la forma di potere
della dittatura del proletariato e dell’economia e organizzazione
sociale socialista.
Tutti coloro che negano
la necessità del lockdown sono sostenitori che la pandemia non
esiste, che la pandemia è un pretesto per imporre la dittatura
aperta della borghesia.
Queste posizioni, oltre
che erronee sul piano pratico, convergono di fatto con la posizioni
di Trump, Bolsonaro, il primo Johnson, e non sono quindi proletarie e
antagoniste, ma reazionarie e fascio-populiste.
La rivolta di
Minneapolis – trattata a parte – spiega a tutti costoro cos’è
il coprifuoco a fronte di una ribellione sociale e cosa invece lo
stato di emergenza precedente la rivolta, che era contestato
apertamente dalle forze di estrema destra americane, sostenute e
coperte da Trump e dalla polizia.
Altra cosa è affermare
che la borghesia e il suo Stato gestisce lo stato di emergenza in
senso antiproletario, nei paesi oppressi dall’imperialismo come
parte della guerra contro il popolo; altra cosa è affermare che
dentro la pandemia i morti sono nostri, vale a dire che la gran parte
delle vittime sono effetto della trasformazione della pandemia in
strage per le gravi carenze sanitarie che si fondano sulla
distruzione o assenza della sanità pubblica organizzata, e che
quindi la crisi sanitaria viene scaricata sul popolo, producendo
migliaia di morti; altra cosa è dire che alle masse povere nei paesi
oppressi dall’imperialismo non viene offerta altra alternativa che
o morire di covid o morire di fame.
Se guardiamo quindi
allo stadio attuale della pandemia comprendiamo bene che le parole
d’ordini espresse dai maoisti nel messaggio del 1° Maggio sono le
parole d’ordini a base della lotta di massa proletaria e popolare,
dell’organizzazione delle masse e dell’essere esse il brodo di
coltura della lotta rivoluzionaria su scala mondiale e in ogni
singolo paese. Queste parole d’ordini applicate alle realtà
differenti del ciclo disuguale della pandemia sono il programma
immediato valido per tutta la fase in cui la pandemia resta acuta a
livello mondiale.
La crisi economica
mondiale di sovrapproduzione era già in corso prima della pandemia,
e su questa base si andavano intensificando la guerra commerciale
Usa/Cina soprattutto, ma questa guerra commerciale è una guerra di
tutti contro tutti e quindi tocca diversi livelli, tutte le
differenti aree del pianeta, e non secondo la logica di blocchi ma
secondo gli interessi delle borghesie imperialiste, dei rapporti di
forza all’interno di esse, del loro grado e collocazione nella
contraddizione tra borghesia imperialista e popoli oppressi del
mondo, e all’interno dei paesi oppressi del mondo tra i diversi
gradi di sviluppo esistenti in questi paesi e il loro intreccio con
la battaglia sulle fonti di energia, petrolio, gas, sulle materie
prime, di cui acquistano sempre più importanza le materie prime
necessarie alla produzione e al funzionamento dei nuovi prodotti
informatici (di qui l’importanza attuale e in prospettiva
dell’Africa).
Così come la crisi
economica era intrecciata con tutti i focolai di guerra accesi, dalla
Siria, al Medio Oriente, alla Libia, all’Afghanistan, alla contesa
che vede protagoniste India, Cina, ecc.
E’ in questo
contesto, già esistente, che la pandemia ha un effetto devastante,
accelerante e di scompaginamento dei giochi e degli assetti
esistenti. Per cui la crisi post pandemica non è semplicemente la
continuità e l’aggravamento della crisi esistente, non è l’esito
finale della crisi già in corso, ma il passo iniziale di una nuova
crisi che dispiegherà nei prossimi mesi ed anni tutti i suoi
effetti, dialetticamente legati alle contraddizioni principali della
società imperialista e al ruolo che in essa assumeranno la
contraddizione di classe all’interno dei paesi imperialisti e la
contraddizione tra paesi imperialisti e popoli oppressi.
Quali sono le
caratteristiche che si intravedono della nuova crisi economica.
Innanzitutto la riapparizione forte e chiara della soluzione
keynsesiana e statalista della crisi, come esigenza del capitalismo
mondiale e la fine del neoliberismo nella visione schematica che di
questo si ha in generale. Lo sviluppo di una nuova economia di Stato
centralizzata all’insegna della socializzazione delle perdite e
privatizzazione dei profitti.
Come il neo liberismo
si è affermato in tutto il mondo, questa nuova economia all’insegna
della green economy e della sanità è obbligata ad affermarsi in
tutto il mondo; una sorta di economia di guerra post pandemica, dove
la pandemia ha gli effetti di una guerra e comunque alimenta le
tendenze ad una nuova guerra di spartizione.
A questo assetto e a
questa risposta della borghesia alla crisi, quale regime politico
corrisponde meglio. Noi pensiamo che sia il fascio-populismo, anche
se tra fascio-populismo e statalismo imperialista le differenze sul
piano economico non sono molto differenti. Dove c’è la differenza?
Nel modo in cui la borghesia da un lato organizza il consenso,
dall’altro reprime il dissenso.
Il tipo di crisi fa
collassare la media e piccola impresa, restano in piedi solo i grandi
monopoli, il tipo di guerra commerciale si vince sul costo del lavoro
e sul controllo dei processi di circolazione anch’essi di carattere
monopolistico (vedi Amazon); il tipo di crisi fa venir meno
l’esigenza del controllo democratico attraverso i partiti, ma
richiede un assetto neo corporativo delle relazioni; il tipo di crisi
post pandemica domanda massicci investimenti a sostengo dei monopoli,
della loro riconversione in termini di gree economy; il tipo di crisi
richiede l’ampliamento della funzione dello Stato come discarica
sociale e trattazione degli elementi ormai ingovernabili
dell’economia imperialista (malattia, ambiente, alimentazione,
ecc.); questo tipo di crisi domanda il sussidio alla massa sterminata
di poveri che produce, ma sussidio da “esercito del lavoro”; il
tipo di crisi ha due sole soluzioni: o il fascismo o il socialismo.
Poi ci sta lo sviluppo diseguale, poi c’è l’eccezione che
conferma la regola. Il tipo di crisi ha una sola soluzione per la
ribellione sociale, la contro-insurrezione. Ciò che corrisponde a
questo è il moderno fascismo, il moderno nazismo, perché
nell’acutezza delle contraddizioni tra paesi imperialisti la
latenza permanente della guerra, il carattere di interesse vitale di
ogni anello dell’economia mondiale, ci riporta ai fondamenti, e ciò
che corrisponde ai fondamenti è che l’imperialismo è reazione e
guerra, e ciò che corrisponde in termini di regime politica è una
forma moderna e aggiornata del fascismo e del nazismo, con i colori
che esso può assumere in ogni paese, i personaggi che forma, e gli
spiriti che evoca, con lo scoperchiamento.
Nessun commento:
Posta un commento