A metà maggio vi è stato un incontro, sia, come si dice, "in presenza" a Taranto sia con collegamento telematico con compagni dirigenti della FGC, tra proletari comunisti e il Fronte della Gioventù Comunista. Si sono affrontati vari temi, alla luce della fase attuale, che permane, di crisi pandemica e dell'allora iniziale costruzione del Patto d'azione.
Ne riportiamo una sintesi essenziale, perchè riteniamo che sia utile al dibattito e al lavoro in particolare in questa fase. Naturalmente la scelta degli stralci e la loro trascrizione è responsabilità esclusiva dei compagni di Taranto di proletari comunisti
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FRONTE DELLA GIOVENTU' COMUNISTA
Nel delineare l'idea del fronte unico di classe e l'appello alla mobilitazione unitaria siamo partiti innanzitutto da un'analisi della fase. Una fase che si caratterizza innanzitutto per un'accelerazione delle contraddizioni già esistenti in questo sistema. Abbiamo visto in queste settimane già prime forme di lotta che si vanno delineando. Nonostante il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi e tutte le problematiche che sono connesse, già emergono alcuni elementi di conflitto e di lotta. era fondamentalmente quindi anticipare i tempi. L'accelerazione delle contraddizioni ha posto sempre con più forza la necessità della mobilitazione dei lavoratori e di una risposta immediata perché abbiamo visto che tutte le misure del governo dall'inizio di questa emergenza sono state strettamente legate alle richieste degli industriali tant'è che il lock-down è valso soltanto per alcuni settori mentre altri non hanno non hanno mai chiuso durante tutta questa fase di emergenza.
Noi conosciamo le contraddizioni e difficoltà che vi sono per la presenza di sindacati, in particolare CGIL CISL e UIL, che si pongono ormai in un'ottica di patto sociale, un patto con il nemico di classe, sappiamo però anche che la fermentazione che esiste a livello del sindacalismo di base è un dato su cui noi non possiamo intervenire direttamente ma che ci limitiamo a registrare.
Fermo restando questo, crediamo che sia necessario, per rispondere alla crisi, interrogarsi non sull'autosufficienza delle strutture e cioè sul fatto che si sia in grado rispettivamente di svolgere non certo ruolo, ma sul ragionare complessivamente sull'idea di una mobilitazione unitaria.
Per noi il fronte unico di classe è innanzitutto una proposta un appello alla mobilitazione unitaria sulla base di alcune parole d’ordine individuate ed è un processo complessivo che si va ad articolare che non consiste in una fusione organizzativa o comunque nella messa in discussione delle rispettive strutture, per come sono concepite adesso, ma cerca di marciare in una direzione comune per rafforzare complessivamente anche quella che può essere la risposta alle politiche filo-padronali che verranno portate avanti nei prossimi mesi.
In particolare noi facciamo questo appello dalla prospettiva specifica della gioventù. In questi anni abbiamo costruito un patrimonio di mobilitazione, di lotta, di esperienza, detto con tutta l’umiltà del mondo, all'interno delle mobilitazioni studentesche che ci consente di fare certi ragionamenti. Come abbiamo scritto, riteniamo che sia fondamentale l’unità tra lavoratori e studenti nel contesto della lotta e, soprattutto in questa fase di crisi, dove le scuole e le università sono chiuse.
Lo facciamo dalla prospettiva giovanile non per giovanilismo ma per un ragionamento che si lega strettamente alla nostra idea di rispondere alla crisi senza ripetere errori che sono stati commessi in passato, anche dai comunisti, nell’approcciarsi all'opposizione sociale e alla crisi e lo facciamo soprattutto con un discorso che è in divenire.
Anche noi abbiamo partecipato alle assemblee convocate dal SiCobas che vanno in questa direzione e riteniamo complessivamente positivo l'indirizzo che è stato dato e lo sforzo di ragionamento e di convergenza sul piano delle lotte.
In queste settimane stiamo cercando un’interlocuzione a livello degli organismi dirigenti delle organizzazioni sindacali di base, per capire quali sono i giudizi sulla fase, su questo appello del fronte unico di classe, quali sono le intenzioni. Vediamo anche che si stanno già sviluppando delle iniziative di lotta in diversi contesti territoriali e settoriali, la logistica ma non solo, ci sono diversi settori in fermento e stiamo seguendo queste mobilitazioni. Pensiamo che le due cose debbano marciare un po' di pari passo.
Detto questo, non siamo ingenui: la partecipazione specifica al singolo presidio o manifestazione non risolve di per sé i nodi politici che dobbiamo andare ad affrontare ma crediamo ci sia bisogno di un confronto franco fra organizzazioni, e nello specifico le organizzazioni sindacali, per delineare le linee del fronte unico e porsi su un piano che sia coerente.
Chiaramente la nostra collocazione politica, la proposta del fronte unico di classe non va a surrogare quello che è un vuoto creatosi con la rottura del patto con il Partito Comunista. Sono due vicende che marciano per certi versi parallelamente ma noi abbiamo sempre sostenuto quelle che sono le basi politiche di questa proposta sul fronte unico. Quindi non è una soluzione che abbiamo trovato per rispondere a una mancanza ma è un indirizzo complessivo che chiaramente è rivolto principalmente a quelle che sono le realtà del sindacalismo di base e orientate al sindacalismo di classe in questo paese.
Non vi nascondiamo che noi abbiamo anche l’esigenza di capire quale sia lo sviluppo della presenza territoriale, delle vertenze, delle possibilità per poter dare un maggiore sostegno a quelle che sono le situazioni che si possono sviluppare.
PROLETARI COMUNISTI
Noi siamo un'organizzazione complessa. Innanzitutto siamo proletari comunisti, un’organizzazione comunista che esiste da tempo con una presenza in alcune città. Strategicamente noi siamo marxisti-leninisti-maoisti, abbiamo elementi di unità con tutti quelli che sul piano politico si definiscono marxisti-leninisti, con cui trattiamo la contraddizione storico-ideologica sulla questione del maoismo che per noi è indispensabile nel quadro della ricostruzione di un Partito Comunista autentico in un paese come il nostro.
Chiaramente questa è un'altra discussione ha altre sedi e in qualche misura altre opportunità. Abbiamo visto positivamente la rottura del patto con il partito comunista perché consideriamo sostanzialmente che il FGC ha due caratteristiche estremamente positive.
Il primo elemento è l’essere fatto da giovani, e noi non abbiamo un radicamento tra i giovani, i nostri
compagni non sono giovani. In generale sono quasi tutti lavoratori, precari, operai di fabbrica. Negli anni passati abbiamo avuto un'organizzazione giovanile che si chiamava Red Block e che non ha tenuto, è entrata in crisi poi si è sciolta. Il Fgc costituisce oggi la maggiore organizzazione giovanile comunista che ci sia nel nostro paese, può piacere o no tutto quello che dice e fa, però questo è un dato ed è l'elemento che a noi comunisti tocca valorizzare.
Il secondo elemento è il contenuto della rottura con il partito di Rizzo. Siamo rimasti sorpresi positivamente, dal vostro documento in proposito, in molta parte sono opinioni che noi condividiamo già da prima circa natura del PC di Rizzo e della sua persona, fermo restando che anche col PC Rizzo tutte le volte che ci sono state delle opportunità non abbiamo certo rinunciato a tradurle in pratica, perché quando i comunisti hanno questioni da sviluppare nel movimento operaio in forma unitaria lo devono fare senza spirito settario.
Quindi ci sono due dati: un fronte di giovani e il tipo di critica sviluppata dell'esperienza concreta nel PC di Rizzo. Al di là di quello che potrà materialmente succedere nel breve periodo, penso che sul medio periodo questo discorso peserà molto sia sui nostri rapporti sia nell'evoluzione dello sviluppo del movimento per il Partito Comunista nel nostro paese.
Detto questo, è la dinamica della costruzione del fronte unico quello di cui dobbiamo discutere. Sul documento che avete fatto per il fronte unico, siamo fondamentalmente d'accordo. Quello che vi vogliamo dire, compagni, è che il Patto d'azione è effettivamente un'opportunità che dobbiamo sviluppare, tutti e insieme. Perché ha la caratteristica di non essere solo un fronte sindacale, si tratta di organizzazioni sindacali di base e di classe impegnate in lotte serie, e questo Patto d’azione dà spazio e libertà alle organizzazioni politiche di intervenire, influenzare, nelle forme oggi praticabili. Perché, obiettivamente, non ci sono oggi le condizioni per cui le organizzazioni politiche comuniste si riuniscano, decidano tra di loro le cose da fare e poi le vanno a proporre al movimento sindacale. Questa condizione non c'è e forse neanche sarebbe auspicabile, data la situazione attuale dei gruppi comunisti. Né il Patto è un intersindacale, ogni intersindacale avrebbe livelli di mediazione, limiti nella sua azione, che non permetterebbe di esservi partecipi tutti. È invece proprio la logica del fronte unito o unico che fa sì che il patto d'azione sia un'opportunità che dobbiamo utilizzare.
Lo diciamo noi che col SiCobas non abbiamo solo unità ma anche grosse contraddizioni là dove siamo presenti entrambi, per esempio nella logistica a Bergamo, o altre contraddizioni legate alla matrice trotzkista di alcune realtà che fanno riferimento al SiCobas.
Il punto è che il Patto d’azione la sua definizione di fronte unico anticapitalista e il luogo dove possiamo agire insieme, con le rispettive caratteristiche, per influenzarne lo sviluppo in termini classisti e realmente anticapitalisti. Nello stesso tempo, farlo in una dinamica in cui le cose che diciamo si traducono i movimenti di lotta e ci permettono di affrontare in un contesto unitario questioni che di certo non sono risolte da questo patto d'azione.
Certamente il sindacalismo confederale è un nemico oggettivo, ma, per esempio, il peso che ancora ha la FIOM sulla classe operaia crea problemi, perché senza gli operai non andiamo molto lontano. I lavoratori della logistica sono certo uno strepitoso drappello d'avanguardia. Le lotte dei precari al Sud, anche quelle che stiamo facendo noi in questi giorni, sono importanti, ma sappiamo bene, sia in quanto comunisti sia in una logica di fronte unico, il peso di direzione che dovrebbe avere la classe operaia e sappiamo che rispetto a questo siamo ancora lontani dalla concretizzazione di questo elemento centrale nella dinamica e nello sviluppo realmente anticapitalista del Fronte.
In sostanza, la dimensione del Patto d'azione, la larga partecipazione, in cui non si tratta di singole persone ma rappresentano realtà sindacali e organizzazioni, è oggi una realtà che aiuta. Pensiamo che nella vostra ricognizione dobbiate prendere in considerazione ciò.
Non si tratta di intervenire nel Fronte per fare degli interventi propagandistici, ma per dare un contributo che è anche di proposta di azione che permetta ai settori che fanno parte di questa dinamica di tradurle in fatti reali, in un movimento reale che renda visibile la natura del fronte e influisca nello sviluppo della lotta di classe.
Il Patto d'azione ha costruito una piattaforma. Su questa piattaforma abbiamo fatto osservazioni critiche su tre punti: sulla centralità che viene data alla questione della patrimoniale, non perché non sia una rivendicazione giusta e necessaria ma perché in alcune espressioni politiche dei compagni che fanno capo al Si.Cobas o che comunque influenzano politicamente il SiCobas, si parla di “espropriare gli espropriatori” come se la patrimoniale fosse lo strumento per espropriare gli espropriatori, cosa che noi consideriamo una vera sciocchezza, per espropriare gli espropriatori bisogna conquistare il potere, fare la rivoluzione. Non sarà una diversa ripartizione delle tasse, quanto mai necessaria oggi nella lotta contro l'azione dei padroni di scaricare la crisi sui lavoratori, la leva per espropriare gli espropriatori. Abbiamo polemizzato anche pubblicamente con i compagni che la propongono, pur non avendo nulla contro il suo inserimento nella piattaforma.
Così su altri punti di questa piattaforma, sugli immigrati, per esempio. Abbiamo organizzato in passato centinaia di migranti, ne abbiamo organizzato la lotta per i documenti a Taranto e l'abbiamo anche vinta: tutti i migranti che abbiamo organizzato hanno ottenuto il documento e nessuno è stato espulso, nessuno è stato represso. In relazione con i compagni di “Campagne in Lotta” che sono molto presenti fra i braccianti nel foggiano e in Calabria, abbiamo fatto diverse battaglie. Perciò abbiamo chiesto che anche nella piattaforma questo punto fosse più preciso, raccogliesse le concrete battaglie dei migranti, non solo la generica richiesta di sanatoria.
Allo stesso modo abbiamo fatto una battaglia perchè nella piattaforma non fosse più citata la “chiusura dell'Ilva a Taranto”. Evidentemente non ci sta bene questa idea che dovremmo chiudere la più grande fabbrica del paese, che dovremmo costruire la città del turismo a Taranto, storicamente la più grande capitale industriale del Sud dopo Napoli e non invece fare della classe operaia di questa fabbrica la leva della lotta reale per la bonifica, l'ambientalizzazione e il lavoro; in contrasto aperto con ogni posizione che dice: dobbiamo diventare la città di cozze e calamari e della taranta, cosa assurda per una grande città industriale, capitale storica della classe operaia. Non ci sta bene perché significherebbe andare a dire agli operai: chiedete che vi mettano tutti in cassa integrazione che un giorno vi chiameranno per fare i pizzaioli. Noi combattiamo questa idea orrenda e consideriamo chi in questa città la sostiene un agente del nemico, che assedia gli operai e li colpevolizza, come se lavorare in una grande fabbrica fossa una colpa. Su questo abbiamo insistito e nei successivi comunicati usciti come proposta unitaria del Patto d'azione la questione chiusura Ilva è stata rimossa. Mentre chiaramente non va rimossa la battaglia all'Ilva/ArcelorMittal sull’ambientalizzazione, anzi è ricominciata, anche se qui è più complicato che a Genova, qui per far partire la lotta dei lavoratori occorre una “overdose” di coscienza e organizzazione, che attualmente i lavoratori non hanno.
Per tornare al Patto d'azione, dobbiamo agire al suo interno, costruire questa struttura ovunque sia possibile per farla essere un luogo reale dell'organizzazione delle lotte, attraverso le persone concrete che costituiscono il fronte. Fronte non è una parola d'ordine, sono persone concrete, operai, lavoratori precari, giovani, che si vedono, si riuniscono e si muovono insieme.
Questa cosa non comincia quando tu la lanci. È tipico della piccola borghesia pensare che da quando decide di impegnarsi in una cosa, da allora questa comincia a esistere. Non è affatto così. Il fronte in questo paese è già in corso, e il ruolo che potete svolgere è molto importante, e in questo quadro dobbiamo costruire il nostro rapporto.
FRONTE DELLA GIOVENTU' COMUNISTA
Noi dobbiamo in certo senso “ringraziare la crisi” per aver palesato il ruolo della classe operaia. Fino poco tempo fa, ci toccava andare a spiegare che la classe operaia esiste, che se si ferma blocca il paese. La crisi ha dimostrato che il 55% dei lavoratori hanno continuato lavorare. Un dato estremamente importante che ci restituisce il peso della classe operaia. Chiaramente occorre che questo peso si replichi anche sulla sfera dei rapporti di forza. Oggi i rapporti di forza sono estremamente polarizzati e non assolutamente sul polo della classe operaia bensì della borghesia e noi dobbiamo partire da questa situazione. Abbiamo una realtà oggettiva in cui la classe operaia detiene di fatto il controllo del paese, gestisce i settori strategici della produzione della logistica ma questo fatto oggettivo non è accompagnato dalla soggettività e quindi della possibilità di modificare i rapporti di forza.
Penso che il punto fondante del fronte unico di classe sia proprio questo, il compito storico nostro è quello di riportare i lavoratori, la classe operaia, da classe in sé a classe per sé, cioè favorire quella presa di coscienza individuale e collettiva a partire dai luoghi di lavoro, dalle vertenze che si sviluppano nei territori, inserite in un'ottica generale. Un fronte unico dovrà partire e crediamo che si sta configurando abbastanza coerentemente su alcuni elementi quali l'opposizione al centro-sinistra, al PD, alle politiche anti-popolari anti-operaie; la rottura con le posizioni delle dirigenze dei sindacati concertativi - ricordiamo tutti l'uscita di Landini il 1° Maggio sulla responsabilità dei lavoratori che devono andare assieme alla Confindustria praticamente, e la coscienza della irriformabilità dell'Unione Europea.
Quindi, su questi elementi politici è necessario ripartire e sulle necessità legate al rilancio del conflitto di classe attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni conflittuali. Questo crediamo che debba essere il centro di questo processo che andiamo a sviluppare nel corso del tempo. Non abbiamo la pretesa di essere risolutivi da subito. Io mi auguro che possano iniziare a delinearsi vari elementi per la costruzione di questo fronte unico di classe.
PROLETARI COMUNISTI
Sul problema degli operai: si dice la situazione della classe operaia e che essa pesa oggettivamente però non ancora soggettivamente. Su questo noi abbiamo detto, scritto: tutti voi, borghesi, piccolo borghesi, solo ora ve ne accorgete? In questo periodo di emergenza vi accorgete di quanto pesi la classe operaia? Chi diceva che la classe operaia quasi non c'era più, che c'erano tutti gli altri settori, mentre gli operai erano quasi scomparsi, se è onesto ha dovuto subito ricredersi.
La pandemia ha cambiato un po' le questioni. Scioperi, fermate, proteste, astensioni dal lavoro guarda caso sono stati gli operai in primis a farle, altro settore importante in questo è stata la logistica. Qui a Taranto ArceloMittal non si è fermata praticamente mai, senza però garantire assolutamente condizioni di sicurezza e ci è voluta tutta una serie di pressioni per ottenere anche delle minime misure di sicurezza, e anche oggi, a fronte dell’ulteriore attacco, ricatto di Arcelormittal, sono gli operai di Genova che scendono in piazza. Così è accaduto a Bergamo, a Brescia e in altre città.
Ricordo questo per dire che non dobbiamo noi stessi vedere una situazione statica, sempre uguale. Dobbiamo dire che in un certo senso il padronato, il governo, lavorano per noi, e ciò ha fatto sì che non solo oggettivamente si sia dimostrato in maniera chiara che il cuore dell’economia si basa sullo sfruttamento degli operai, ma anche soggettivamente ha mostrato che gli operai sono stati protagonisti in questa fase. Anche a livello internazionale, la situazione che c’è stata in Italia, la risposta con scioperi nelle fabbriche, le proteste nella logistica, sono state un esempio. Noi abbiamo collegamenti a livello internazionale e conosciamo le reazioni che ci sono in altri paesi, dove gli operai italiani sono stati visti come un esempio.
Dobbiamo partire da questo. La situazione non è esattamente uguale a come era prima dell'emergenza pandemia, l’emergenza ha spostato un po' la situazione e questo è un fatto un positivo di cui noi stessi dobbiamo tenere conto.
Altra questione, lo slogan “studenti e operai uniti nella lotta”. Io che ho vissuto la stagione di lotte del 68-69 so che era uno degli slogan principali, una delle pratiche concrete; che effettivamente il 68 degli studenti ha dato l’innesco, poi c’è stato l’autunno caldo degli operai, e questa unità tra movimento degli studenti e la lotta di classe concreta degli operai è stato il fuoco che ha permesso quella stagione rivoluzionaria.
Il Fronte della gioventù in un certo senso può essere un fattore importante da mettere in pratica, da far agire verso gli operai. Perché può dare forza a una classe operaia che chiaramente non è ancora in campo, anche se non è esattamente come prima dell'emergenza pandemia, a livello nazionale, in tutte le realtà, come sarebbe necessario. In questo senso, la gioventù comunista è un elemento di sostegno, di sviluppo per far avanzare la coscienza complessiva di classe. La gioventù comunista è ciò che serve, non genericamente la gioventù che in parte c'è nei movimenti.
Noi crediamo che questo sia il contributo più importante, sia in termini di proposte, di elevamento della battaglia di classe complessiva, sia in termini pratici. Che gli operai vedano che i giovani rivoluzionari, giovani comunisti gli dicono cose diverse, cose che non sentono dai sindacati o dai partiti che si dicono comunisti ma che in realtà essenzialmente guardando solo alle elezioni.
Un'ultima cosa. Anche il ruolo nel Patto d'azione è importante, perché ci vuole la gioventù, ci vuole chi porti un discorso non scontato. Che non si aggiunga semplicemente ai discorsi di chi parla di classe, di anticapitalismo, anche di soluzione rivoluzionaria, ma porti la voce della gioventù rivoluzionaria. Certo nel Patto d'azione non è che siamo tutti d’accordo ma è un'area importante che non solo parla di lotte ma che fa le lotte.
Aggiungiamo, finora abbiamo parlato bene del Patto d’azione. Ora dobbiamo “parlarne male”. Nella piattaforma che è stata elaborata c’è tutto ma non c’è un rigo sulle scuole, sugli studenti, sulla condizione giovanile. Il fatto che manchi dimostra che in questo patto non ci sono i giovani, non solo i giovani comunisti.
Chiaramente i giovani sono dentro tutte le realtà che sono parte del Patto ma manca la posizione della gioventù comunista. Allora voi compagni siete davanti a due strade. In questo tipo di assemblea ci sta Rifondazione, parla il partito di Ferrando, poi parla il Fronte della gioventù comunista... Così sareste l’ennesimo gruppo che si definisce comunista. Oppure potete rompere questa "gabbia" portando non la specificità ma il valore generale che il FGC deve e può avere, che vuol dire le istanze dei giovani, del movimento degli studenti.
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