"A nord - scrive il Sole 24 Ore - le false cooperative. Al sud il sistema impropriamente definito "del caporalato".
Al sud meno meccanizzazione e massiccia presenza della manodopera a basso costo, braccianti immigrati irregolari, innanzitutto. Il sud raccoglie il 60% dei lavoratori in nero. Il 20% di essi è in Puglia dove domina la coltivazione dei pomodori, soprattutto quelli destinati all'industria della trasformazione collegata alle grandi catene di distribuzione.
La maggioranza dei braccianti, immigrati a bassi salarti e senza diritti.
Ma anche il 40% dei regolarmente iscritti alle liste regionali, ad esempio in Puglia, non supera i 51 giorni di lavoro l'anno.
Pur essendo estesa la massa dei lavoratori migranti, recentemente tornano ad offrirsi per i lavori in campagna a qualsiasi prezzo anche i lavoratori italiani.
"In Campania, dice un sindacalista, per 20 euro per almeno 11 ore di lavoro, si trovano anche
lavoratori italiani e vicini alla pensione per completare i contributi".
Esiste una differenza nella produzione del pomodoro tra nord e sud. Al sud la superficie coltivata è molto estesa e quindi la raccolta meccanica è minore che al nord e di conseguenza è più estesa l'attività manuale di migliaia di lavoratori.
Ma la contraddizione, tutta capitalista, sta nel fatto che il pomodoro prodotto al sud è più qualitativo e, quindi, il rapporto salario/prezzi/profitto è molto ambito dai padroni.
Al nord il sistema delle cooperative è il vero caporalato. I padroni delle aziende agricole che hanno bisogno di più manodopera per pochi giorni si affidano a queste cooperative per averla in poco tempo. Le cooperative non applicano i contratti, anzi spesso applicano contratti firmati con sindacati di comodo minori e non versano nè tasse nè contribuiti previdenziali; così con salari più bassi e zero versamenti i lavoratori costano meno della metà di un'assunzione regolare e i contratti nazionali sono completamente elusi.
Anche in questa agricoltura sono le leggi del capitale a farla naturalmente da padrone e anche qui avanza un sistema di concentrazione che permette alle grandi aziende di assorbire le medie e le piccole.
Questo fa sì che dietro le campagne e le leggi "contro il caporalato" vi siano anche i padroni delle grandi aziende che vogliono imporre l'obbligo della raccolta meccanizzata del pomodoro, che naturalmente domanda capitali che le piccole aziende e parte delle medie non possono permettersi. Quindi, attraverso la campagna per la raccolta meccanizzata e "contro il caporalato" passa la concentrazione capitalista in agricoltura.
I sindacati confederali e in primis la Cgil sono docili strumenti di questo processo capitalista nel settore agricolo, come in molti altri casi in settori del lavoro precario, vedi i call center. Quindi, c'è poco o niente di tutela dei salari, delle condizioni di lavoro, degli orari, dei diritti nelle denunce e nelle campagne di informazione della Cgil.
E' solo la riorganizzazione di classe degli operai, migranti, italiani, uomini, donne che può permettere la difesa in ogni condizione, al sud come al nord degli interessi dei lavoratori
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