giovedì 9 agosto 2018

pc 9 agosto - L'OSCENO MIN. MOAVERO IN EGITTO: LA SVENDITA DI REGENI VAL BENE GLI AFFARI IN LIBIA

Con poco senso del pudore diplomatico, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi è stato immortalato ieri mentre, durante la visita ufficiale al Grand Egyptian Museum di Giza e poi al laboratorio di restauro dei sarcofagi del faraone Tutankhamon in piazza Tahrir fotografa un delicatissimo reperto con il telefonino tra i volti imbarazzati e persino infastiditi degli accompagnatori.


Moavero è andato giorni fa in Egitto, prima visita ufficiale di un capo della diplomazia italiana dopo il delitto Regeni.
Ma non è andato certo a parlare di Giulio Regeni - anzi, su Regeni Moavero ha elogiato la «cooperazione trasparente positiva» tra autorità egiziane e italiane - ma di affari e di Libia...
I rapporti (Italia/Libia) riguardano, oltre agli investimenti Eni, la complessa partita libica, nella
quale l’Italia del governo fascio populista cerca di spodestare Macron.
Moavero va in Egitto perchè l'imperialismo italiano su questo abbia amici in zona, dopo aver ottenuto a Washington con l'andata del presidente del consiglio un esplicita investitura da Trump, una sorta di una «camera di regia» comune sulla Libia e lo sdoganamento dell’iniziativa italiana nel convocare in autunno la conferenza internazionale sulla ex «quarta sponda».
In questo senso i legami con la Libia vanno avanti in fretta e si riempiono di atti concreti, con al centro il blocco dei migranti. Da qui il regalo che il governo Salvini/Di Maio vuole fare a Serraj di 12 motovedette alla Guardia costiera libica, non certo per salvare in mare dalla morte i migranti, ma per bloccarli e riportarli nei campi lager in Libia, alle torture, stupri, e altrettanta morte.

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