Questi, secondo la commissione sono i dati:
Aziende interessate al 5.986, per un totale di 678.328 dipendenti.
Hanno votato n° 350.749 aventi diritto al voto (pari al 63,27% dei presenti nei giorni di votazione).
276.627 SI, pari a80,11%
68.695 NO, pari a 19,89%
3.836 schede bianche
1.591 schede nulle.
Questi i dati forniti dalla commissione elettorale di Fim, Fiom e Uilm.
Ma i dati reali sono ben altri che dimostrano la volontà truffaldina dei servi del padrone.
Partiamo
dal primo dato, il numero delle aziende metalmeccaniche per classe di
addetti “interessate” al contratto nazionale (praticamente le aziende
dove si è svolto il referendum) secondo i confederali corrispondono a
5.986 aziende.
Le
imprese metalmeccaniche “interessate” al contratto secondo un dato
fornito da Federmeccanica, risultano essere ben 15.169. La differenza
tra i dati dichiarati dal sindacato e quelli reali è evidentemente
falsa, 9.183 fabbriche sparite dai conteggi, fabbriche in cui
probabilmente non si è tenuto nessun referendum.
classe di addetti
|
da 20 addetti a 49
|
da 50 addetti a 249
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250 addetti e oltre
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totale imprese
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numero imprese
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10378
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4725
|
666
|
15169
|
Gli
addetti all’industria metalmeccanica (sempre fonte Federmeccanica) sono
ben 1.590.097 un
numero in netto contrasto con quelli forniti dai sindacati. Se da questo numero si tolgono, per essere estremamente scrupolosi, i 464.347 addetti delle imprese sino a 20 dipendenti, che probabilmente non hanno nessun contratto o fanno riferimento al contratto Confapi (associazione delle piccole imprese), il numero degli aventi diritto al voto è di ben 1.125.750 addetti. Per ulteriore scrupolo togliamo anche gli 80.000 (fonteAdnkronos) dipendenti Fiat che sono fuori dal contratto nazionale, avendo Marchionne disdetto il contratto nazionale. Il numero degli aventi diritto a questo punto è di 1.045.750, un numero ben lontano da quello dichiarato dalla Fiom e dagli altri sindacati, una truffa vera e propria per far tornare i calcoli e far passare un referendum che è stato sicuramente bocciato.
numero in netto contrasto con quelli forniti dai sindacati. Se da questo numero si tolgono, per essere estremamente scrupolosi, i 464.347 addetti delle imprese sino a 20 dipendenti, che probabilmente non hanno nessun contratto o fanno riferimento al contratto Confapi (associazione delle piccole imprese), il numero degli aventi diritto al voto è di ben 1.125.750 addetti. Per ulteriore scrupolo togliamo anche gli 80.000 (fonteAdnkronos) dipendenti Fiat che sono fuori dal contratto nazionale, avendo Marchionne disdetto il contratto nazionale. Il numero degli aventi diritto a questo punto è di 1.045.750, un numero ben lontano da quello dichiarato dalla Fiom e dagli altri sindacati, una truffa vera e propria per far tornare i calcoli e far passare un referendum che è stato sicuramente bocciato.
Calcolando
le percentuali sui numeri reali degli aventi diritto al voto nelle
aziende metalmeccaniche, le differenze tra quanto dichiarato dalle tre
confederazioni e l’oggettività dei dati è quanto meno assurda. La fiom
ha dichiarato, nel suo sito, che gli aventi diritto al voto sono stati
678.328 con un numero di 350.749 votanti, pari al 63,27% una percentuale
costruita ad arte. La realtà dei numeri è molto lontana da quella
dichiarata. 350.749 votanti su 1.045.750 aventi diritto è solo il 33,54
%, una percentuale insufficiente per sbandierare una vittoria,
bisognerebbe ricordare al sig. Landini le sue dichiarazione fatte
all’assemblee dell’Avio a Rivalta: ”Il contratto è valido se la
maggioranza dei lavoratori lo approverà “.
I
si al referendum, dichiarati dal sindacato, 276.627 è un dato falsato.
Se questo dato, si calcola sul totale degli aventi diritto la
percentuale risulta essere solo del 26,45 %, una percentuale
estremamente irrisoria di consensi alla politica sindacale, se a questo
aggiungiamo voti contrari espressi nelle grandi fabbriche , che comunque
il sindacato ha provveduto sicuramente a truccare per abbassare il
dissenso, il referendum sul contrato risulta essere una vera debacle per
la struttura sindacale, malgrado il loro tentativo di farlo apparire
come una vittoria. Per Landini e la sua cricca di borghesia sindacale il
numero insignificante di si al contratto conta molto di più rispetto
alla massa degli aventi dritto.
Che
il sindacato usi una minoranza sparuta per far passare un contratto
capestro che la maggioranza di operai e di lavoratori ha dimostrato di
voler bocciare è una porcata indegna e maldestra, una truffa nella
truffa che il sig. Landini e tutta la sua cricca di funzionari ben
pasciuti tenta di far passare come una vittoria, una vittoria di Pirro a
cui prima o poi come operai chiederemo conto.
naturalmente proletari comunisti appoggia ogni iniziativa di contrasto a fiom-fim-uilm e di riorganizzazione di classe e di massa degli operai in fabbrica
naturalmente proletari comunisti appoggia ogni iniziativa di contrasto a fiom-fim-uilm e di riorganizzazione di classe e di massa degli operai in fabbrica
Cordiali saluti
276.000 operai metalmeccanici hanno votato a favore
del contratto nazionale sottoscritto da Fiom, Fim e Uilm. Una vittoria
della democrazia e un voto cosciente, ci dicono i nostri dirigenti. Non
abbiamo dubbi: i nostri colleghi hanno votato “sì” con coscienza. Il
punto è che questa coscienza può essere cambiata.
Non solo perché le ragioni del “no” non sono arrivate
in molte assemblee. Non solo perché ben presto saranno chiare le
conseguenze negative del contratto. Ma anche perché da tempo veniva
preparato nelle aziende il terreno perché un simile contratto potesse
essere accettato.
Prima di sottoscrivere questo contratto con la penna,
i dirigenti sindacali l’avevano da tempo sottoscritto nella pratica.
Fim e Uilm l’hanno fatto con 8 anni di accordi separati, con la totale
svendita dell’azione sindacale sull’altare degli enti bilaterali. La
Fiom l’ha sottoscritto ogni giorno un pochino di più: non contrapponendo
mai una vera strategia alternativa a quella di Fim e Uilm,
interrompendo alle Officine Bertone la stagione di lotta contro
Marchionne, abbracciando il testo unico sulla rappresentanza,
capitolando crisi aziendale dopo crisi aziendale senza mai sviluppare un
piano di lotta complessivo, con gli accordi sottoscritti
all’Electrolux, in Fincantieri e così via.
276.000 metalmeccanici hanno votato in coscienza “sì”
anche perché in fondo non hanno creduto di avere un’alternativa. E
questo messaggio è stato ribadito loro in tutte le salse: “se non firmiamo questo, cosa facciamo?”
Una vera e propria iniezione di debolezza. Un bagno di sfiducia che
dopo solo 20 ore di sciopero in 12 mesi rischia di consegnare la
categoria a Federmeccanica, a Ichino, Poletti, Renzi.
68.695 metalmeccanici hanno invece votato no. E
l’hanno fatto con altrettanta coscienza. Soprattutto dove sono stati
raggiunti dalla campagna per il no. Una campagna promossa con volantini e
passaparola da delegati e lavoratori senza alcuna riconoscimento né
legittimità da parte delle strutture. Anzi spesso duramente contrastata
da esse. Hanno votato no alcune tra le aziende sindacalmente più forti e
militanti. Quelle su cui un sindacato deve appoggiarsi se vuole dare
vita a una stagione di mobilitazione. Quelle di cui la maggioranza della
Fiom dovrebbe disperarsi per aver perso, perché non avere il loro
consenso rende potenzialmente ancora più difficile una prospettiva di
mobilitazione.
Abbiamo votato no e promosso una campagna di
controinformazione coscienti di respingere non solo un pessimo
contratto, ma un intero modello di relazioni sindacali. Se il Ccnl è
passato, non passa per questo la nostra opposizione a quanto
rappresenta. Non si tratta però semplicemente di prepararsi al prossimo
congresso o referendum. Se il problema sono la pratica, l’alternativa e i
rapporti di forza, è da lì che dobbiamo ripartire.
Al tecnicismo da amministratori e consulenti
finanziari che caratterizza ormai la stragrande maggioranza dei nostri
funzionari, noi dobbiamo rispondere con la semplicità e la freschezza di
chi contrappone all’avversario di classe le proprie ragioni di vita e
di dignità. E’ l’azione della stessa controparte a fornirci delle linee
guida sommarie: aumenti salariali come forma di spostamento della
ricchezza da profitti a salario, difesa della sicurezza e della salute
sul lavoro, del diritto alla malattia, all’assistenza familiare e della
sanità pubblica, opposizione ad ogni tentativo strisciante di ritorno al
cottimo, riappropriazione del controllo dell’organizzazione del lavoro e
dell’orario, con la riaffermazione di sabato, domeniche e festivi come
giorni di riposo, comunque mai assimilabili a lavoro ordinario,
opposizione agli enti bilaterali, alla cessione di pezzi di stato
sociale direttamente nelle mani del mondo finanziario e assicurativo,
lotta al precariato e riconquista dell’articolo 18, abbassamento
dell’età pensionabile e aumento delle pensioni, rifiuto del testo unico
sulla rappresentanza.
Alla rappresentazione delle aziende che piangono
miseria, contrapponiamo la realtà dei profitti che hanno macinato un
record dopo l’altro. Alle indiscusse e indiscutibili esigenze del
mercato, contrapponiamo le imperative ragioni della vita di milioni di
lavoratori. A un apparato sindacale che pensa di cavarsi dalle secche
con quote contrattuali e con i proventi degli enti bilaterali,
contrapponiamo un modello sindacale partecipativo guidato dalla fiducia
di poter stimolare la partecipazione e organizzazione dei lavoratori.
Questo referendum ci consegna 69.000 ragioni per
resistere e lottare. Per questo invitiamo tutti quelli che si ritrovano
in queste ragioni a discutere insieme come farlo e con lo stesso spirito
con cui abbiamo promosso l’assemblea del 6 dicembre per organizzare la
campagna per il NO, diamo appuntamento a tutte e tutti di nuovo a Firenze il 24 gennaio, a partire dalle h 10 al Dopo Lavoro Ferroviario in via Alamanni (attaccato alla stazione di Santa Maria Novella).
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli, Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN)
Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo
Barbaro, Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris,
Alfonso De Martino, Jury Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella,
Franco Ruggeri, Luca Carlessi, Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli,
Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba,
Massimiliano Malventi, Adriana Tecce,Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli,
Simone Di Sacco (RSU FIOM Piaggio)
Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM Motovario)
Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM Ducati)
Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM Continental)
Serafino Biondo (RSU FIOM Fincantieri Palermo)
Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera)
Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia Forlì)
D.C. operaio di Milano
tratto da operaicontro
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