sabato 4 luglio 2015

pc 4 luglio - Protesta di 7 operai saliti sul carroponte nella fabbrica Marcegaglia di Milano.


 Nella fabbrica Marcegaglia di viale Sarca a Milano ieri mattina sette operai hanno attuato una protesta ad oltranza contro la direzione aziendale salendo sul carroponte della campata sopra l’unica linea […]


1
 Nella fabbrica Marcegaglia di viale Sarca a Milano ieri mattina sette operai hanno attuato una protesta ad oltranza contro la direzione aziendale salendo sul carroponte della campata sopra l’unica linea di produzione in funzione in questi giorni, bloccando così il lavoro degli impianti sottostanti che lavorano prodotti in acciaio per l’edilizia industriale come pannelli coibentati e profilati vari. I sette operai determinati nell’iniziativa, protestano contro la decisione dell’azienda di licenziarli se non accetteranno il trasferimento nella fabbrica di Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria a circa 100 km. di distanza da Milano, poiché la fabbrica di Milano chiuderà a fine luglio secondo i piani aziendali.

Abbiamo fatto ad uno dei sette operai, Massimiliano, alcune domande per capire bene la situazione attuale giunti al secondo giorno di protesta.

Perché avete deciso questa forma di protesta così dura a pochi giorni dalla chiusura totale della fabbrica?                                                   Più di un anno fa abbiamo cominciato una lotta contro la decisione presa dalla famiglia Marcegaglia di chiudere lo stabilimento di Milano per cali di commesse di lavoro. I nostri scioperi, le diverse manifestazioni, i blocchi stradali e i numerosi incontri istituzionali sia a livello cittadino che ministeriale non sono serviti a modificare le intenzioni per impedirne la chiusura. Ora siamo costretti ad agire in questo modo, noi sette siamo stati minacciati di licenziamento perché sin dall’inizio abbiamo sempre rifiutato di accettare l’ imposizione aziendale di fare tutti i giorni  200 km di strada tra andata e ritorno per andare a lavorare nella fabbrica di Pozzolo Formigaro.

Ma l’anno scorso non era stato siglato un accordo sindacale che stabiliva la ricollocazione di tutte le maestranze?     
Esattamente a giugno 2014 hanno firmato l’accordo i delegati della Fim  e della Uilm con i rispettivi funzionari sindacali Cisl e Uil  e con il voto a favore di un solo delegato della Fiom asservito all’azienda poi espulso dalla Fiom, ma il sottoscritto come delegato della Fiom e la Fiom stessa, non essendo assolutamente d’accordo e supportato da diversi colleghi non abbiamo siglato l’accordo.
Con questo accordo circa cinquanta operai hanno dovuto accettare il trasferimento quotidiano a Pozzolo per paura di essere licenziati e il timore di non poter trovare un domani un altro posto di lavoro per via della crisi e dell’età sopra i cinquant’anni. Altri per mezzo di incentivi vari, si sono licenziati ed altri ancora sono andati in pensione.

Quali sono le vostre richieste con questa iniziativa?
Chiediamo di non essere licenziati ma ricollocati nelle altre fabbriche del gruppo Marcegaglia come nei siti produttivi di Corsico (MI), Lomagna (LC) e Boltiere (BG) dove sappiamo bene che c’è sicuramente posto per noi, visto e considerato che in queste fabbriche attualmente si fanno straordinari e perché nei prossimi mesi diversi operai andranno in pensione, lasciando liberi dei posti di lavoro da rimpiazzare. Ma l’azienda resiste, non vuole ricollocarci nelle altre fabbriche prima citate perché vuole punirci per aver rifiutato di il trasferimento a Pozzolo e perché siamo i più combattivi. Se non vi sarà il ricollocamento rischiamo il licenziamento perché il periodo di cassa integrazione straordinaria a rotazione si è dimezzato da due anni a un anno per via delle nuova riforma del lavoro di Renzi.

Ci sono stati incontri in questi due giorni con i dirigenti aziendali per risolvere la situazione?
Sì, sia ieri che oggi ci sono stati tre incontri in Prefettura a Milano ma andati a vuoto per la mancanza della rappresentanza aziendale. L’azienda vuole come condizione per presentarsi al tavolo della prefettura la fine della nostra protesta, cioè vuole a tutti i costi che scendiamo dal carroponte e lasciamo continuare la produzione. Non se ne parla nemmeno, siamo così determinati da stare lassù ad oltranza, almeno finchè non ci sia un impegno scritto da parte aziendale che ci garantisca la nostra ricollocazione nelle altre fabbriche del gruppo. La nostra azione per ora risulta efficace, la produzione dell’unica linea di lavoro è ferma, da là sopra non ci spostiamo.

Il sindacato vi sta appoggiando nella vostra lotta?
Certamente, la Fiom di zona innanzitutto ma anche la Cub. Sono dalla nostra parte, ci sostengono anche loro convinti che ci possano essere le condizioni per essere ricollocati negli altri siti più vicini di proprietà Marcegaglia. In più siamo contenti che iniziano ad arrivare i primi  comunicati di sostegno anche da parte di operai di altre fabbriche.

Conclude Massimiliano con l’invito a tutti coloro che vogliono sostenere la nostra lotta a passare davanti ai cancelli della fabbrica nei prossimi giorni.

Luigi
operai contro

Nessun commento:

Posta un commento