lunedì 29 giugno 2015

pc 29 giugno - IL VOLANTINO DIFFUSO ALLA FCA-SATA DI MELFI E DISCUSSIONE CON GLI OPERAI E I GIOVANI INTERINALI

Proprio questa mattina un'operaia aveva dovuto lasciare la sua postazione lavorativa perchè si era sentita male: dopo che già aveva lavorato su un carico di lavoro, all'arrivo di un maggior carico non ce l'ha fatta più...
Alcuni sindacalisti di Marchionne (cisl, uil, fismic, ecc.) girano in fabbrica svolgendo una funzione costante di affiancano dei capi, per sollecitare (controllare) gli operai, e sembrano avere "campo libero" in azienda...
Anche i giovani operai - veramente giovanissimi - dicono che i ritmi sono troppo alti, in particolare nei reparti direttamente legati alla produzione; dicono che Marchionne bada alla quantità non alla qualità delle stesse macchine; anche per i giovani l'azienda ha fatto credere di mettere la frutto i loro studi, di puntare sulla qualità e invece vengono trattati come manovalanza...
Ma anche alcuni giovani operai dicono che è necessaria la lotta...

Il volantino

ALLE OPERAIE E AGLI OPERAI DELLA FCA SATA DI MELFI

Nei precedente volantino del 21 maggio e nell’iniziativa del 28 maggio, in occasione della venuta di Renzi, abbiamo denunciato e inquadrato sulla base delle nostre conoscenze e delle denunce degli operai e operaie la situazione nella Fca di Melfi. Il testo si può leggere sui blog: http://proletaricomunisti.blogspot.it/pc-21-maggio-volantinaggi alla-fiat; http://cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.it/29-maggio-renzi-alla-fiatsata-di-melfi.

Scrivevamo che quello che avviene alla Sata non interessa solo gli operai di Melfi ma tutta la classe operaia in Italia perchè alla Fiat si costruisce una fabbrica in cui conta solo il padrone e il suo profitto e gli operai e le operaie non hanno diritti e lobertà sindacali che non siano compatibili con i piani e gli interessi di Marchionne in materia di turnazione, salari, ritmi, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, comando di fabbrica...
Per queste ragioni è necessario rompere questa macchina e questa gabbia alla Sata, ridando agli operai e operaie gli strumenti di difesa e di offesa, per rispondere alla guerra di bassa intensità del padrone contro gli operai con la guerra di classe.
La venuta di Renzi ha sancito lo stretto legame tra governo e padroni, come mai c’era stata nella storia di questa fabbrica, con l’idea comune di fare di questa fabbrica, la fabbrica del jobs act.

In un articolo Cremaschi fa una denuncia condivisa su questo punto: “...Il capo della FCA e quello del governo sono da tempo sodali e lo stabilimento lucano del gruppo è diventato l’emblema della propaganda sulla ripresa grazie alla distruzione dei diritti del lavoro. La Fiat di Melfi ha annunciato un migliaio di assunzioni ed è così diventata l’immagine vincente del Jobsact. Un’immagine diffusa dal solito regime mediatico compiacente, dietro la quale però si nascondono il supersfruttamento del lavoro e l’aggressione permanente alla salute e alla dignità delle persone.Ogni settimana quasi 200 lavoratrici e a lavoratori si recano in infermeria. Una parte lo fa per le contusioni dovute alle postazioni scomode e affollate, che fanno sì che le persone urtino frequentemente contro le scocche e gli impianti. Molte e molti altri invece si ricoverano perché manifestano sintomi di collasso provocati da eccessivi ritmi di lavoro.
Da un indagine fatta negli ospedali della regione risulta che da quando il lavoro è ripreso a pieno regime dopo la cassa integrazione, con peggiori ritmi di lavoro, le richieste da parte degli operai di controlli cardiologici sono aumentate in modo abnorme.
Altro che modernità, a Melfi si lavora secondo i più brutali canoni del fordismo dei primi del ‘900, con condizioni persino offensive per la dignità delle persone. In una postazione del montaggio, esattamente nel reparto motori, i due operatori sono costretti a lavorare uno sopra l’altro, fisicamente attaccati, anche se sono un uomo ed una donna...
Nella lastratura si lavora costantemente in un’ambiente viziato dagli odori e dai fumi provocati dai tanti robot che saldano i vari pezzi della scocca, disagio aggravato dal fatto che in tutta la fabbrica in questi mesi estivi il caldo è insopportabile. Anche perché l’azienda del munifico Marchionne, che nel 2014 ha intascato 60 milioni di euro in emolumenti e benefit, risparmia energia sui condizionatori d’aria, che sono stati lasciati spenti fino a che non sono cominciate le proteste.
Nel 2004, dopo ventun giorni di sciopero, per i lavoratori Fiat finirono le terribili turnazioni di sabato e domenica. Ora si è tornati a lavorare per tutta la settimana, per cui al peso dei rimi di lavoro insostenibili si aggiunge la cancellazione dei ritmi di vita, in particolare di quelli familiari, per donne e uomini in gran parte pendolari da lunghe distanze. Oltre che i collassi psicofisici ci sono così quelli di nuclei familiari, nei quali i figli piccoli son lasciati senza genitori il sabato e la domenica.
La grancassa mediatica ha molto tuonato per le centinaia di assunzioni con contratti precari realizzate per lanciare la ripresa produttiva. I giovani, in gran parte entrati attraverso i soliti canali meritocratici, cioè con raccomandazioni varie, sono stati sconvolti da come si lavora in Fiat. Avevano creduto alla propaganda sulla fabbrica moderna ultratecnologica dove si sarebbe maturata un’alta professionalità, e si sono trovati ammucchiati nella più brutale ed antica catena di montaggio. Diversi non hanno retto e hanno abbandonato...”.


Intanto, Marchionne mantiene i “suoi impegni” e garantisce il massimo di assunzioni interinali e il massimo sfruttamento.
Gli operai in occasione della venuta di Renzi e della situazione si vanno dividendo il tre fasce, una “destra” che segue i sindacati di Marchionne e affida al padrone, ad essi e a Renzi il futuro del proprio lavoro e della propria vita; un centro rappresentato da operai che non sono d’accordo con quello che succede, non si uniscono ai sindacalisti partecipativi (come dicono loro stessi), sentono tutto il peso dello sfruttamento e della dittatura che esiste in fabbrica ma non hanno ancora la forza di ribellarsi e soprattutto non vedono come farlo; e una sinistra, non parlamentare né partitica, che denuncia la situazione – vedi “le fortunate operaie di Melfi” - che cerca di reagire e riorganizzarsi. Di questa sinistra però non fanno parte operai dell’ex sindacalismo di base, lamentosi, rancorosi verso gli operai, che scrivono solo in internet, ma che non hanno più né un presente né un futuro nella lotta operaia.

Il nostro intervento, la nostra azione è a sostegno di questa sinistra operaia, per ricostruire innanzitutto il sindacato di classe, con il coraggio e la lotta; secondo per costruire un circolo operaioche sia strumento di conoscenza, formazione e organizzazione, per preparare le forze operaie e tutta l’area di sostegno alla lotta degli operai e collegamento con le altre realtà di fabbrica, dall’Ilva di Taranto agli altri stabilimenti Fiat, agli operai della logistica in lotta per il contratto e la difesa del lavoro, contro padroni, governo e il loro Stato.

Stiamo preparando a questo scopo diversi materiali, primo tra tutti un Bollettino di denuncia e informazione che si può leggere sui blog sopra citati e si può richiedere via e mail a: pcro.red@gmail.com

Proletari comunisti

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