Da:
Rassegna.it
I Decreti attuativi sulla riforma del
mercato del lavoro rendono facoltativo l’obbligo della formazione quando si è
demansionati.
Secondo Calleri (responsabile
Sicurezza CGIL): “effetti devastanti sulla salute dei lavoratori, che saranno
molto più ricattabili”.
Non si finisce mai di scoprire cosa
non va nel Jobs Act. L’ultima (cattiva) novità è contenuta nei Decreti attuativi
del 20 febbraio scorso, in relazione alla possibilità del demansionamento dei
lavoratori in caso di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale.
Nella norma approvata dal Consiglio
dei Ministri si rende facoltativo l’obbligo della formazione quando si viene
cambiati di mansione. In altre parole: il lavoratore può cambiare mansione, in
questo caso può essere demansionato, e non ricevere più alcuna formazione
specifica riguardante il nuovo compito.
Una “piccola” misura, che però può
avere effetti devastanti sulla salute e sicurezza dei lavoratori. “Un impiegato
di un’industria” – spiega Sebastiano Calleri, responsabile Sicurezza della CGIL
nazionale – “può essere demansionato e mandato a lavorare in una linea di
produzione, quindi a contatto con un qualsiasi macchinario o attrezzatura che
assolutamente non conosce, senza avere svolto neanche un’ora di formazione per
il suo nuovo incarico”.
“In questo modo” - spiega l’esponente
sindacale - “si abolisce di fatto l’articolo 2087 del Codice Civile, come da
sempre richiede Confindustria, che è l’architrave su cui si fonda il sistema di
prevenzione e protezione, visto che prescrive all’imprenditore di fare tutto il
possibile per evitare i rischi connessi alle mansioni di lavoro, secondo tutte
le norme tecniche e scientifiche il più possibile
aggiornate”.
La formazione al cambio di mansione,
in pratica, da obbligatoria [ai sensi dell’articolo 37, comma 4, lettera b) del
D.Lgs.81/08] diventa facoltativa. “Questa misura, oltre agli evidenti rischi
legati allo svolgimento di un nuovo compito, porterà i lavoratori a non
richiedere più i propri diritti, proprio a partire da quelli relativi alla
formazione e all’informazione” - aggiunge Calleri.
“Questo singolo provvedimento” -
conclude il responsabile Sicurezza della CGIL nazionale - “è perfettamente in
linea con la filosofia generale del Jobs Act. Grazie al combinato disposto delle
norme fin qui approvate su licenziamenti e demansionamento, i lavoratori e le
lavoratrici saranno molto più ricattabili, e le loro condizioni di lavoro
peggioreranno. Quale lavoratore, sotto la minaccia di licenziamento o
demansionamento, sarà messo in condizione di richiedere l’osservanza delle norme
prevenzionistiche? E quale sarà l’effetto di tutto ciò sull’efficacia del ruolo
dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza all’interno delle aziende e,
ancor di più, nel loro rapporto con i lavoratori? Su questa norma, allora,
dobbiamo informare i lavoratori, aprire una campagna specifica, impegnandoci per
farla cambiare”.
* * * * *
Il Decreto attuativo a cui fa riferimento l’articolo di
Rassegna.it e quello sul riordino delle tipologie
contrattuali.
Tale
Decreto prevede al comma 1, terzo periodo dell’articolo 55 (Mutamenti
delle mansioni) quanto segue:
“Il mutamento di mansioni è accompagnato, ove
necessario, dall’assolvimento dell’obbligo formativo, il cui mancato adempimento
non determina comunque la nullità dell’atto di assegnazione delle nuove
mansioni”.
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