Di
John Pilger
27
febbraio 2014
Il
recente 70° anniversario della liberazione di Auschwitz ci ha ricordato il grande crimine del fascismo la cui iconografia nazista è inserita nella
nostra consapevolezza. Il fascismo è conservato come storia, come filmato
tremolante di camicie nere che fanno il passo dell’oca, la loro
criminalità terribile e palese. Tuttavia nelle stesse società liberali le cui
élite guerrafondaie ci esortano a non dimenticare mai, il pericolo che un nuovo
tipo di fascismo stia accelerando viene eliminato perché è il loro fascismo.
“Cominciare
una guerra di aggressione….” hanno detto i giudici del tribunale di Norimberga
nel 1946, “non è soltanto un crimine internazionale, è il supremo crimine
internazionale che differisce dagli altri crimini di guerra perché contiene in
se stesso il male accumulato del totale.”
Se
i nazisti non avessero invaso l’Europa, Auschwitz e l’Olocausto non sarebbero
esistiti. Se gli Stati Uniti e i suoi satelliti non avessero iniziato la loro
guerra di aggressione in Iraq nel 2003, quasi un milione di persone oggi
sarebbero vive, e lo Stato Islamico, o ISIS non ci terrebbe schiavi della sua
ferocia. Sono la progenie del fascismo moderno, svezzato dalle bombe, dai
bagni di sangue e dalle bugie che sono il teatro surreale noto come notizie.
Come
il fascismo degli anni e ’40, grosse bugie vengono diffuse con la precisione di
un metronomo, grazie ai media onnipresenti, ripetitivi e alla loro violenta
censura per omissione. Considerate la catastrofe in Libia.
Nel
2011 la Nato ha dato il via a 9.700 “missioni di aggressione” contro la Libia,
un terzo delle quali avevano come obiettivi i civili. Si usavano testate
all’uranio; le città di Misurata e di Sirte sono state bombardate a tappeto. La
Croce Rossa ha identificato fosse comuni e l’Unicef ha riferito che “la maggior
parte [dei bambini uccisi] avevano meno di 10 anni.”
La
sodomizzazione pubblica del presidente della Libia, Muammar Gheddafi fatta con
una baionetta dei “ribelli” è stata accolta dall’allora Segretario di Stato
americano, Hillary Clinton con queste parole: “Siamo venuti, abbiamo visto, egli
è morto.” La sua uccisione, come la distruzione del suo paese, è stata
giustificata con una grossa bugia che ci è familiare: stava pianificando il
“genocidio” contro il suo stesso popolo. “Sapevamo….che se avessimo aspettato
ancora un giorno,” ha detto il presidente Obama, “Bengasi, una città grande
quanto Charlotte, poteva subire un massacro che si sarebbe riverberato in tutta
la regione e che avrebbe macchiato la coscienza del mondo.”
Questa
è stata l’invenzione delle milizie islamiste che affrontavano la sconfitta da
parte delle forze governative libiche. Hanno detto alla Reuters che ci sarebbe
stato “un vero bagno di sangue, un massacro come quello che abbiamo visto in
Ruanda”.
Riferita
il 14 marzo 2011, la bugia ha fornito il primo spunto per l’inferno della Nato,
definito da David Cameron un “intervento umanitario.”
Segretamente
riforniti e addestrati dalle Forza aerea speciale (SAS) della Gran Bretagna,
molti dei “ribelli” sarebbero diventati ISIS, la cui più recente “offerta” video
mostra la decapitazione di 21 lavoratori Cristiani Copti catturati a Sirte, la
città distrutta a nome loro dai bombardieri della NATO.
Secondo
Obama, Cameron e Hollande, il vero crimine di Gheddafi è stata l’indipendenza
economica della Libia e la sua intenzione dichiarata di smettere di vendere le
più grosse riserve petrolifere dell’Africa in dollari degli Stati Uniti. Il
petrodollaro è un pilastro del potere imperiale americano. Gheddafi ha
audacemente pianificato di introdurre una valuta africana comune agganciata
all’oro, stabilire una banca centrale africana, e di promuovere un’unione
economica tra paesi poveri con risorse di valore. Se questo sarebbe accaduto
oppure no, la sola idea era insopportabile per gli Stati Uniti perché preparava
una “entrata” in Africa e a corrompere i governi africani con “partnership”
militari.
In
seguito all’attacco della Nato con la copertura di una risoluzione del Consiglio
di Sicurezza, Obama, ha scritto Garikai Chengu, “ha confiscato 30 miliardi di
dollari dalla Banca Centrale della Libia, che Gheddafi aveva destinato
all’istituzione di una Banca Centrale africana e della valuta chiamata dinaro
africano, agganciata all’oro.”
La
“guerra umanitaria” contro la Libia ha preso spunto da un modello caro ai cuori
liberali occidentali, specialmente nel campo dei media. Nel 1999 Bill Clinton e
Tony Blair hanno mandato la Nato a bombardare la Serbia, perché, hanno mentito,
i Serbi stavano commettendo un “genocidio” del gruppo etnico albanese nella
provincia secessionista del Kosovo. David Scheffer, ambasciatore straordinario
degli Stati Uniti per i Problemi dei Crimini di guerra, ha dichiarato che
“un numero equivalente a 225.000 uomini di etnia albanese tra i 14 e i 59 anni”
potevano essere stati assassinati. Sia Clinton che Blair hanno ricordato
l’Olocausto e “lo spirito della Seconda Guerra mondiale”. Gli eroici alleati
dell’Occidente erano l’Esercito di liberazione del Kosovo (KLA), i cui
precedenti penali sono stati trascurati. Il ministro degli Esteri britannico,
Robin Cook, ha detto loro di chiamarlo a qualsiasi ora sul suo cellulare.
Una
volta finito il bombardamento della Nato, e con gran parte delle infrastrutture
della Serbia in rovine, insieme a scuole, ospedali, monasteri e la stazione
televisiva nazionale, squadre di polizia scientifica sono scese in Kosovo per
tirar fuori prove dello “olocausto”. L’FBI non è riuscita a trovare neanche una
sola fossa comune ed è tornata a casa. La squadra della polizia scientifica
spagnola ha fatto lo stesso e il suo capo ha rabbiosamente denunciato “una
piroetta semantica da parte delle macchine di propaganda della guerra”. Un
anno dopo, un tribunale di guerra dell’ONU per la Jugoslavia ha annunciato il
conteggio finale dei morti in Kosovo: 2.788. Questa cifra comprendeva i
combattenti di entrambe le parti, serbi e Rom uccisi dal KLA. Non c’era stato
alcun genocidio. “L’olocausto era una bugia. L’attacco della NATO era stato
fraudolento.
Dietro
la bugia c’era uno scopo serio. La Jugoslavia era una federazione unicamente
indipendente e multi-etnica e che aveva fatto da ponte politico ed economico
durante la Guerra Fredda. La maggior parte delle aziende e della produzione
principale era di proprietà pubblica. Questo non era accettabile da parte della
Comunità europea che si andava espandendo, specialmente da parte della Germania
di recente riunita, che aveva iniziato a spingersi verso est per conquistare il
suo “mercato naturale” nelle province jugoslave di Croazia e Slovenia. Quando
gli Europei si sono incontrati a Maastricht nel 1991 per preparare i piani per
la disastrosa eurozona, era stato raggiunto un accordo segreto: la Germania
avrebbe riconosciuto la Croazia. La Jugoslavia era spacciata.
A
Washington gli Stati Uniti hanno visto che all’economia jugoslava in difficoltà
venivano negati i prestiti della Banca Mondiale. La Nato, che allora era
reliquia della quasi defunta Guerra Fredda, è stata reinventata come gendarme
imperiale. A una conferenza di “pace” per il Kosovo, tenutasi a Rambouillet, in
Francia, i serbi sono stati soggetti alle tattiche sleali del gendarme.
L’accordo di Rambouillet comprendeva un’appendice segreta B, che la delegazione
statunitense aveva inserito l’ultimo giorno. Questa chiedeva l’occupazione
militare dell’intera Jugoslavia – una nazione che aveva amari ricordi
dell’occupazione nazista – e l’attuazione di una “economia di libero mercato” e
la privatizzazione di tutti i beni del governo. Nessuno stato sovrano poteva
firmare questo accordo. La punizione è seguita rapidamente: le bombe della Nato
sono cadute su un paese indifeso. E’ stato l’avvenimento precursore delle
catastrofi in Afghanistan e in Iraq, in Siria, Libia e Ucraina.
Fin
dal 1945, più di un terzo dei membri della Nato – 69 paesi – hanno sofferto
alcune o tutte le seguenti vicende per mano del moderno fascismo dell’America.
Sono stati invasi, i loro governi sono stati rovesciati, i loro movimenti
popolari sono stati soppressi, le loro elezioni sovvertite, la loro gente
bombardata, e le loro economie private di ogni tipo di protezione, le loro
società assoggettate all’ assedio opprimente noto come “sanzioni”. Lo storico
britannico Mark Curtis stima il bilancio delle vittime in milioni. In ogni caso,
è stata usata una grossa bugia.
“Stanotte,
per la prima volta, fin dall’11 settembre, la nostra missione bellica in
Afghanistan è finita.” Queste sono state le parole di apertura del discorso di
Obama sullo stato dell’Unione del 2015. Infatti, circa 10.000 soldati e 20.000
contractor militari (mercenari) restano in Afghanistan con incarico indefinito.
“La guerra più lunga dell’America è arrivata a una conclusione responsabile,” ha
detto Obama pochi giorni prima. Invece sono stati uccisi più civili nel 2014 che
in qualsiasi anno da quando l’ONU ha iniziato a registrare le morti. La
maggior parte sono stati uccisi – civili e soldati – durante il periodo di
presidenza di Obama.
La
tragedia in Afghanistan rivaleggia con l’epico crimine in Indocina. Nel suo
libro esaltato e molto citato, The
Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives,[La
grande scaccchiera: la supremazia americana e i suoi imperativi geostrategici],
Zbigniew Brzezinski, il padrino delle politiche statunitensi, dall’Afghanistan a
oggi, dice che se l’America deve controllare l’Eurasia e dominare il mondo, non
può sostenere una democrazia popolare , perché il perseguimento del potere non è
un obiettivo che attira la passione popolare…La democrazia è nemica della
mobilitazione imperiale.” Ha ragione. Come hanno rivelato WikiLeaks ed Edward
Snowden, uno stato di sorveglianza e di polizia sta usurpando la democrazia. Nel
1976, Brzezinski, allora Consigliere nazionale del presidente Carter per la
sicurezza, ha dimostrato il suo parere assestando un colpo mortale alla prima e
unica democrazia dell’Afghanistan. Chi conosce questa storia
importantissima?
Negli
anni ’60, una rivoluzione popolare è dilagata in Afghanistan, il paese più
povero della terra, rovesciando alla fine le vestigia del regime aristocratico
nel 1978. Il Partito Democratico popolare dell’Afghanistan (PDPA) ha formato un
governo e ha dichiarato un programma di riforma che comprendeva l’abolizione del
feudalesimo, la libertà per tutte le religioni, uguali diritti per uomini e
donne e giustizia sociale per le minoranze etniche. Più di 13.000 prigionieri
politici sono stati liberati e i documenti della polizia sono stati bruciati
pubblicamente.
Il
nuovo governo ha introdotto l’assistenza sanitaria per i più poveri; è stato
abolito il bracciantato, si è dato il via a un programma di alfabetizzazione di
massa. Per le donne i vantaggi erano senza precedenti. Alla fine degli ani ’80
metà degli studenti universitari erano donne, le donne costituivano quasi la
metà dei medici dell’Afghanistan, un terzo degli impiegati statali, e la maggior
parte degli insegnanti. Saira Noorani, una chirurga, ricordava: “Tutte le
ragazze potevano andare alla scuola superiore e all’università. Potevamo andare
dove volevamo e indossare quello che ci piaceva. Di solito andavamo al caffè e
al cinema il venerdì a vedere il più recente film indiano e ad ascoltare le
ultime novità musicali. Le cose hanno iniziato ad andare male quando i
mujaheddin hanno cominciato a vincere. Uccidevano gli insegnanti e incendiavano
le scuole. Eravamo terrorizzati. Era triste e strano pensare che quella era la
gente che l’Occidente sosteneva.”
Il
governo PDPA era sostenuto dall’Unione Sovietica, anche se, come ha ammesso in
seguito l’ex Segretario di Stato Cyrus Vance, “non c’era nessuna prova di
qualche complicità sovietica nella rivoluzione.” Allarmato dalla crescente
sicurezza dei movimenti di liberazione in tutto il mondo, Brzezinski ha deciso
che se l’Afghanistan doveva avere successo con il governo del PDPA, la sua
indipendenza e il suo progresso avrebbero offerto la “minaccia di un esempio
promettente”.
Il
3 luglio 1979, la Casa Bianca ha segretamente autorizzato l’appoggio ai gruppi
tribali fondamentalisti noti come mujaheddin, un programma che è arrivato fino
a 500 milioni di dollari in armi statunitensi e in altri tipi di aiuti. Lo scopo
era di rovesciare il primo governo laico e riformista dell’Afghanistan.
Nell’agosto 1979, l’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul ha riferito che “ai più
ampi interessi degli Stati Uniti sarebbero sarebbe stata utile la caduta del
governo del PDPA, malgrado tutti gli intoppi che questo poteva significare per
future riforme sociali ed economiche in Afghanistan.”
I
mujaheddin sono stati gli antenati di al-Qaida e dello Stato Islamico. Tra loro
c’era Gulbuddin Hekmatyar che ha ricevuto diecine di milioni di dollari in
contanti dalla CIA. La specialità di Hekmatyar era il traffico di oppio e
gettare l’acido in faccia alle donne che rifiutavano di portare il velo. Quando
è stato invitato a Londra, è stato lodato dal primo ministro Thatcher come
“combattente per la libertà”.
Questi
fanatici sarebbero potuti restare nel loro mondo tribale se Brzezinski non
avesse dato il via a un movimento internazionale per promuovere il
fondamentalismo islamico in Asia Centrale e quindi indebolire la liberazione
politica laica e “destabilizzare” l’Unione Sovietica, creando, come ha scritto
nella sua autobiografia, “alcuni musulmani esaltati”. Il suo grandioso piano
coincideva con le ambizioni del dittatore del Pakistan, il Generale Zia ul-Haq,
di dominare la regione. Nel 1986, la CIA e l’agenzia di intelligence pakistana,
l’ISI, hanno iniziato a reclutare gente da tutto il mondo per farla entrare
nella jihad afgana. Il multi-milionario saudita Osama bin Laden era uno di loro.
Gli agenti che alla fine si sarebbero uniti ai talebani e ad al-Qaida, venivano
reclutati nel Centro islamico di Brooklyn, a New York, e veniva loro impartito
l’addestramento paramilitare in un campo della CIA in Virginia. Questa è stata
chiamata “Operazione Cyclone”. Il suo successo è stato celebrato nel 1996 quando
l’ultimo presidente del PDPA, Mohammed Najibullah – che in precedenza era stato
all’Assemblea Generale dell’ONU a chiedere aiuto – è stato impiccato a un
lampione dai talebani.
Il
“contraccolpo” della “Operazione Ciclone” e dei suoi “pochi Musulmani esaltati”
è stato l’11 settembre. L’Operazione Ciclone è diventata la guerra al terrore”,
in cui innumerevoli uomini, donne e bambini avrebbero persola vita in tutto il
mondo musulmano, dall’Afghanistan, all’Iraq, allo Yemen, alla Somalia, e alla
Siria. Il messaggio del gendarme era e rimane: “Siete con noi o contro di
noi.”
Il
filo comune nel fascismo passato e attuale è l’omicidio di massa. L’invasione
americana del Vietnam aveva le sue “zone di fuoco libero”, “il conteggio dei
corpi” e i “danni collaterali”. Nella provincia di Quang Ngai, da dove inviavo i
miei servizi molte migliaia di civili (“musi gialli” nel gergo militare
americano ) sono stati uccisi dai soldati statunitensi, e, tuttavia, l’unico
massacro che viene ricordato è quello a My Lai. In Laos e in Cambogia, il più
grosso bombardamento aereo della storia ha causato un’epoca di terrore segnalata
oggi dallo spettacolo di crateri di bombe raccordati tra loro che, visti dal
cielo, assomigliano a mostruose collane. Il bombardamento ha dato alla Cambogia
la sua ISIS, guidata da Pol Pot.
Oggi,
la più vasta unica campagna di terrore comporta l’uccisione di intere famiglie,
di ospiti ai matrimoni, di persone che partecipano ai funerali. Queste sono le
vittime di Obama. Secondo il New
York Times, Obama fa la sua scelta basandosi su una “lista di persone da
uccidere” che gli viene data ogni martedì nella Situation Room della Casa
Bianca. Poi decide, senza uno straccio di giustificazione legale, chi vivrà e
chi morirà. L’arma per le esecuzioni è il missile Hellfire trasportato da un
velivolo senza pilota noto come drone; questi “arrostiscono” le loro vittime e
addobbano la zona con i loro resti. Ogni persona colpita viene registrata sul
lontano schermo di una console, come un “bugsplat”.
Lo
storico Norman Pollack ha scritto: “al posto di chi fa il passo dell’oca,
sostituite una militarizzazione apparentemente più innocua della cultura totale.
Invece del capo enfatico, abbiamo il riformatore mancato, allegramente al
lavoro, che pianifica ed esegue assassinii, sorridendo tutto il tempo.”
A
unire il fascismo vecchio e nuovo c’è il culto della superiorità. “Credo
nell’eccezionalismo americano (1) con ogni fibra del mio essere,” ha detto
Obama, evocando dichiarazioni di feticismo nazionale degli anni ’30. Come ha
fatto notare lo storico Alfred W. McCoy, è stato il devoto di Hitler, Carl
Schmidt, che ha detto: “Il sovrano è colui che decide l’eccezione.” Questo
compendia l’americanismo, l’ideologia dominante nel mondo. Che questa continui a
essere sconosciuta come un’ideologia rapace è il risultato di un lavaggio del
cervello ugualmente sconosciuto. Insidioso, non dichiarato, presentato
argutamente come illuminazione durante il cammino, la sua concezione si
insinua nella cultura occidentale. Sono cresciuto con una dieta filmica di
gloria americana, che è quasi tutta una distorsione dei fatti. Non avevo idea
che fosse stata l’Armata Rossa a distruggere quasi tutta la macchina bellica
nazista, costata la vita a 13 milioni di soldati. Invece le perdite degli Stati
Uniti, comprese quelle nel Pacifico, sono state di 400.000 militari. Hollywood
ha capovolto queste cifre.
Le
differenza è che ora il pubblico dei cinema è invitato a torcersi le mani
davanti alla “tragedia” degli psicopatici americani che devo uccidere gente in
luoghi remoti – proprio come lo stesso presidente li uccide. La personificazione
della violenza di Hollywood, cioè l’attore Clint Eastwood, quest’anno ha avuto
la candidatura all’Oscar per il suo film, American Sniper, che parla di un
assassino autorizzato che è folle. Il New
York Times lo ha descritto: “un film patriottico, favorevole alla famiglia,
che ha infranto tutti i record di presenze nei primi giorni di
programmazione.”
Non
ci sono film eroici sull’America che aveva abbracciato il fascismo. Durante la
Seconda guerra mondiale, l’America (e la Gran Bretagna) sono andate in guerra
contro i greci che avevano combattuto eroicamente contri il Nazismo e che si
stavano opponendo all’ascesa del fascismo greco. Nel 1967, la CIA ha contribuito
a portare al potere una giunta militare ad Atene – come ha fatto in Brasile e
nella maggior parte dell’America Latina. Ai tedeschi e agli europei dell’Est che
erano stati collusi con l’aggressione nazista e con i crimini contro l’umanità,
è stato dato un rifugio sicuro negli Stati Uniti: molti sono stati coccolati e
il loro talento è stato ricompensato. Wernher Von Braun è stato il padre sia
della terrificante bomba nazista V-2 che del programma spaziale degli Stati
Uniti.
Negli
anni ’90, quando le ex repubbliche sovietiche, l’Europa dell’est e i Balcani
sono diventati avamposti militari della Nato, agli eredi del movimento nazista
in Ucraina è stata data la loro opportunità. Responsabile della morte di
migliaia di ebrei, di polacchi e di russi durante l’invasione dell’Unione
Sovietica, il fascismo ucraino è stato riabilitato e la sua “ nuova ondata” è
stata salutata dal guardiano come “nazionalista”.
Questo
ha raggiunto il culmine nel 2014 quando l’amministrazione Obama ha scialato 5
miliardi di dollari per un colpo di stato contro il governo eletto. Le truppe
d’assalto erano neo-nazisti noti come Il Settore di Destra e Svoboda. Tra i loro
capi ci sono Oleg Tyahnbok che ha chiesto una “purga” della “mafia
ebraico-moscovita” e di “altra “feccia” che include gay, femministe e chi
appartiene alla sinistra politica.
Questi
fascisti sono ora integrati nel governo di Kiev del golpe. Il primo vice
presidente del parlamento ucraino, Andriy Parubyi, capo del partito di governo è
il co-fondatore di Svoboda. Il 14 febbraio Parubiy ha annunciato che sarebbe
volato a Washington per convincere “gli Stati Uniti a darci armamenti moderni di
alta precisione”. Se ci riuscirà, questo verrà considerato dalla Russia come
un’azione di guerra.
Nessun
leader occidentale ha parlato del risveglio del fascismo nel cuore dell’Europa,
a eccezione di Vladimir Putin, il cui popolo ha perduto 22 milioni di persone a
causa dell’invasione nazista che è arrivata attraverso la zona di confine
dell’Ucraina. Alla recente Conferenza di Monaco sulla sicurezza, la vice
Segretaria di Stato di Obama per gli Affari Europei ed Euroasiatici, Victoria
Nuland, strepitava insulti rivolti ai leader europei per essere stati
contrari al fatto che gli Stati Uniti abbiano armato il regime di Kiev. Si è
riferita al ministro tedesco della difesa che ha chiamato il “ministro del
disfattismo”. E’ stata la Nuland il cervello del golpe di Kiev. Moglie di
Robert D. Kagan, un massimo luminare neo-conservatore e co-fondatore
dell’iniziativa di estrema destra che si chiama Progetto per un Nuovo secolo
Americano, era consigliera di Dick Cheney per la politica estera.
Il
colpo della Nuland non è diventato un piano. Alla Nato è stato impedito di
impadronirsi della storica legittima base navale in acque calde, della Russia in
Crimea. La popolazione della Crimea, per lo più russa – annessa illegalmente
all’Ucraina da Nikita Krushchev nel 1954 – ha votato in maniera schiacciante a
favore del ritorno alla Russia, come aveva fatto negli anni ’90. Il referendum
è stato volontario, popolare, ed è stato osservato a livello internazionale. Non
c’è stata nessuna invasione.
Allo
stesso tempo, il regime di Kiev si rivoltato contro la popolazione di etnia
russa nell’est con la ferocia della pulizia etnica. Impiegando le milizie
neo-naziste alla maniera delle Waffen delle SS, (i reparti combattenti) hanno
bombardato e posto l’assedio alle città grandi e piccole. Hanno usato come armi
la fame, l’interruzione dell’elettricità, il congelamento dei conti bancari,
interruzione del sistema previdenziale e delle pensioni. Oltre un milione di
profughi sono scappati in Russia attraverso il confine. Secondo i media
occidentali sono diventate persone che fuggivano dalla “violenza causata dalla
“invasione russa”. Il comandante della Nato, Generale Breedlove – il cui nome e
le cui azioni potrebbero essere state ispirate dal dottor Stranamore di Stanley
Kubrick – ha annunciato che 40.000 soldati russi si stavano “ammassando”.
Nell’epoca delle prove forensi con i satellitari, il generale non ne ha offerta
nessuna.
Queste
persone dell’Ucraina che parlano russo e che sono bilingui – un terzo della
popolazione – hanno a lungo cercato una federazione che rifletta la diversità
etnica del paese e che sia allo stesso tempo autonoma e indipendente da Mosca.
La maggior parte non sono “separatisti”, ma cittadini che vogliono vivere in
sicurezza nella loro patria e opporsi alla presa del potere a Kiev. La loro
rivolta e creazione di “stati” autonomi sono una reazione agli attacchi di Kiev
contro di loro. Poco di tutto questo è stato spiegato al pubblico
occidentale.
Il
2 maggio 2014, a Odessa, 41 persone di etnia russa sono state bruciate vive
nella sede centrale generale dei sindacati, mentre la polizia stava ferma. Il
capo del Settore di Destra Dmytro Yarosh ha salutato il massacro come
“un’altra giornata luminosa nella storia della nostra nazione”. Sui media
britannici e americani, questa è stata rispettata come una “tragedia torbida”,
conseguenza degli “scontri” tra i “nazionalisti” (i neo-nazisti) e i
“separatisti” (persone che raccoglievano le firme per un referendum su
un’Ucraina federale).
Il New
York Times ha seppellito la storia, avendo messa da parte come propaganda
russa gli avvertimenti sulle politiche fasciste e antisemitiche dei nuovi
clienti di Washington. Il
Wall Street Journal ha condannato le vittime – “Fuoco ucraino letale-
probabilmente scatenato dai ribelli, dice il Governo.” Obama si è congratulato
con la giunta per la sua “moderazione”.
Se
si può incitare Putin ad andare in loro aiuto, il suo ruolo pre-ordinato di
“pariah” in Occidente giustificherà la bugia che la Russia sta invadendo
l’Ucraina. Il 29 gennaio, il massimo comandante militare dell’Ucraina, il
Generale Viktor Muzhemko, ha quasi inavvertitamente ignorato proprio la base
per le sanzioni alla Russia di Stati Uniti e Unione Europea, quando ha detto
enfaticamente durante una conferenza stampa: “L’esercito ucraino non sta
combattendo con le unità regolari dell’Esercito Russo”. C’erano “cittadini
individuali” che erano membri di “gruppi armati illegali”, ma non c’era nessuna
invasione russa. Non era una notizia. Vadym Prystalko, Vice ministro degli
Esteri di Kiev, ha chiesto una “guerra su vasta scala” con la Russia che ha armi
nucleari.
Il
21 febbraio, il senatore statunitense James Inhofe, Repubblicano dell’Oklahoma,
ha introdotto una legge che autorizzerebbe le armi per il regime di Kiev. Nella
sua esposizione al Senato, Inhofe ha usato fotografie che sosteneva fossero di
truppe russe che entravano in Ucraina, che oramai da lungo tempo si sono
rivelate false. Questo fatto ricordava le finte fotografie di Ronald Reagan di
un’installazione sovietica in Nicaragua e le false prove di Colin Powell
presentate all’ONU di armi di armi di distruzione di massa in Iraq.
L’intensità
della campagna di diffamazione contro la Russia e il rappresentare il suo
presidente come il cattivo nella pantomima è diverso da tutto ciò che ho visto
come giornalista. Robert Parry, uno dei giornalisti investigativi più illustri
che ha rivelato lo scandalo Iran Contra, http://it.wikipedia.org/wiki/Irangate ha
scritto di recente: “Nessun governo europeo, fin dai tempi della Germania di
Hitler, ha considerato appropriato mandare i soldati nazisti dei reparti di
assalto per fare guerra contro una popolazione interna, ma il regime di Kiev
lo ha fatto e anche consapevolmente. Tuttavia, in tutto lo spettro politico e
dei media occidentali, c’è stato uno sforzo diligente di nascondere questa
realtà fino al punto di ignorare dei fatti che sono stati ben stabiliti… Se vi
chiedete in che modo il mondo potrebbe inciampare nella terza guerra mondiale –
proprio come ha fatto nella prima, un secolo fa, non vi resta che guardare alla
follia per l’Ucraina che si è dimostrata resistente ai fatti o alla
ragione.
Nel
1946, il Pubblico Ministero del tribunale di Norimberga, a proposito dei media
tedeschi ha detto che: “E’ ben noto l’uso della guerra psicologica fatto dai
cospiratori nazisti. Prima di ogni importante aggressione, con qualche eccezione
basata sulla convenienza personale , iniziavano una campagna di stampa per
indebolire le loro vittime e per preparare psicologicamente i tedeschi
all’attacco….Nel sistema di propaganda dello stato hitleriano, erano la stampa
quotidiana e la radio che costituivano le armi più importanti.”
Sul Guardian del
2 febbraio, Timothy Garton-Ash in effetti chiedeva una guerra mondiale. “Putin
deve essere fermato” diceva il titolo. “E talvolta solo i fucili possono fermare
i fucili.” Ammetteva che la minaccia di guerra poteva “nutrire una paranoia
russa di accerchiamento”; andava bene. Ha citato gli articoli di equipaggiamento
militare necessari per l’impresa e ha consigliato i suoi lettori che l’America
ha il “completo” migliore”.
Nel
2003, Garton-Ash, un professore di Oxford, ha ripetuto la propaganda che ha
provocato il massacro in Iraq. Ha scritto che: “Saddam Hussein, come [Colin] ha
documentato, ha accumulato grandi quantità di armi spaventose, chimiche e
biologiche, e sta nascondendo quelle che gli restano. Sta ancora cercando di
avere quelle nucleari.” Lodava Blair: “un interventista gladstoniano, cristiano
liberale”. Nel 2006 ha scritto: “Ora affrontiamo il prossimo importante test
dell’Occidente dopo l’Iraq: l’Iran.”
Gli
scoppi emotivi o, come preferisce Garton-Ash, la sua[di Blair] “ambivalenza
liberale torturata”, non sono insoliti in coloro che nell’élite liberale al di
là dell’Atlantico, hanno stabilito un patto faustiano. Il criminale di guerra
Blair è il loro leader perduto. Il Guardian, dove
è uscito il pezzo di Garton-Ash, ha pubblicato un’intera pagina di pubblicità di
un aereo da caccia americano Stealth. Su una immagine minacciosa del mostro
della Lockeed Martin, c’erano le parole: “ L’F35. GRANDIOSO per la Gran
Bretagna”. Questo “kit” americano costerà ai contribuenti britannici 1miliardo e
300 milioni, i precedenti modelli F hanno fatto massacri in tutto il mondo. In
sintonia con il suo consigliere, l’editoriale del Guardianha
chiesto un incremento delle spese militari.
Ancora
una volta, c’è uno scopo serio. I governatori del mondo vogliono l’Ucraina non
soltanto come base missilistica, vogliono la sua economia. Il nuovo ministro
delle finanze di Kiev, Nataliwe Jaresko, è una ex funzionaria esperta, del
Dipartimento di Stato americano incaricata degli “investimenti” statunitensi
oltremare. Le è stata data in gran fretta la cittadinanza ucraina.
Vogliono
l’Ucraina per l’abbondanza di gas che possiede; il figlio del Vice presidente
Joe Biden, fa parte del consiglio di amministrazione della più grossa compagnia
ucraina di petrolio, gas e fratturazione idraulica. I produttori delle sementi
GM, le società come la famigerata Monsanto, vogliono il ricco suolo agricolo
ucraino.
Soprattutto,
vogliono il potente vicino dell’Ucraina, la Russia. Vogliono balcanizzare o
smembrare la Russia e sfruttare la più grande fonte di gas naturale della terra.
Mentre il ghiaccio dell’Artico di scioglie, vogliono il controllo dell’Oceano
Artico e le sue ricchezze energetiche, e il lungo confine terrestre della Russia
con l’Artico. Di solito il loro uomo in Russia era Boris Yelstsin, un alcolista
che ha ceduto l’economia del suo paese all’Occidente. Il suo successore, Putin,
ha ristabilito la Russia come nazione sovrana: questo è il suo reato.
La
responsabilità che ha il resto di noi è chiara. E’ quella di identificare e
rivelare le bugie pazzesche dei guerrafondai e di non colludere mai con loro. E’
quella di risvegliare i grandi movimenti popolari che hanno portato una fragile
civiltà ai moderni stati imperiali. E, cosa importantissima è di impedire la
conquista di noi stessi: delle nostre menti, della nostra umanità, del rispetto
di noi stessi. Se restiamo in silenzio, la vittoria su di noi è assicurata, e un
olocausto ci chiama.
Da:
Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale:
TeleSUR English
Traduzione
di Maria Chiara Starace
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