“Non era mai successo
che gli industriali chiedessero ai lavoratori di restituire una parte degli
aumenti contrattuali concordati”, dice il giornalista di Affari e Finanza di
ieri con un articolo il cui titolo non dice subito qual è la sostanza del
discorso: “Rinnovo dei contratti alla prova della deflazione”. Non solo tutti gli ultimi contratti sia
privati che pubblici firmati dai sindacati governativi, Cgil-Cisl-Uil, hanno di
fatto avallato le richieste dei padroni e le politiche dei governi, ma ci sono ancora milioni di lavoratori senza rinnovo
del contratto, e tra questi quelli del pubblico impiego che aspettano da sette
anni!
“A inaugurare il ‘nuovo corso’” continua il giornalista, “sono
stati i chimici che rivogliono indietro 79 euro in media da ciascun dipendente.
Effetto deflazione, hanno spiegato.” I padroni questa volta hanno trovato pure
una bella scusa che il giornalista esprime con queste parole: “Insomma, poiché
l’inflazione reale è molto al di sotto di quella considerata per gli incrementi
retributivi, i lavoratori devono restituire la parte eccedente.” E cioè per i
padroni visto che c’è la crisi e i prezzi di tutti i beni non sono aumentati allora
gli operai non possono chiedere aumenti contrattuali! E stiamo parlando di miserie,
perché come abbiamo detto, gli ultimi contratti firmati non prevedevano di
fatto aumenti veri, tanto che è salita alle stelle la differenza fra quanto
sono aumentati i profitti dei padroni e i salari degli operai.
“Difficile pensare che la mossa di Federchimica non faccia
parte di una strategia della Confindustria. Ed è possibile pensare che l’idea
degli industriali sia quella di una sorta di moratoria contrattuale alla
vigilia dell’avvio della vertenza dei metalmeccanici.” Il giornalista capisce
che si tratta di una mossa di tutti i padroni che giocano d’anticipo per
prevenire possibili richieste dei metalmeccanici! E come hanno fatto con la
campagna per l’abolizione del contratto a tempo indeterminato si appoggiano
alle “disparità” che esisterebbero nel mondo del lavoro, infatti il giornalista
aggiunge: “D’altra parte i contratti pubblici sono bloccati da anni e nel
settore del credito è in atto uno scontro durissimo tra i sindacati e banchieri
con quest’ultimi pronti a destrutturare il sistema degli inquadramenti con
effetti non irrilevanti sulle retribuzioni.”
Ma il giornalista “economico” alla fine non può fare a meno
di rimproverare questa fame di profitto e di vendetta dei padroni e con parole
sue dice: “Riemerge per questa via il vecchio vizio delle nostre imprese:
competere sui costi più che sulla qualità. La Germania ha imboccato un’altra
strada e i metalmeccanici dell'Ig Metall hanno strappato un aumento del 3,4%
mentre il sindacato dei servizi pubblici chiede il 5,5%. Difficile imitare i
tedeschi, ma è altrettanto difficile
pensare che si possa uscire dalla crisi senza alimentare la domanda interna.
[cioè senza dare soldi ai lavoratori!] A meno che gli imprenditori italiani non
si accontentino di una vittoria di Pirro.”
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