Governo, Bagnasco benedice
Renzi: “Necessario sostenere chi crea lavoro”
Alla vigilia della Messa che, giovedì prossimo alle 7, Papa Francesco celebrerà con i parlamentari italiani, il presidente della Cei incoraggia l'esecutivo: "Auspichiamo che incida su sprechi e macchinosità". Ampio spazio poi ai temi bioetici con la difesa dell'obiezione di coscienza e la strenua opposizione ad aborto ed eutanasia
La Cei
benedice il governo Renzi. Alla vigilia della Messa che, giovedì 27 marzo alle
7, Papa Francesco celebrerà con i parlamentari italiani nella Basilica
Vaticana, il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo i lavori della
sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente della Cei, ha
affermato che “è indispensabile sostenere in modo incisivo chi crea lavoro
e occupazione in Italia, semplificando anche le inutili e dannose burocrazie.
Se non si velocizzano i processi e non si incentiva, si scoraggia ogni
intrapresa vecchia e nuova”. E in un altro passaggio il presidente dei vescovi
italiani ha precisato che “con la responsabilità accorata di Pastori,
auspichiamo che il nuovo governo, con la partecipazione convinta e
responsabile del Parlamento, riesca a incidere su sprechi e
macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto a mettere in
movimento la crescita e lo sviluppo, in modo che l’economia e il lavoro creino non
solo profitto, ma occupazione reale in Italia”.
È la prima
benedizione della Cei al Governo Renzi dopo l’accoglienza
fredda che l’episcopato tricolore, ma anche il Vaticano, aveva riservato all’ex
sindaco di Firenze dopo le
dimissioni di Enrico Letta. Lo sguardo di Bagnasco,
in quella che passerà alla storia come la sua ultima prolusione, si è rivolto anche alla “grave
crisi economica, che chiede un prezzo altissimo al lavoro e
all’occupazione” e alle “gravi e crescenti difficoltà derivanti purtroppo dalla
rottura dei rapporti coniugali, sia a livello occupazione che
abitativo”, in piena sintonia con quanto
affermato qualche giorno fa dal Papa agli operai delle acciaierie di Terni.
Ampio spazio
nella prolusione ai temi bioetici e in particolare all’obiezione
di coscienza
che, per Bagnasco, “è ormai sul banco europeo degli imputati e non più diritto dell’uomo”. Le
parole più forti, però, il presidente della Cei le ha riservate a quella che ha
definito “visione iperindividualistica” che, per il porporato, è
“all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto
nell’economia, nella finanza e nella politica”. “Un mondo – ha spiegato
Bagnasco – fatto di aree diverse di sviluppo e risorse, di ricchi e poveri,
di giustizia e ingiustizia, di diritti umani proclamati e di
fatto violati, come ad esempio i diritti del bambino, oggi sempre più
aggredito: ridotto a materiale organico da trafficare, o a schiavitù, o
a spettacolo crudele, o ad arma di guerra, quando non addirittura esposto all’aborto
o alla tragica possibilità dell’eutanasia. Ciò grida vendetta al
cospetto di Dio. O anche – ha aggiunto il presidente della Cei – la tratta
delle donne, la violazione, a volte fino alla morte, della loro dignità. In
un mondo che si definisce evoluto e civile, quante sono ancora le forme di
violenza e di barbara criminalità che assume anche forme organizzate e mafiose,
come è stato ricordato nei giorni scorsi dal
Santo Padre incontrando i familiari delle vittime nella Parrocchia romana di
San Gregorio”.
Parole
altrettanto importanti sulla famiglia che, secondo Bagnasco, è “disprezzata
sul piano culturale e maltratta sul piano politico” e sull’educazione. L’invito
del presidente della Cei è, infatti, a “non corrompere i giovani con idee ed
esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto a
una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte;
la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica”. “È
la lettura ideologica del ‘genere’, una vera dittatura, che vuole appiattire le
diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure
astrazioni. Viene da chiederci con amarezza – ha concluso Bagnasco – se si vuol
fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’”.
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