Quindici
agenti penitenziari -tra cui ispettori, sovrintendenti ed un sostituto
commissario- accusati di aver picchiato e aver commesso diversi abusi
d'autorità nei confronti di numerosi detenuti del carcere di Vicenza.
Secondo alcune denunce inoltrate dai carcerati che hanno subito gli
abusi, tra le tecniche utilizzate, vi è lo spegnimento del sistema di
riscaldamento della cella, oltre alle botte e agli insulti di stampo
razzista nei confronti di alcuni detenuti africani. L'inchiesta che ora
si annuncia su alcuni quotidiani locali e pochissimi altri media
mainstream, è stata avviata dalla procura berica, mentre gli agenti
coinvolti verranno interrogati dal pm che coordina le indagini. Al
centro dell'inchiesta gli episodi che i detenuti (a quanto pare 5) hanno
avuto il coraggio di rendere pubblici, che risalgono al periodo di
tempo tra l'estate del 2012 e l'inizio del 2013.
La
notizia di oggi, arriva a poco più di un mese di distanza da un'altra
verità uscita allo scoperto e che fa accapponare la pelle per la
crudeltà degli episodi verificatisi nel carcere di Poggioreale a Napoli:
tre aguzzini sadici che di notte si divertono a inveire a suon di
percosse sui detenuti nella denominata "cella zero", lì fuori da occhi
indiscreti. Anche qui a far uscire il caso, sono state circa novanta
denunce per maltrattamenti subiti in carcere, denunce che tendono sempre
più a crescere e che ben danno l'idea di che tipo di luogo è, non nella
sua eccezionalità, quell'isituzione totale pensata ad arte con l'idea
di un luogo di punizione a 360 gradi. Se raramente episodi di questo
tipo escono allo scoperto, guadagnandosi così un piccolo posto nascosto
tra alcuni quotidiani, sempre più spesso essi rappresentano la prassi
quotidiana di comportamenti riprodotti dai secondini all'interno delle
carceri e non, come si vuol far credere, l'eccezionalità.
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