Altre storie cattoliche di controllo e dipendenza
Oltre al Comitato No 194, esistono altri soggetti che in nome della morale cattolica limitano le possibilità di scelta delle persone sui propri corpi, proprio come il cosiddetto movimento per la vita che è presente nei consultori e negli ospedali di diverse regioni. In Lombardia, ad esempio, ci sono i Centri di Aiuto alla Vita (CAV) – enti privati cattolici antiabortisti finanziati dalla regione – che erogano fondi a “sostegno della maternità” esclusivamente a quelle donne che rivedono la loro decisione di interrompere una gravidanza. Questo però non è l’unico criterio per erogare fondi: a fine marzo la giunta regione prevede di innalzare a cinque anni il criterio della residenza in Lombardia, escludendo automaticamente le donne migranti. In cambio di 100 euro al mese per un periodo di un anno e mezzo, i CAV impongono un percorso di controllo sociale e culturale, fatto di visite e colloqui obbligatori prima e dopo il parto. Qui vengono veicolate le ben note idee cattoliche su famiglia e maternità, con una notevole pressione sui comportamenti e gli stili di vita delle donne che si rivolgono a questi centri. Questi gruppi di cattolici raccolgono sostegno e approvazione da tutto il mondo politico. Ricordiamo infatti che recentemente il Comune di Milano ha dato l’ambrogino d’oro proprio alla fondatrice dei CAV – Paola Bonzi – e che la provincia ha da poco patrocinato un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute sulla famiglia?”; in questa sede, varie associazioni cattoliche fondamentaliste, ma anche medici e politici si sono ritrovati per condannare aborto, eutanasia, omosessualità, transessualità, contraccezione e sesso non procreativo".
Oltre al Comitato No 194, esistono altri soggetti che in nome della morale cattolica limitano le possibilità di scelta delle persone sui propri corpi, proprio come il cosiddetto movimento per la vita che è presente nei consultori e negli ospedali di diverse regioni. In Lombardia, ad esempio, ci sono i Centri di Aiuto alla Vita (CAV) – enti privati cattolici antiabortisti finanziati dalla regione – che erogano fondi a “sostegno della maternità” esclusivamente a quelle donne che rivedono la loro decisione di interrompere una gravidanza. Questo però non è l’unico criterio per erogare fondi: a fine marzo la giunta regione prevede di innalzare a cinque anni il criterio della residenza in Lombardia, escludendo automaticamente le donne migranti. In cambio di 100 euro al mese per un periodo di un anno e mezzo, i CAV impongono un percorso di controllo sociale e culturale, fatto di visite e colloqui obbligatori prima e dopo il parto. Qui vengono veicolate le ben note idee cattoliche su famiglia e maternità, con una notevole pressione sui comportamenti e gli stili di vita delle donne che si rivolgono a questi centri. Questi gruppi di cattolici raccolgono sostegno e approvazione da tutto il mondo politico. Ricordiamo infatti che recentemente il Comune di Milano ha dato l’ambrogino d’oro proprio alla fondatrice dei CAV – Paola Bonzi – e che la provincia ha da poco patrocinato un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute sulla famiglia?”; in questa sede, varie associazioni cattoliche fondamentaliste, ma anche medici e politici si sono ritrovati per condannare aborto, eutanasia, omosessualità, transessualità, contraccezione e sesso non procreativo".
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