giovedì 27 marzo 2014

pc 27 marzo - Symposium Internazionale su carcere e prigionieri politici a Instanbul, 25-27 Aprile

Questo appello è disponibile, oltre che in italiano, in francese, tedesco, turco e inglese.
info a cura della commissione soccorso rosso proletario: pcro.red@gmail.com



APPELLO PER UN SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULLE CARCERI
I PRIGIONIERI POLITICI NON SONO SOLI, LOTTIAMO PER LA LORO LIBERTÀ!
LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI E DI GUERRA!

Dall'emergere della proprietà privata, la società si è divisa in oppressori e oppressi.
In quanto classe di oppressori, proprietari di schiavi e signori feudali hanno costantemente usato la forza contro la classe oppressa per proteggere il loro dominio di classe e così è anche, nel sistema capitalista, per la borghesia.
Possedendo i capitali e i mezzi di produzione del paese, la borghesia, grazie allo stato che ha instaurato, ha conformato il diritto e la giustizia a proprio vantaggio e ha ottenuto la superiorità ideologica. Nel sistema borghese la libertà e la legge si sviluppano interamente a vantaggio della borghesia monopolista, in quanto classe dominante.
A causa dello sviluppo della lotta di classe, e in particolare col sorgere e all’interno dello sviluppo del capitalismo, il numero delle carceri è cresciuto ancor di più e queste si sono estese. Con le prigioni, insieme agli altri mezzi violenti, la borghesia voleva porre fine all’emergente e crescente sviluppo della lotta della nascente classe operaia e delle altre classi oppresse per spezzare e mettere fine alla lotta per i loro diritti.
La borghesia ha cercato di tenere tutti i rivoluzionari lontani dalla lotta di classe, quelli che non riesce a massacrare, catturandoli, tenendoli in carcere per anni e isolandoli dalla società. La borghesia ha cercato di creare un tipo particolare di paura nella società usando le prigioni come mezzo di intimidazione. Possono dire apertamente: ti muovi contro il nostro sistema e le nostre istituzioni, ecco che ti succede! In particolare dopo gli anni 90 gli imperialisti e i loro lacchè, hanno lanciato e intensificato i loro attacchi come se fossero diretti da un unico centro, contro tutte le forme di lotta che i comunisti, i rivoluzionari e i democratici coerenti ritenevano le persone legittime nella loro lotta per i diritti. Anche loro sono i veri terroristi, hanno usato la definizione di terroristi come arma di guerra contro rivoluzionari e comunisti.
Hanno così chiamato terroristi chiunque lotti contro il saccheggio e l'aggressione imperialista per diritti degli oppressi e i tutti i loro rappresentanti. Loro che, che hanno istituito centri speciali per la tortura, che utilizzano aerei per devastare, bombardando perfino cortei nuziali e villaggi inermi, che coi bombardamenti hanno ucciso centinaia di migliaia di persone. Loro, che hanno schiacciato ogni diritto dei lavoratori e ogni rivendicazione dei loro rappresentanti per i loro diritti, sono loro che praticano sistematicamente la violenza. In tutto il mondo, sono gli imperialisti e i loro lacchè che applicano isolamento, tortura e violenze nelle carceri.
Oggi, la questione delle carceri non è un problema che si può limitare a un solo paese. Le carceri in tutto il mondo oggi presentano un duplice aspetto: uno interno ai confini di un paese, l'altro è in relazione con la dimensione internazionale.
La prigione di Abu Ghraib durante l'occupazione imperialista USA dell'Iraq è rimasta a lungo all’attenzione del mondo e resta ancora nella memoria. Gli imperialisti USA non solo occuparono l’Iraq, costruirono anche prigione di Abu Ghraib per assimilare e terrorizzare i combattenti della resistenza all’occupazione. Le torture praticate in questa prigione hanno a lungo tempo occupato le prime pagine. E i metodi di tortura sperimentati in questo carcere sono stati fedelmente esportati in molti paesi.
Allo stesso modo, con l'occupazione dell'Afghanistan da parte degli USA, il carcere di Guantanamo è diventato noto come carcere speciale, prigione utilizzata fino a poco tempo fa come centro di tortura. Con le foto di talebani e membri di Al Qaeda vestiti con divise speciali, le mani legate dietro la schiena, in celle isolate, gli USA cercavano di intimidire il mondo. Ma non si sono limitati a questo. Tutti conoscono i casi di tante persone rapite e portate negli USA per essere processate. Questa prassi internazionale non è limitata agli USA.
Quando possibile, i paesi imperialisti collaborano sempre internazionalmente per arrestare e processare rivoluzionari e patrioti. La Francia è durissima contro i militanti dell’ETA. Ogni membro o simpatizzante dell’ETA individuato in territorio francese è arrestato senza esitazioni e oggi molti di loro sono condannati a scontare secoli di detenzione. Sottoposta a isolamento totale, la resistenza dei militanti dell’ETA è nascosta all'opinione pubblica francese. Lo stesso trattamento è applicato ai e rivoluzionari turchi e ai rivoluzionari e patrioti di altro paesi.
Lo stesso accade anche in Germania, dove, in particolare, decine di rivoluzionari di origine turca, e di militanti del movimento di liberazione nazionale curdo sono stati condannati per effetto della legge 129B, adottata specificamente legge anti-terrorismo per intimidire i rivoluzionari.
L’isolamento in un luogo di pena degli oppositori politici o autori di reati comuni fu sperimentato dalla borghesia per la prima volta nel 1596, ad Amsterdam. Ci si riferisce a questa pratica come al “modello fiammingo”. Da allora fino ad oggi, la pratica dell’isolamento nelle prigioni si è continuamente sviluppata. Il carcere è parte della lotta di ogni giorno. Rivoluzionari e patrioti combattono i loro nemici non solo all’esterno, anche nelle carceri i rivoluzionari resistono contro il nemico di classe. La Borghesia non solo isola rivoluzionari e patrioti dalla società, applica anche su di loro misure speciali per privarli dei loro valori. Coscienti di questo, i rivoluzionari resistono e continuano a pagare il prezzo con le loro vite per anticipare gli sforzi della borghesia.
Dopo la seconda guerra imperialista, gli imperialisti e i loro lacchè locali hanno dato ulteriore impulso a quest’uso delle carceri. Il motivo era la vittoria dell'Armata Rossa sul fascismo, che ebbe un enorme impatto in tutti i continenti, e la creazione di diverse repubbliche democratiche, che preoccuparono profondamente i loro lacchè locali.
Per fermare la maggiore minaccia contro di loro, il socialismo, gli imperialisti americani e occidentali intensificarono i loro attacchi contro tutte le lotte di liberazione nazionale e sociale, perpetrando massacri e realizzando anche una serie di esperimenti sui rivoluzionari e patrioti prigionieri tenuti in ostaggio nelle carceri. Tra questi esperimenti, l’“isolamento” fu ritenuto il trattamento più efficace, e ancor oggi è la come la forma più comunemente praticata nel mondo.
Questo metodo fu sviluppato nel 1950 da Edgar Schein, che condusse esperimenti condotti sui prigionieri nelle carceri in Corea durante dall'imperialismo la guerra combattuta dagli dall’imperialismo americano. Il cuore di questo trattamento è isolare i prigionieri politici gli uni dagli altri e dalla società, indebolirne la resistenza, costringerli all’obbedienza, piegarne la personalità e, infine, ottenerne la resa, come fasi di un unico piano complessivo.
Questo sistema è stato ulteriormente sviluppato in Germania e Gran Bretagna, dove ha successivamente trovato applicazione. In Germania, l’isolamento e detenzione in celle singole è stato applicato intensivamente sui militanti della RAF negli anni 7. In Inghilterra, all'inizio degli anni 80 è stato applicato in forma estremamente rigida sui militanti dell'IRA, Bobby Sands e nove suoi compagni persero la vita nello sciopero della fame contro l’imposizione di vestire l’uniforme carceraria.
Guardando alla storia più recente degli attacchi contro i prigionieri politici nel mondo e a quanti rivoluzionari hanno perso la vita per questi attacchi, possiamo osservare ancor più chiaramente la gravità del problema.
Ecco alcuni di questi attacchi.
Nel 1992, in un carcere messicano 111 prigionieri sono stati uccisi in un massacro organizzato e supervisionato dai militari. Almeno altri 16 prigionieri sono stati massacrati il 18 febbraio 2001 nella prigione di Caradiru, durante la rivolta per ottenere il rientro di 10 prigionieri isolati.
In Italia, l’introduzione delle carceri di massima sicurezza contro le Brigate Rosse aveva lo scopo di isolarle completamente dalla società. Grande eco ebbe la rivolta nel carcere di Trani dal 28 al 29 dicembre 1980, iniziata con la presa in ostaggio di 18 guardie presi. Dopo la rivolta, le pratiche di isolamento furono severamente ripristinate.
Un altro dei paesi in cui sono state applicate le pratiche di isolamento nelle carceri è il Perù. Nel 1987 una delegazione mandata dal governo peruviano in Germania osservò il regime carcerario in cui i militanti della RAF erano tenuti isolati, e lo importato in Perù. Nei primi anni 90 i prigionieri politici in Perù resistettero contro questo sistema e 450 di loro furono massacrati in un’unica operazione.
La Germania è molto più avanti, tanto nell’insegnamento dell’isolamento quanto nell’assassinio dei prigionieri. Non essendo riusciti a sottomettere i prigionieri della RAF, li trasferirono in celle singole in carceri ancora più sorvegliati e li assassinarono. Poi, con spudorata ipocrisia, dichiararono che si erano suicidati.

In Turchia le prigioni non hanno mai smesso di essere di attualità. Nel 1970, parallelamente allo sviluppo della lotta rivoluzionaria e della lotta in generale, si è osservato un aumento del numero dei prigionieri politici. Ma nel 1970 il problema delle carcere non era scottante come lo è oggi. Dopo l’avvento della dittatura militare fascista nel 1980, le carceri occupano costantemente l’agenda politica.
Dopo il colpo di stato militare del 12 settembre, le carceri sono diventate un importante punto all'ordine del giorno per lo stato. Fu allora lanciato un attacco allo scopo esplicito di intimidire, disumanizzare e piegare i prigionieri. Divennero allora operativi i Carceri Speciali e di Tipo E. Nei carceri di Tipo E fino a possono essere rinchiuso nella stessa camerata fino 18-22 persone. In quelli Tipo Speciale sono nella stessa cella 4-6 persone. Metris, Mamak e Diyarbakir sono noti esempi noti di questi tipi di carceri. Decine di prigionieri rivoluzionari hanno perso la vita in questi tipi di carceri. Nel 1984, nello sciopero della fame a oltranza nei carceri di Metris e Sağmalcılar contro le uniformi carcerarie persero la vota 4 rivoluzionari. Sulla scorta dell’esperienza degli '80, la borghesia ha iniziato a progettare prigioni di tipo cellulare. La prigione di Eskisehir è stata la prima ad essere ristrutturata in questo senso. Nel 1987-1988 l’architettura della prigione di Eskisehir fu trasformata in carcere a celle singole. Evacuata dopo la resistenza dei rivoluzionari prigionieri, nel 1991 è stata riaperta e viene ora chiamata carcere-bara. La base legale delle pratiche di isolamento è stata data nel 1991 con l’approvazione della legge speciale antiterrorismo. Nel 1996, nello sciopero della fame a oltranza, durato 69 giorni, contro i carceri cellulari persero la vita 10 rivoluzionari. Lo stato fascista turco preparò allora la costruzione di carceri cellulari con attacchi ancora più duri. La costruzione delle carceri cellulari è iniziata nel 2000, da allora 122 prigionieri e loro sostenitori hanno perso la vita dentro e fuori delle carceri in scioperi della fame a oltranza.
Dal 1980 nelle prigioni turche almeno 300 prigionieri rivoluzionari sono morti per digiuni, torture e malattie. Ricordiamo alcuni dei principali e più brutali attacchi alle prigioni da parte dello fascista stato turco.
Prigione di Buca, 19 Settembre 1995, 3 prigionieri rivoluzionari assassinati e 40 prigionieri feriti.
Carcere di Ümraniye, 4 Gennaio 1996, 4 prigionieri rivoluzionari assassinati, decine di detenuti sono stati gravemente feriti in vari parti del corpo.
Carcere di Diyarbakir, 24 settembre 1996, 10 prigionieri patrioti massacrati.
Carcere Ulucanlar di Ankara, 26 settembre 1996, 10 prigionieri rivoluzionaria uccisi, decine di detenuti feriti in varie parti del corpo.
19 dicembre 2000, la il regime fascista turco scatena un attacco in tutto il paese contro i rivoluzionari in sciopero della fame a oltranza, massacrando 28 rivoluzionari e ferendone gravemente centinaia.

Uno dei paesi che ha assistito ad attacchi simili è l’India. La maggior parte delle leggi in India sono basati sul diritto inglese applicato durante il periodo coloniale. Il numero di prigionieri politici in India oggi è oltre centomila. Tra le prigioni in cui sono richiusi detenuti provenienti da ogni strato della società ci sono carceri cellulari. Quanto più la lotta di classe in India si sviluppa tanto più aumentano gli attacchi dello Stato indiano. In passato, certe leggi vigevano solo in alcuni Stati, dal 2001-2002 sono applicate in tutta l'India. Tutti, dal West Bengala agli altri, hanno le loro leggi anti-terrorismo. Esistono poi un centro antiterrorismo e un servizio di intelligence centrali. A fianco agli adivasi, che lottano contro la migrazione forzata, nelle carceri indiane ci sono persone provenienti da tutti i settori sociali oppressi. Sono inoltre detenuti prigionieri politici appartenenti a organizzazioni rivoluzionarie e i maoisti. Nel Nord Bengala, ci sono prigionieri che solo lottato per una vita migliore. In India, in nome della lotta al terrorismo, l’intero movimento giovanile è criminalizzato. Il movimento in Manipur è uno degli esempi concreti di questi movimenti di liberazione. Ci sono migliaia di giovani Kashmiri sono stati arrestati in Kashmir. Ci sono poi centinaia di aree, come in come Jharkhand e Chhattisgarh, che hanno una propria lingua, e qui i prigionieri lottano per usare in carcere la loro lingua madre. I prigionieri maoisti subiscono un trattamento particolare. In Manipur ci sono prigioni costruite appositamente per loro. Quando i prigionieri maoisti si organizzano, vengono mandati in carceri in Manipur, dove sono sottoposti all’isolamento individuale.

La detenzione imposta ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane non è diversa. Dal 1967, l'occupazione israeliana della Palestina, più di 60 mila militanti della la resistenza palestinese sono stati arrestati e imprigionati. All'inizio della seconda intifada, nel 2000, 1500 palestinesi furono arrestati. Il numero di palestinesi arrestati nel 2005 è stato 8.500. A partire dal 1995, lo Stato di Israele ha trasferito i prigionieri palestinesi in carceri in territorio israeliano. Il numero dei bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane non è mai sceso sotto i 100. Bambini giudicati e condannati da tribunali ordinari. Uno dei principali attacchi cui le donne prigioniere palestinesi nelle carceri israeliane sono esposti è lo stupro. Oltre alle torture fisiche, nelle carceri israeliane si pratica anche un’intensa pressione psicologica. Sui prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane si applica anche l’isolamento individuale. Ogni prigioniero palestinese è isolato individualmente per impedire che si veda con gli altri. I diritti della difesa sono gravemente limitati e a volte per punizione i prigionieri sono tenuti in isolamento anche per 60 giorni in cui non gli è permesso nessun contatto.

Gli Stati Uniti, pionieri nelle pratiche tortura e isolamento, dopo l'11 settembre hanno ulteriormente accentuato l'isolamento dei detenuti. Almeno ottomila persone catturati in varie parti del mondo per attività antiamericane sono detenute negli Stati Uniti in prigioni segrete appositamente costruite. Inoltre, i prigionieri negli Stati Uniti sono divisi in centinaia di categorie. Ci sono prigionieri appartenenti a movimenti di liberazione nazionale e anti- razzisti, per esempio dei movimenti degli indigeni dei neri e afroamericani, portoricani messicani liberazione e dei movimenti antimperialisti nordamericani. Sono inoltre detenuti in negli Stati Uniti prigionieri provenienti da varie parti del mondo: Colombia, Palestina, Egitto e Irlanda. Ci sono anche detenuti appartenenti a movimenti ambientalisti radicali e per i diritti degli animali.
Ecco alcuni dei metodi usati dall’imperialismo per eliminare o tenere sotto controllo le resistenze, attraverso arresti e incarcerazioni.
1 . Basi militari locali e internazionali utilizzate come centri di detenzione e carceri.
2 . Costruzione e uso di prigioni e centri di detenzione segrete un patria e all’estero.
3 . Incarcerare e torturare i resistenti servendosi di stati dipendenti.
4 . Costruzione e uso di carceri di sicurezza e centri di detenzione privati.
5 . Sforzi per imporre leggi penali degli Stati Uniti in altri paesi.

I prigionieri politici nelle carceri messicane subiscono lo stesso trattamento dei prigionieri politici negli altri paesi. Nelle prigioni messicane si applicano pratiche simili per avere prigionieri politici arrendevoli e sottomessi. Sono centinaia i prigionieri politici in Messico. In Messico ci sono due tipi di carceri. I carceri regionali, dove molti detenuti si trovano nella stessa cella, e i carceri Cefferas di massima sicurezza, dipendenti dall’organismo federale di Pubblica Sicurezza. Molti prigionieri politici sono detenuti in questo tipo di prigione. Il governo messicano ha mai ammesso l' esistenza ha di prigionieri politici. I prigionieri politici in Messico sono reclusi per reati di droga. Trascorro in cella 23 ore e mezzo, gli concessa solo mezzora d’aria, ma le mura di cinta sono tanto alte che non riescono neppure a ricevere la luce del sole. I prigionieri sono minuziosamente perquisiti prima di andare all’aria, sono denudati e umiliati con degradanti perquisizioni anali. I prigionieri che so ribellano sono torturati. I diritti della difesa sono ristretti e per punizione le consultazioni con gli avvocati possono essere impedite. I libri non sono ammessi e sono privati di ogni altra attività sociale.

Tutte queste pratiche e punizioni hanno un solo scopo: quando le classi dominanti non riescono ad assimilare e rompere le agitazioni e resistenze delle massa, applicano questi trattamenti disumani sui rivoluzionari, i comunisti e i patrioti, perché si arrendano. Per ottenerlo si spendono milioni di dollari per la costruzione di nuove carceri di massima sicurezza.

Ovunque nel mondo, motivo e scopo principale dell’isolamento dalla società dei prigionieri politici in carceri cellulari o in prigioni di massima sicurezza private è negare ai prigionieri i diritti umani fondamentali, negare i diritti che si sono conquistati, costringere i prigionieri alla solitudine disperdendone l'organizzazione, separarli dalla solidarietà, interrompere ogni loro attività sociale, culturale e sportiva per tagliare ogni legame con la vita quotidiana condannarli all’isolamento e alla tortura perché tradiscano la loro causa.
In tutti i paesi in cui ci sono prigionieri politici, i media della borghesia sono complice. Quei media borghesi che presentano il carcere come un luogo piacevole, che hanno sempre nascosto al pubblico la verità delle atroci torture e maltrattamenti che si praticano nelle prigioni. Negli USA i media borghesi hanno sempre taciuto. Mentre nelle carceri in Turchia avvengono le peggiori violazioni dei diritti umani, i media borghesi nascondono e distorcono i fatti. Quando le lotte nelle prigioni fanno morti e feriti non se dà nessuna notizia. Chiaramente, lo stesso avviene in Messico, India, Brasile e altri paesi.

Nella storia si sono viste resistenze di rivoluzionari e patrioti prigionieri alla tortura, alla repressione e violazione dei diritti nelle carceri. I prigionieri politici hanno segnato una linea continua di resistenza contro ogni tipo di pressione, repressione e massacro da parte della borghesia imperialista e dei suoi boia. Qualche volte queste resistenze hanno vinto e portato alla riconquista di diritti, difendendo la dignità dei rivoluzionari. I prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, i resistenti iracheni ad Abu Ghraib, i prigionieri politici in India, Iran, Brasile, Messico, Stati Uniti e Turchia hanno prodotto resistenze determinate che sono diventati degli esempi. Sono gli imperialisti americani, i supervisori e istruttori di tortura, in particolare in America Latina, Medio ed Estremo Oriente. A quanti sono stati rilasciati da Abu Ghraib, sono state applicate restrizioni speciali per assicurarsi il loro silenzio.
La crisi economica del sistema imperialista continua a crescere. La crisi ha prodotto la crescita di disoccupazione e povertà. Dal 2008 la crisi economica mondiale iniziata negli Stati Uniti ha continuato ad estendersi. Ora la crisi si concentra in Europa. La crisi economica colpito tutti i paesi, senza eccezioni, Grecia, Italia, Spagna, ecc. E in molti paesi la crisi economica si è trasformato anche in impossibilità governare. Gli imperialisti europei hanno tentato di salvare paesi come la Grecia con programmi di aiuti finanziari, come soluzione temporanea, ma ora anche questo soluzioni temporanee sono inefficaci. In un mondo in cui la disoccupazione e la povertà stanno aumentando in maniera incontrollata, il sistema imperialista e le borghesie dei paesi che ne fanno parte scaricano il peso della crisi sulle spalle della classe operaia e dei lavoratori. Proletari e masse oppresse rispondono “non abbiamo causato noi questa crisi e non vogliamo pagarne il prezzo”.Aumentano la resistenza, alzano la voce con scioperi generali, prendendosi le strade e scontrandosi con la polizia.
La borghesia imperialista e i suoi lacchè prendono provvedimenti sempre più drastici contro lo sviluppo della resistenza sociale. Inaspriscono della repressione di Stato con nuove leggi anti-terrorismo e leggi speciali, minacciando ancora di più la società. Inevitabilmente, nei prossimi anni i luoghi di detenzione cresceranno e si moltiplicheranno ancora. Le prigioni diventeranno sempre di più un problema sociale. Ma è impossibile spegnere il sole, gli imperialisti e i loro servi hanno paura della vita, delle idee dei rivoluzionari e comunisti. Quando parleranno di democrazia, di diritti umani, sarà chiaro a tutti che sono menzogne e ipocrisia.
Tutte le inchieste condotte finora hanno dimostrato che i prigionieri politici e i cosiddetti detenuti comuni, si trovano prima o poi ad affrontare le seguenti realtà
1 Il numero dei carceri cellulari aumenta in tutto il mondo
2 I detenuti nei carceri cellulari sono abbandonati alla solitudine.
3 La tortura sta diventando sistematica
4 La vita collettiva dei rivoluzionari è proibita
5 Gli spazi di vita comune sono eliminati
6 Le attività culturali, sociali e sportive sono soppresse
7 Isolamento dei prigionieri gli uni dagli altri, allo scopo deliberato di annientarne ogni sentimento umano, si spersonalizzarli e infine di costringersi ad arrendersi
8 Limitazioni delle visite dei familiari e o loro sospensione per un certo periodo per isolare socialmente i prigionieri.
9 Restrizione dei diritti della difesa, impossibilità per avvocati di accedere agli elementi accusatori e carte processuali.
10 Divieto di leggere libri, riviste, giornali, ascoltare e guardare radio e televisione, di informarsi.
11 Negazione del diritto a difendersi nella propria lingua madre.

In seguito all’applicazione di queste ed altre simili pratiche si producono effetti devastanti, documentati dalle lettere dei prigionieri e molte altre inchieste:
1 . Disagio emotivo e la paura di contatti
2 . Anoressia
3 . Irritabilità estrema
4 . Perdita di sensibilità sensoriale e capacità di attenzione
5 . Estraniamento dalla realtà
6 . Capacità di orientamento e atrofia
7 . Perdita di orientamento e abilità
8 . Allucinazioni
9 . Stato costante di tensione
10 . Riduzione della capacità di pensiero
11 . Amnesia
12 . Difficoltà a parlare
13 . Distorsioni percettive e percezione errate
14 . Danni ai centri dell’equilibrio
15 . Disagio dalla luce, sensazione di essere oppressi da qualsiasi cosa
16 . Ipersensibilità al rumore
17 . Pensieri suicidi
18 . Perdita di peso
19 . Disabilità visiva

Oltre a queste ci sono numerose malattie causate dalle condizioni delle carceri. Tra queste: tubercolosi, epatite, malattie renali, sanguinamento dello stomaco, insufficienza cardiaca, cattiva postura e dolore al collo causate delle torture, emicranie violente, sinusite, artrite, malattie reumatiche.
Alla luce di questi fatti tesi le organizzazioni firmatarie convocano e invitano tutte le organizzazioni democratiche e di difesa dei diritti umani a partecipare al Symposium internazionale sulle carceri che si terrà a Istanbul, Turchia il 25-26-27 Aprile 2014, a sostegno dei prigionieri politici, per denunciare il trattamento che subiscono, per lottare per i diritti dei prigionieri politici, contro l'impunità di chi tortura e maltratta i prigionieri, perché siano rivelate le prigioni segrete degli Stati Uniti, perché in tutto il mondo sia riconosciuto ai rivoluzionari lo status di prigionieri politici, per l'abolizione dei carceri cellulari, per porre fine alle violazioni dei diritti della difesa, per il riconoscimento al diritto alla difesa nella lingua nativa
Partecipano:
Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa (ATiK), Comitato Internazionale di Solidarietà coi Prigionieri Politici (UPOTUDAK) Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Germania (ATiF), Federazione dei lavoratori e giovani dalla in Austria (ATİGF), Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Olnada (HTİF), Federazione dei lavoratori dalla Turchia in Svizzera (İTİF), Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa – Gioventù di Muova Democrazia (ATiK-YDG), Confederazione dei lavoratori dalla Turchia in Europa – Donne Nuove (AtiK- YK), Confederazione per I Diritti Democratici in Europa (ADHK), Federazione per i Diritti Democratici in Germania, (ADHF) Federazione per i Diritti Democratici in Svizzera (İDHF), Federazione per i Diritti Democratici in Francia (FDHF), Centro Culturale Cento Fiori , Londra (YÇKM), Federazione per i Diritti Democratici in Austria (ADHF), Movimento democratico delle Donne in Europa (ADKH), Movimento democratico dei Giovani in Europa (ADGH), ALINTERI-Europa, Proletariato Rivoluzionario (Devrimci Proleterya) Un Mondo da Vivere (Yaşanacak Dünya), Comitato di Solidarietà coi Prigionieri Politici (AÖTDK), Confederazione degli Oppressi Rifugiati  in Europa (Aveg-KOM), Federazione dei rifugiati in Germana,(AGİF), Associazione dei Lavoratori Rifugiati a Parigi (ACTİT), Associazione dei Lavoratori Rifugiati in Svizzera (İGİF) Collettivo degli Oppressi Rifugiati in Belgio (BEGK), Commissione per un Soccorso Rosso Proletario, PCm Italia

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