Chiedono futuro? Che mangino brioches!" Una riflessione sul DL scuola
Lunedì
9 settembre il Consiglio dei Ministri di un sempre più traballante
governo Letta ha discusso e approvato i nuovi provvedimenti in materia
di scuola, università e ricerca. Il Decreto Legge
prevede circa 67mila assunzioni in tre anni tra docenti, insegnanti di
sostegno e personale ATA; il finanziamento di 100 milioni di euro per le
borse di studio per gli studenti universitari; lo stanziamento di 8
milioni di euro per l'acquisto dei libri di testo e e-book per gli
studenti più disagiati e infine l'estensione del permesso di soggiorno
fino al termine del percorso di studi.
Dando un’occhiata parziale potrebbe
sembrare di trovarsi di fronte ad un tentativo di voler invertire la
rotta tornando ad investire nell'istruzione
e nella ricerca dopo anni di tagli e licenziamenti, come
frettolosamente dichiarato dallo stesso premier Letta e dal ministro
Carrozza. In ogni caso, non esulteremmo acriticamente per qualche
spiccio dato alla ricerca universitaria, consapevoli, tra l’altro, della
fitta ragnatela di baroni in cui questa si sviluppa e tenendo sempre
presente che questa non offre opportunità e sviluppo per l'intera
società ma rimane sottoposta agli interessi e ai profitti delle imprese e
dei privati presenti negli organi accademici decisionali come il
Consiglio di Amministrazione e che indirizzano i finanziamenti in base
alle proprie necessità. Ma è questo il caso? Davvero non c’è trucco e non c’è inganno? Facciamo due conti e rinfreschiamoci la memoria…
Se alcuni giornalisti e sindacati
studenteschi se ne dimenticano e si mostrano quasi entusiasti, noi
ricordiamo benissimo che Letta e la Carrozza fanno parte di un partito,
il PD, che negli ultimi anni si è reso co-protagonista di un processo di
totale smantellamento del sistema pubblico scolastico e universitario,
insieme ai “compagni di governo” del PDL; un processo che ha
visto in tre anni il licenziamento di oltre 150mila insegnanti e
personale ATA, il taglio di oltre 8 miliardi di euro e l'asservimento
dell'istruzione e della formazione agli interessi dei privati.
Dunque questi provvedimenti, a conti fatti, sono solo le brioches
lanciate a chi lotta per il pane e non vanno nemmeno a sfiorare le
fondamenta di un sistema sempre più al collasso: non abbiamo bisogno di
contentini o di riforme che sono ben lontane dalle trasformazioni di cui
ha bisogno l'istruzione nel nostro Paese.
Per fare solo un piccolo esempio, appare
evidente, inoltre, l'intenzione di introdurre anche all'interno del
sistema scolastico meccanismi di speculazione economica ed edilizia già
abbondantemente sviluppati in altri contesti. Le somme
necessarie per la messa in sicurezza degli edifici, infatti, non
verranno più finanziate solo dallo Stato tramite le province, ma
potranno essere reperite anche tramite accordi e mutui trentennali che
ogni singola scuola può sottoscrivere con la Bei (Banca di sviluppo del consiglio d’Europa e la Cassa Depositi e prestiti).
Quanta credibilità può avere un governo
che ha avuto il coraggio di dichiararsi a favore dell'istruzione
pubblica quando esistono oltre 60mila studenti idonei non beneficiari che non ricevono borse di studio pur rientrando pienamente nei parametri richiesti? Quanta credibilità può avere un governo che stanzia 15miliardi di euro per l'acquisto di armi sottraendone
500milioni proprio all'istruzione? E ancora, quanta credibilità può
avere un governo che dichiara di voler estendere il permesso di
soggiorno agli studenti stranieri quando invece sono all'ordine del
giorno le notizie dei respingimenti in mare di migliaia di migranti e
quando il razzismo è praticamente istituzionalizzato e così presente
nella nostra società e nei “palazzi del potere”?
Non dimentichiamo, inoltre, che il ministro Carrozza si è mostrato più volte favorevole e convinto a voler instaurare una forte dipendenza e sinergia tra la scuola e il mercato del lavoro. Ma quale lavoro? Quello
di cui parla il ministro ha tanto il sapore dello sfruttamento a costo
zero, della totale assenza di qualsiasi diritto e tutela.
Un'idea di lavoro evidentemente ben lontana dalle nostre aspettative, ma
molto vicina ai loro progetti riservati a “grandi e piccini”. E' questo
che sottintende il ministro quando dichiara che “L'Italia non dovrà mai
più sfornare un laureato che a 25 anni non ha mai fatto un lavoro,
neppure il cameriere”. Detto che solo la Carrozza non sa che l’Italia è
già piena di ragazzi che per poter continuare gli studi sono costretti a
lavorare in pub e pizzerie, di che parliamo? Meglio studenti-camerieri
sfruttati e sottopagati oggi che laureati-disoccupati domani? E semmai
dovessimo trovare un lavoro “fisso” (ma visto lo stato dell’arte
chiamiamolo solo “lavoro post-laurea”) saremo già abituati a stare
allineati e a testa bassa, oltre che in continua competizione con chi ci
è a fianco.
Proprio a proposito di lavoro e di
profitti ci sembra interessante e utile soffermarci -più che sugli
starnazzamenti soddisfatti di Repubblica&co- sulla reazione dei
“delusi”. Basta leggere qualche articolo del Sole24ore sul DL scuola
per cogliere il malcontento della Confindustria che s’è vista
trascurare gli istituti tecnici, uno dei bacini preferiti da cui
prelevare mano d’opera a basso costo. Perché si sa che per loro il modo giusto di investire nell’istruzione
e per gli studenti è farli lavorare e studiare assieme, che sia in un
pub o, mediante stage e tirocini in qualche gentile azienda pronta a
ricevere a braccia aperte giovani da sottopagare (o non pagare per
niente), giovani che saranno abituati alla non-continuità nell’attività
lavorativa e nella percezione del salario, ad orari non corrispondenti
al proprio contratto e così via. D'altronde, solo tre mesi fa, la Carrozza di fronte alle commissioni di Camera e Senato parlava di “cultura dell’imprenditorialità”, “business angels” e “venture capitalist”.
Come a dire che le linee guida della sua azione sono esattamente quelle
più volte indicate da Confindustria. Quindi ci sentiamo quasi di
tranquillizzare tutti: gli unici a pagare saranno, ancora una volta, gli
studenti meno agiati e le loro famiglie.
L’istruzione resta, infatti, un lusso
per chi non riesce a far fronte alle spese, rimanendo accessibile,
invece, solo ad una ristretta elite. Ci sembra obbligatorio chiamare
ogni volta col proprio nome quel pacchetto-completo fatto di tasse
esorbitanti, del crollo delle borse di studio, della perpetua mancanza
di mense e alloggi, regalato ad ogni nuova matricola. E’ la selezione di
classe, baby, e costringe migliaia di persone a restare ai margini
ingrossando la fetta di popolazione che non studia/che per studiare deve
lavorare; che non lavora; che viene messa in condizione di sentirsi
senza “prospettive”.
Pensiamo che questo nuovo
provvedimento abbia come fine reale quello di celare i veri obiettivi
del governo di creare un sistema formativo completamente asservito alle
logiche del mercato e agli interessi imprenditoriali, ma soprattutto in
questo preciso contesto storico-politico di prevenire qualsiasi
mobilitazione studentesca in un autunno che da più parti si prevede
molto caldo.
Per quanto costretti, rifiutiamo l’idea
di un futuro da camerieri, da stagisti, da lavoratori “flessibili”, da
lavoratori-soldato! Rifiutiamo il futuro che ci state preparando,
convinti che sia questo il momento di resistere insieme a tutti i
lavoratori, studenti, disoccupati che vogliono lottare per abolire lo
stato di cose presente!
Infiammiamo l’autunno! Riprendiamoci il futuro!
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