detenuti hanno appiccato incendi e tentato di forzare le porte delle celle di Annalisa Latartara
Al
buio, senz’acqua, in quattro stretti in una cella, con una temperatura
che superava i quaranta gradi. La scorsa notte, nel carcere di Taranto,
è esplosa la protesta dei detenuti. Già provati dai disagi causati
dalle ripetute interruzioni nella fornitura dell’acqua, quando si è
verificato anche un black out elettrico, si sono ribellati appiccando
il fuoco ad alcune bombolette a gas usate per scaldare il cibo,
gettandole nei corridoi delle sezioni e nei cortili. Detenuti e agenti
della Polizia penitenziaria, a causa del fumo, hanno accusato malori.
Due reclusi e alcuni poliziotti sono stati soccorsi dalle ambulanze del
118 e trasportati in ospedale. Dopo le cure, sono stati subito
dimessi. La protesta ha avuto un prologo nel corso della giornata di
avantieri per l’erogazione a singhiozzo dell’acqua nelle celle roventi a
causa della temperatura esterna molto alta. A completare lo scenario
di tensione e malessere ha contribuito il black out verificatosi
intorno alle 21 (in diversi quartieri del capoluogo ionico) che ha
oscurato l’intera casa circondariale. Alla mancanza di erogazione si è
aggiunto un problema al gruppo elettrogeno che non è entrato in
funzione. A quel punto sono scattate le prime proteste da parte dei
reclusi che hanno cominciato a sbattere le pentole contro le
inferriate. Il direttore Stefania Baldassari e il comandante della
Polizia penitenziaria Giovanni Lamarca sono subito rientrati disponendo
il richiamo dalle proprie abitazioni degli agenti liberi dal servizio
che, prontamente, hanno raggiunto il carcere per aiutare i colleghi in
una situazione che stava diventando sempre più critica. I detenuti,
dopo le prime rimostranze, hanno tentato di forzare le porte delle
celle, sbattendo contro le brande sulle quali dormivano. Da quanto si è
appreso da fonti sindacali, la situazione è precipitata quando da
alcune celle sono state lanciate bombolette di gas utilizzate per
cucinare nei corridoi delle diverse sezioni o all’esterno, provocando
incendi e piccole esplosioni. I più esagitati hanno dato fuoco anche a
materassi e lenzuola. Mentre l’atmosfera all’interno è diventata
incandescente, all’esterno del carcere i mezzi delle altre forze
dell’ordine e dei vigili del fuoco inviati dal prefetto Claudio
Sammartino e dal questore Enzo Giuseppe Mangini, erano schierati,
pronti ad intervenire qualora la situazione fosse degenerata e si fosse
verificata un’evasione in massa. «L’azione di supporto delle altre
forze dell’ordine è stata immediata e rassicurante. L’emergenza è stata
gestita nel migliore dei modi grazie alla collaborazione di tutti, a
cominciare dal personale della struttura». Ha commentato il direttore
della casa circondariale, Baldassari. A causa del black out, la
cerimonia di commemorazione di San Basilide, patrono del Corpo di
Polizia Penitenziaria, programmata ieri mattina, è stata rinviata a
data da destinarsi. I vertici della casa circondariale sono stati
impegnati nella gestione della situazione di emergenza. Anche perchè i
disagi si sono protratti per l’intera giornata a causa dell’erogazione a
singhiozzo. Il servizio è stato parzialmente ripristinato col ricorso
all’approvvigionamento con autobotti. L’invio è stato disposto anche
dal sindaco Ezio Stefàno per alleviare i disagi ai circa 700 detenuti
ospiti della struttura che potrebbe ospitarne soltanto la metà.
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