Anche quest’anno a Palermo si è svolto il gay pride
attraversando le vie centrali della città.
Come gli scorsi anni anche alcune componenti del movimento
palermitano vi hanno partecipato e organizzato i propri carri; le novità invece,
seppur di natura differente, sono due:
la prima è stata la partecipazione delle istituzioni cittadine
a partire dal sindaco Orlando.
La seconda è che in maniera inedita si è sviluppata una
polemica “a sinistra” sulla natura del gay pride come strumento di lotta.
Le due questioni, come scrivevamo, seppur differenti, a
nostro avviso sono correlate e le tratteremo insieme.
Innanzitutto incominciamo col dire che anche quest’anno non
abbiamo partecipato al gay pride perché non ne condividiamo le forme, non le
rivendicazioni.
Come successo con gli interventi critici precedenti al
nostro, in particolare quello di 3 giovani compagni, ci aspettiamo già di
essere sommersi da offese ed epiteti come “omofobo”, “fascista”, intollerante”,
non ci interessa.
Crediamo che in una società come la nostra dove il
maschilismo/machismo impera, le istanze della comunità LGBT siano giuste e
vadano supportate con iniziative CONCRETE
E MATERIALI DI LOTTA insieme a quelle contro la doppia oppressione sulle
donne.
Le nostre compagne organizzate nel Movimento Femminista
Proletario Rivoluzionario a livello locale e nazionale sono in contatto e in
alcuni casi lottano con soggetti, individuali o collettivi, facenti parte della
comunità LGBT che abbiano questa discriminante.
Come tutte le lotte, anche questa non è “neutra”, può essere
condotta con posizioni di “destra”, di “centro” o di “sinistra”.
Anche qui i paladini del post-moderno sicuramente ci
accuseranno di essere vetusti, dimostreremo con un esempio concreto quello che
vogliamo dire riferendoci alla questione dell’emancipazione femminile: da un
punto di vista borghese di “destra”, questa, può essere rappresentata dalla
piena integrazione delle donne nella società e nello stato (entrambi borghesi e quindi per natura maschilisti): l’ingresso
delle donne nell’esercito, la donna manager, le donne ministre nonché prime
ministre. Una posizione centrista reclama “più diritti” senza ritenere
necessario un cambiamento radicale della società odierna, una posizione di “sinistra”
incompatibile con le altre due prende atto che perché avvenga la piena
emancipazione/liberazione delle donne (e anche della comunità LGBT) questa
società deve essere abbattuta e ricostruita secondo nuove basi, e perché ciò
avvenga il soggetto distruttore e costruttore allo stesso tempo deve essere in
gran parte “donna”. Quest’ultimo punto lo approfondiremo dopo con un esempio.
Tornando al tema principale, la sfilata del gaypride a
nostro avviso ha connotazioni compatibili con questa società ed è per questo
fatto specifico che non vi partecipiamo e neanche ci interessa prendere parte
alle discussioni preparatorie perché da un lato ogni soggetto è libero di
organizzarsi come vuole e
secondariamente proprio per questo motivo non c’è da convincere nessuno a
seguire questa o quella pratica, quindi non avrebbe senso proporre agli
organizzatori del gay pride di costruire una manifestazione sulla stessa
questione ma con forme diametralmente opposte a quella che praticano da anni.
Per chiarire, noi ai differenza dei 3 giovani non abbiamo
nulla da “dissentire”, ci limitiamo a
non partecipare ad una street parade che in quanto tale non ha nessun elemento
di lotta bensì al contrario scimmiotta in maniera speculare e contraria i
canoni imposti da questa società come la commercializzazione dei corpi,
l’esibizionismo, la cultura dello sballo, la propaganda dell’immagine senza
sostanza, la “cultura” televisiva di bassa lega e che abbrutisce le masse,
altro che “dare fastidio” come si dice in alcuni comunicati di esponenti LGBT
locali!
Un’immagine che sintetizza tutto ciò: il ruolo di “madrina”
dell’evento che ricopre la Luxuria
dell’Isola dei Famosi…
Come si fa a definire “di lotta” una sfilata che come
pratica si riduce ad un corteo festoso, goliardico, dove il consumo di alcohol
o cannabis è una delle azioni principali?
Non che ci sia qualcosa di male in tutto questo in generale,
ma la lotta è ben altra cosa, è una cosa seria.
Cosa c’entra tutto questo con la denuncia della precarietà
come hanno annunciato alcuni compagni? Mistero. O meglio controsenso
rappresentato dalla partecipazione al corteo del Sindaco Orlando e di alcuni
membri della sua giunta in particolare di Rifondazione Comunista.
Camminare a braccetto con esponenti istituzionali non fa
onore agli organizzatori: questi personaggi sono esponenti degli stessi partiti
che negli anni passati hanno appoggiato governi che l’hanno inventata la
precarietà (Governo Prodi e pacchetto Treu), governi appoggiati dai “comunisti”
di rifondazione che in maniera criminale hanno ucciso con le bombe nella Ex
Jugoslavia e Afghanistan, personaggi che a livello locale già hanno governato e
creato problemi sociali vedi gli ex Pip in particolare, giusto per rimanere sul
terreno della precarietà.
Oggettivamente personaggi incompatibili con qualsiasi
istanza di cambiamento.
Manifestazioni di questo tipo sono a nostro avviso
autoreferenziali e respingenti verso l’esterno, e se ancora ce ne fosse bisogno
ribadiamo che non c’entra l’oggetto in se ma è la forma che noi critichiamo.
Stesso discorso abbiamo fatto in passato per manifestazioni
di diverso tipo ma con la stessa forma utilizzando carri sound system e
comportando uso di canne e alcohol a fiumi come alcune manifestazioni
studentesche o la may day parade (molto simile al gay pride), forme che a
nostro avviso DANNEGGIANO il
raggiungimento dell’obiettivo sempre che ce ne sia uno.
Quando ci siamo trovati in manifestazioni studentesche di
questo tipo è stato difficile non notare lo sdegno della “gente comune” e in
particolare per quanto ci interessa maggiormente, di lavoratori che GIUSTAMENTE bollano queste
manifestazioni come carnevalate ridicole.
Interessante notare anche che quando il movimento
studentesco si è rafforzato e ha raggiunto maggiore consapevolezza politica
(vedi quello del 2010) ha bandito queste forme di “cazzeggio” prediligendo
forme di protesta (nel vero senso della parola). Non a caso quando succede questo, e si da
veramente fastidio, lo stato alza il tiro dello scontro e scatta la repressione
sistematica.
Chi si pone politicamente dentro queste dinamiche non può
non fare questi ragionamenti e limitarsi ad enunciare che bisogna trovare
l’unità con i lavoratori e le loro lotte concrete.
Non a caso molti soggetti sia individuali che politici che partecipano
a queste sfilate, quotidianamente (e qui la critica dei 3 “incriminati” è
giusta) neanche sa lontanamente cosa sia una lotta sul posto di lavoro, contro
la guerra, contro l’attacco ai lavoratori che questo governo sta portando
avanti.
Quello che gli organizzatori della comunità LGBT palermitana
dovrebbero apprendere è che il diritto alla critica è sacrosanto, soprattutto
quando è costruttiva. Oggettivamente equiparare il documentino dei 3 giovani
compagni, che pone argomentando delle serie questioni in maniera disinteressata
e sicuramente non per secondi fini politici, ai comunicati maschilisti e
omofobi dei fascisti di varie organizzazione è proprio una caduta di stile di
basso livello che rasenta l’idiozia.
La comunità LGBT che a causa dello humus moderno fascista è
indegnamente attaccata culturalmente e spesso anche fisicamente dalla
manovalanza fascista o anche da chi non essendo dichiaratamente tale lo è nei
fatti, perché non ha mai partecipato a manifestazioni antifasciste?
Dov’era la comunità LGBT quando a Palermo Casapound per
poter presentare un libro alla Mondadori ha chiamato a raccolta i camerati
dalla Sicilia, dalla Calabria e da Roma godendo di un’indegna protezione di
stato con la militarizzazione del centro cittadino?
Al contrario, tornando alle posizioni di “destra”,
“sinistra” e “centro” è un bene che Paola Concia vada amichevolmente a trovare
i “fascisti del terzo millennio” di CasaPound o un male?
Piuttosto qualche anno fa il movimento antifascista ha
organizzato un corteo ad hoc a Catania in seguito alle provocazioni che Forza
Nuova aveva fatto durante il gay pride catanese, gli “stalinisti omofobi” sono
subito accorsi in solidarietà a chi aveva partecipato a quel gay pride pur non
condividendolo per come stiamo dicendo qui.
Tutto questo per dire che qualsiasi lotta è giudicabile
dalle pratiche e dalle posizioni concrete che assume.
Se non si pone la questione di classe sia all’interno del
movimento LGBT sia riguardo al potere politico che opprime anche i LGBT in
quanto scelte sessuali non si trova il bandolo della matassa. Un gay eletto in
parlamento non è la stessa cosa di un gay che per camparsi lavora.
Solo la rivoluzione contro questo sistema può emancipare
tutti gli sfruttati e gli esclusi, lo dimostrano le rivoluzioni attualmente in
corso nel mondo e per molti (purtroppo) poco conosciute. Ad esempio la Guerra Popolare nelle Filippine
che combatte un regime fascista e fantoccio filo-americano, nel corso degli
anni ha instaurato delle “zone liberate” ovvero controllate dal Partito
Comunista delle Filippine dove si stanno gettando le basi per costruire una
nuova società, ebbene proprio in una di queste zone liberate ha avuto luogo
qualche tempo fa il primo matrimonio tra omosessuali riconosciuto dal governo
rivoluzionario, cosa che dove regna il governo ufficiale sarebbe impensabile.
In un paese semifeudale come il Nepal dove gli omosessuali non sono proprio
liberi di esprimersi senza rischiare la vita, sono stati proprio i maoisti che
al culmine del processo rivoluzionario armato, abolita la monarchia fascista
hindù ed eletta l’assemblea costituente hanno eletto nella loro lista un
transessuale. In entrambi i casi le donne in questi processi rivoluzionari sono
in prima linea.
Ma come i marxisti non erano omofobi?
Concludiamo con un messaggio di un nostro compagno che,
stupore per molti dei bigotti e confusi organizzatori del gay pride palermitano
oltre ad essere un “vetero marxista-leninista-maoista” è anche gay ed
interpellato sull’argomento ha dato la seguente risposta:
“Caro compagno,
Sono assolutamente
d'accordo con chi definisce il Gay Pride una carnevalata; purtroppo sono
tante/i le 'sorelle' ed i 'fratelli' che si vedono in quel giorno e poi
spariscono - intanto al Pride ci si può andare mascherati, e quindi irriconoscibili
- a nascondere la propria identità sessuale: non si è obbligati a metterci la
faccia, purtroppo.
Personalmente non amo
questo genere di manifestazioni, perché ritengo l'essere omosessuale un fatto
naturale: io sono gay, e non mi vergogno affatto di esserlo; detto questo, non
vedo perché ci debba essere un giorno particolare per dimostrare la propria
sessualità, qualunque essa sia.
Per questo, come sono
contrario al Gay Pride, a maggior ragione lo sono se si parla dell'orgoglio di
essere di qualunque sesso: maschio, femmina, o gay (il cosiddetto terzo sesso).
Mi fa ridere di gusto la Giornata della famiglia,
organizzata dal Pastore tedesco e dai suoi tirapiedi: forse che quella formata
da me e dal mio ragazzo non è la stessa cosa, solo perché non possiamo
procreare?
Esistono molte coppie
eterosessuali - regolarmente sposate in chiesa - in cui uno dei due, o magari
ambedue, è sterile: secondo i benpensanti questi nuclei non potrebbero essere
considerati famiglia, e non mi pare logico.
Utilizza pure, se e
come meglio credi, queste righe: forse potrebbero essere utile a qualcuno per
uscire allo scoperto, e sarebbe un passo avanti nella civiltà.
Saluti comunisti mlm.
Stefano Ghio -
Proletari Comunisti Genova”
Invitiamo a riflettere su queste argomentazioni politiche
soprattutto chi ha partecipato all’ultimo gay pride ed in particolare a tutti
quei giovani che hanno voglia di fare politica dal basso e che si sono pure
sbattuti nell’organizzarlo anche con sacrifici, di loro e della loro buona fede
abbiamo rispetto, di chi invece teorizza che sia un bene la partecipazione di
Orlando e dei vari politicanti di “sinistra” va tutto il nostro disprezzo.
Circolo proletari comunisti Palermo
Nessun commento:
Posta un commento