giovedì 2 giugno 2011

pc 2 giugno - MA CHI E' QUESTO CRETINO...?

Il giornale Il Manifesto domenica 29 maggio a pag. 15 ha pubblicato un articolo di Christian Raimo dal titolo “Quando l'uomo non regge il ruolo”, in cui già il sottotitolo è tutta una premessa di una tesi tanto vergognosa quanto stupida ma soprattutto alla fine giustificatrice/complice degli stupri e del potere: “cosa hanno in comune - si legge nel sottotitolo - Strauss Kahn, Don Seppia e il padre di Teramo che ha abbandonato la figlia sotto il sole? Un'idea di affidabilità slegata dalla reale capacità di sostenerla. Per non essere paralizzati dalla fatica di essere se stessi oggi è necessario un elogio del fallimento”.

Riportiamo ampi stralci dell'articolo, perchè in un certo senso parla da sè.
Nell'articolo Raimo tenta di spiegare questa somiglianza: “Tre persone – tre maschi diciamolo subito - che pensavamo affidabili, molto affidabili, si rivelano un disastro. Addirittura dei mostri per alcuni, indifendibili per la maggior parte (tranne che per la mogli nei casi di Dsk e del padre)... Eppure, evidentemente, non sono tre episodi isolati. 1) ... gli uomini di potere che si comportano come maiali: Strauss-Kahn... sono soltanto l'ultima avanguardia di un esercito ben in forze; 2) la questione della pedofilia nella chiesa è diventata di rilevanza sociologica... 3) queste tragedie dei bambini dimenticati in macchina ... sono probabilmente l'emersione più tragica di una “distrazione di massa”...”.

E continuando su questo parallelismo, questo giornalista trova la causa comune: “...un'idea di affidabilità che è evidentemente slegata dalla reale capacità di sostenerla...”. La soluzione? E' l'ammissione: Don Seppia e i preti devono ammettere “di non riuscire a mantenere la castità”; Strauss-Kahn deve ammette che aver ritenuto “in un certo senso plausibile e consentito anche per una figura di così alto profilo pubblico come lui (di avere “amanti occasionali, prostitute , in mancanza, ragazze da violentare”); il padre doveva ammettere di essere stressato e di aver bisogno di un sollievo mentale.
Quindi, secondo Raimo: sono tre maschi (e qui, mettendola sul 'genere' forse ha cercato di strappare consensi nel campo del femminismo), sono tre persone inaffidabili che non ammettono di esserlo, o che cercano che “magari qualcuno li sollevi della pesantezza di questi ruoli (prima che la loro inadeguatezza si manifesti)”.
E, allora, la conclusione: “Per questo oggi è necessario un elogio del fallimento... per non lasciarsi paralizzare dalla fatica di essere sé stessi... (che) vuol dire produrre a livello sociale un'ansia da prestazione diffusa e pervasiva”. Quindi, queste figure “più che segnare la sconfitta di una società incapace di produrre figure-guida, di garantire un'affidabilità costante, ci indicano proprio una possibilità. La conoscenza del limite invece della determinazione cieca. Un'ammissione di inadeguatezza...”. E non poteva, in conclusione, mancare nell'articolo il riferimento al papa dell'ultimo film di Moretti.

UN ARTICOLO INDECENTE!!
E' indecente che questo articolo metta sullo stesso piano i tre casi.
Con Strauss Kahn, ci troviamo il ciarpame sempre più sistemico di rappresentanti del potere capitalista, imperialista, il marciume proprio di un sistema in cui il diritto di proprietà va dai soldi ai corpi delle donne; un sistema economico-politico che proprio nella sua inevitabile crisi diventa sempre più violentemente schifoso, e mostra tutta la sua putrefazione.
L'arroganza di potere, che verso le donne diventa anche stupro, degli Strauss Kahn, con Berlusconi e la sua corte, noi la conosciamo bene.
Con Berlusconi, sig. scrivano, dovremmo, per caso, fare l'”elogio del fallimento”, aiutarlo a comprenderne i suoi “limiti”, comprendere la sua “fatica di dover essere se stesso”, mandarlo su un lettino di psicanalista? O piuttosto cacciarlo dal governo, e costruire un potere proletario che lo mandi realmente in galera ma buttandone le chiavi, perchè in questo sistema capitalista anche in una galera gli Strauss Kahn ci stanno troppo poco e ne escono sempre grazie al potere del denaro?

Con il pedofilo stupratore Don Seppia, ci troviamo in una aberrante “normalità” impunita della Chiesa (dall'America all'Italia), coperta dal silenzio e dalle “preghiere” del Vaticano, in cui si unisce il potere terreno e quello oppressivo religioso e in cui la dedizione alla propria missione è un'eccezione, soprattutto via via che si sale di gerarchia.

Che centrano questi fatti, queste realtà con il padre di Teramo? Quella figlia, quei bambini “dimenticati” e morti gridano denuncia contro la vera causa di queste disgrazie: la vita che questo sistema sociale capitalista ci costringe a vivere. Lo stess, i problemi sempre più pesanti che la maggior parte della gente deve affrontare e che le occupano la testa; i ritmi delle giornate.

Come si permette questo giornalista da strapazzo a mettere anche sullo stesso piano la moglie di questo padre che nel dire una semplice triste verità: “è una cosa che poteva capitare a chiunque”, ha denunciato la vita stressante che si è costretti a fare e ha di fatto indicato la strada, non della giustificazione, ma dell'unità contro questo sistema sociale?
E invece la moglie di Strauss Kahn che si è dimostrata della stessa pasta marcia del marito comprando con i suoi milioni (tra i tanti miliardi che ha) la libertà di uno stupratore, e facendo subire una seconda violenza alla ragazza, lavoratrice dell'albergo; che ha mostrato come in questo sistema il potere dei soldi viene sbattuto in faccia (da uomini o donne di potere) alla dignità delle donne?!
Come il “nostro” Berlusconi che si compra con decine di migliaia di euro notti di festini, ragazze, valutate come se fossero animali da vendere sul mercato.

Rispetto a questa violenza del potere, parlare di “elogio del fallimento” è una indecente giustificazione, un'assoluzione di fatto degli Strauss Kahn, dei Berlusconi, dei preti pedofili, uno stupido tentativo di dare una veste “dignitosa”, psicologica a ciò che deve essere solo spazzato via come spazzatura.

E' infine, altrettanto indecente che Il Manifesto abbia pubblicato questo articolo, dedicandovi quasi un'intera pagina.

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