E’ scattata ieri per i 2.300 operai della Fiat e del suo indotto la cassa integrazione. Lo stop forzato durerà fino al 6 giugno. Ma nuova cassa integrazione è già in programma per i giorni 13, 14, 15 20, 24 e 27 giugno.
Con l’arresto di Simone Cimino, presidente del fondo Cape natixis, promotore del progetto per l’auto elettrica al posto della Fiat a Termini Imerese, si chiude definitivamente l’illusione anche su un altro possibile tassello del rilancio dell’area e diventa sempre più difficile recuperare altri progetti seri tenendo conto comunque che siamo già a giugno.
La situazione si fa giustamente tanto preoccupante che il neo sindaco di Termini Imerese del centrodestra, Burrafato, in un articolo dell’1 giugno, sul Giornale di Sicilia, interviene, dicendo che la chiusura sarebbe devastante e per dire a quanto ammonta il danno cita “una recente simulazione dello Svimez la valuta in termini economici pari a mezzo punto percentuale sul PIL siciliano (circa 395 milioni di euro) ed in termini occupazionali pari a 2,5 volte degli addetti impiegati nello stabilimento (circa 1.400 unità). Da questa analisi emerge chiara la gravissima ricaduta sociale che la chiusura dello stabilimento comporta.” La “ricaduta sociale” significa per il sindaco che perdendo buona parte del settore industriale del territorio perderebbe anche buona parte dei voti.
Burrafato rifà la storia dell’Accordo di programma e dice che “nei giorni scorsi è stata inserita nella short list l`offerta della DR Motors pervenuta dopo la firma dell`accordo... Avevamo la necessità di bloccare le risorse pubbliche (450 milioni di euro) per evitare che si volatizzassero.”(!) Si vede che Burrafato conosce bene i suoi (amici) polli…
Più passa il tempo è più le cose diventano chiare per tutti, infatti, si fa “sindacalista” e continua sullo stesso tono: “Iniziano a preoccuparci i tempi di attuazione dell`accordo stesso. Se il programma di reindustrializzazione del ministero dello Sviluppo economico non si dovesse (ahime!) concludere nel senso sperato (totale reimpiego dei 2200 lavoratori) sarà necessario rivedere la decisione dell`ad della Fiat Marchionne: la dismissione automatica a data fissa (31.12.2011) dello stabilimento di Termini.
“L`entrata a pieno regime del sistema produttivo che verrà dopo Fiat comporterà tempi non brevi e sarà necessario prefigurare iniziative straordinarie che garantiscano il reddito ai lavoratori durante il periodo di transizione e misure incentivate per gli addetti in età quasi pensionabile. Ma ancora di più resta da definire il "pegno" che Fiat deve pagare a questa terra. Non è ipotizzabile una dismissione senza risarcimenti. Non può essere spendibile come risarcimento la messa a disposizione gratuitamente dello stabilimento in favore delle nuove attività imprenditoriali.
Parte di quello stabilimento è stato fatto con i soldi dei contribuenti siciliani. Questo territorio deve rivendicare ancora misure a carico del Lingotto.”
Questa “minaccia” nei confronti della Fiat l’ha fatta qualche altra volta, ma in che modo vorrebbe costringere Marchionne a ripensarci non lo dice…
“Avevamo richiesto congiuntamente a Confindustria Palermo, al Governo regionale e al Parlamento siciliano, il varo di un provvedimento legislativo per il rilancio produttivo di Termini: la semplificazione delle procedure amministrative per favorire l`insediamento di nuove attività produttive. Il dibattito parlamentare, purtroppo, ha inghiottito questa norma; adesso attendiamo la sorte del nuovo disegno di legge ripresentato dal Governo regionale. L`insediamento dovrà essere accompagnato da opportune iniziative nel campo della ricerca e dell` innovazione tecnologica per garantire lunga vita al nuovo sistema produttivo post-Fiat.”
“Di questa rivendicazione se ne deve far carico il Governo regionale.
“Se le risposte non saranno quelle attese la sfiducia - temiamo - lascerà il passo alla rabbia…”
Noi non temiamo, noi auspichiamo. Giustamente!
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