Venti di guerra al CIE. Tentata fuga da Trapani e cronache di un mese di
resistenza
Cronache dai CIE di Trapani, Gradisca, Torino, Brindisi, Bari
Un'altra estate incandescente nei CIE, i centri dove gli immigrati senza
carte sono rinchiusi in attesa di essere deportati. Dallo scorso anno,
quando, proprio in questi giorni, con l'entrata in vigore del pacchetto
sicurezza, la detenzione nei CIE è stata prolungata a sei mesi,
periodicamente in queste prigioni amministrative sale la tensione. A volte
basta poco: un pasto indecente, le cure negate, una manata o un insulto di
troppo per far divampare la protesta.
Quest'anno la scintilla è stato l'accordo con i governi algerino e
tunisino per velocizzare i rimpatri dei cittadini dei due paesi.
È del 12 luglio la circolare che stabilisce deportazioni giornaliere e da
mandato ai questori di organizzare le scorte.
In molti CIE - i tunisini in prima fila - ci sono proteste, rivolte fughe.
Qui il testo con i link: http://piemonte.indymedia.org/article/9621
Trapani, mercoledì 14 luglio
Almeno 15 reclusi riescono a fuggire. Secondo la versione della questura
che per due giorni ha taciuto l'evasione, ci avrebbero provato in 27, ma
12 sarebbero stati riacciuffati subito.
Secondo altre fonti i fuggitivi sarebbero stati ben quaranta.
Quattro immigrati, individuati come responsabili degli scontri avvenuti
durante la sommossa che ha preceduto al fuga, sono stati arrestati e
tradotti in carcere.
Il coordinamento per la pace di Trapani ha emesso un comunicato di
solidarietà.
Torino, mercoledì 14 luglio
Intorno alle 15 divampa la rivolta al CIE di corso Brunelleschi. Gli
immigrati tentano di impedire la deportazione di tre di loro. Alla fine la
polizia porta via due "ospiti" su tre. I prigionieri reagiscono spaccando
suppellettili e dando fuoco ai materassi. Un'intera sezione del CIE è resa
inagibile. Alcuni immigrati salgono sul tetto.
Intorno alle 17 davanti al CIE si raduna un presidio di una cinquantina di
solidali, alcuni dei quali, in serata, alla notizia di feriti lasciati
senza cure, occupa il cortile della Croce Rossa in via Bologna.
L'occupazione termina solo quando, dopo ben tre ore di tira e molla con la
polizia, al CIE arriva un medico che dispone il ricovero di un immigrato
che si era bruciato mani e piedi durante la rivolta.
Un altro immigrato, Samir, che si era tagliato con le lamette le braccia e
il corpo, viene portato in ospedale intorno alle 21: sedato, si risveglia
al CIE di Ponte Galeria a Roma.
Gradisca, sabato 17 luglio
Nella notte esplode l'ennesima rivolta al CIE. Tutto parte da un tentativo
di espulsione di uno o più tunisini: per resistere, i reclusi salgono sui
tetti delle celle e la polizia risponde, come altre volte, con un fitto
lancio di lacrimogeni. I reclusi di un'altra area trascinano i materassi
in cortile e li incendiano per sviare l'attenzione dei poliziotti. Uno dei
migranti sul tetto viene colpito da un candelotto lacrimogeno e cade sui
materassi in fiamme ustionandosi al volto in modo talmente grave da essere
portato in ospedale a Udine. Per diverse ore non sarà possibile avere sue
notizie. Domenica il ferito viene riportato all'interno del CIE in
condizioni critiche ma per fortuna meno gravi di quello che si temeva e
lunedì viene visitato da un avvocato solidale.
Il martedì successivo il detenuto che aveva opposto resistenza
all'espulsione viene processato per direttissima e condannato a 9 mesi di
reclusione, per resistenza e violenza contro pubblico ufficiale.
Torino, 19/22 luglio
Un immigrato tunisino, Sabri, sale sul tetto della sezione viola del CIE:
gli mancano pochi giorni alla scadenza dei sei mesi e si batte per non
essere deportato. Sabri è tra quelli che, il 14 luglio, avevano reso
inagibile la sezione bianca, dando vita alla rivolta.
Un folto gruppo di antirazzisti, in buona parte della rete "10 luglio
antirazzista" si danno appuntamento davanti al CIE. Sabri resiste sul
tetto per tre giorni e tre notti, mentre sotto le mura c'è un presidio
permanente, che sostiene la sua lotta, facendola conoscere in città, con
volantinaggi, giri informativi, dirette alla radio.
All'alba del terzo giorno la polizia, coadiuvata dei vigili del fuoco,
tira giù dal tetto Sabri, che si sloga una caviglia. In strada gli
antirazzisti del presidio bloccano i due ingressi: vengono caricati e
manganellati. In serata un corteo di 500 persone fa il giro del CIE.
Sabri non ce l'ha fatta, ma, grazie alla sua resistenza, la sua storia
personale, che è poi una delle tante storie tutte uguali dei poveri che
emigrano per campare la vita, ha oltrepassato le gabbie del CIE, rompendo
brevemente il muro di silenzio e menzogna che lo circonda.
Roma, venerdì 23 luglio
Samir, il ragazzo che si era tagliato durante la rivolta del 14 luglio al
CIE di Torino e si era ritrovato a Ponte Galeria, sale sul tetto, ingoia
vetri. Venerdì 23, ultimo dei suoi 180 giorni, riguadagna la libertà.
Gradisca, sabato 24 luglio
Presidio solidale organizzato dal coordinamento libertario regionale. Qui
il report.
Gradisca, mercoledì 28 luglio
Il 29 luglio è il giorno che un immigrato italiano negli Stati Uniti,
Gaetano Bresci, uccide il re d'Italia, Umberto I. Umberto I era uno con le
idee chiare sulla cura ai poveri che si ribellano: una bella dose di
cannonate e poi una medaglia al generale che ha fatto sparare sulla folla
inerme. Non abbiamo dubbi che sarebbe piaciuto a Maroni.
Probabilmente gli immigrati rinchiusi nel CIE di Gradisca non sanno niente
di Umberto I e dell'anarchico che gli sparò il 29 luglio di 110 anni fa.
Però sanno per esperienza che la libertà o te la prendi o nessuno te la
da. Nove o, secondo altre fonti, sei immigrati, rinchiusi in cella per
punizione, proprio alla vigilia di quel lontano anniversario, ne hanno
approfittato per fare un buco nel tetto e scappare dal Centro. Il giorno
dopo sono fuggiti altri tre.
Bari, venerdì 30 luglio
Nel CIE di Bari si sta malissimo: qualsiasi richiesta, anche minima, è
accolta con scherno, insulti e magari anche una buona dose di legnate.
Non stupisce che la rabbia a lungo covata sia esplosa in una rivolta tra
le più dure di questo periodo. Ci hanno provato in 50 a riprendersi la
libertà. Secondo quanto riferiscono le agenzie la protesta è scoppiata
nella notte. Gli immigrati, dopo aver divelto con spranghe di fortuna la
recinzione del CIE, si sono scontrati violentemente con polizia,
carabinieri e con i marò del battaglione "S. Marco". Solo sei sono
riusciti a scappare. Altri 30 sono saliti sui tetti, lanciando contro i
militari tutto quello che avevano.
Secondo quanto riportano alcuni siti di informazione tre sezioni sono
state distrutte, ci sono 11 feriti tra i militari e sei tra gli immigrati.
Un senza carte ha un trauma cranico e i medici si sono riservati la
prognosi.
18 reclusi sono stati arrestati con l'accusa di "di devastazione,
saccheggio seguito da incendio, resistenza, violenza e lesioni a pubblici
ufficiali". Il giudice convaliderà l'arresto di 17 di loro, quattro ancora
ricoverati per le ferite riportate durante gli scontri.
Torino, lunedì 2 agosto
I detenuti danno fuoco a qualche materasso per protestare contro il
pestaggio di un senza carte tunisino. Il giorno successivo il ragazzo
pestato verrà arrestato con l'accusa di aggressione.
Brindisi, giovedì 5 agosto
Ci provano in sedici ci riescono in otto. Nello scontro con le forze
dell'ordine un immigrato precipita dal muro di cinta finendo in ospedale
con un piede fratturato. I militari feriti sono due.
Da maggio a luglio dal CIE di Restinco sono scappati 25 immigrati. Il
bilancio arriva quindi a 33.
Trapani, venerdì 6 agosto
Nuova sommossa al Serraino Vulpitta, dove i reclusi attaccano in massa i
loro carcerieri, tentando la fuga. Gli immigrati hanno lanciato
suppellettili e danneggiato le strutture, ma, secondo quanto riferisce il
quotidiano "La Sicilia", sono stati infine bloccati dalla polizia. Due
tunisini, arrestati con l'accusa di aver partecipato attivamente alla
rivolta, sono stati portati in carcere in attesa del processo per
direttissima.
Al CIE di Trapani arriveranno presto 50 militari: lo ha deciso Maroni
nell'ambito del programma "strade sicure", prorogato dal consiglio dei
ministri il 5 agosto.
Sempre il 5 agosto il parlamento ha convertito in legge il decreto emanato
dal governo il 6 luglio il che prorogava le missioni militari all'estero,
tra cui gli accordi con la Libia per l'invio della guardia di finanza per
sostenere le azioni di pattugliamento in mare.
La guerra contro i poveri continua.
La resistenza anche.
Per info:
Federazione Anarchica Torinese
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