Risoluzione adottata dall’assemblea pubblica del 3 agosto a New Delhi
Condanniamo fermamente l’assassinio di Azad (Cherukuri Rajkumar), dell’ufficio politico del Partito Comunista dell’India (Maoista) e portavoce del suo Comitato Centrale insieme al giornalista di Delhi Hem Chandra Pandey da parte della polizia della’Andhra Pradesh avvenuto nel distretto di Adilabad il 1° luglio 2010.
Mentre il governo indiano e la polizia dell’AP si sono affrettati a dichiarare che i due sono stati uccisi dopo 4 ore di scontro a fuoco, le prove circostanziali fanno sospettare un falso scontro armato messo in scena dopo che l’APSIB aveva preso illegalmente in custodia i due lo stesso 1° luglio 2010 in o presso Nagpur, per sequestrarli e poi assassinarli a sangue freddo.
Per quasi quarant’anni, fin dal suo attivismo politico nel movimento studentesco radicale negli anni 70 in Andhra Pradesh, Azad è stato militante del movimento maoista e in prima linea nella lotta contro l’Emergenza in quello stato. Ha combattuto per quella che credeva dovesse essere una nuova società, libera da tutte le forme di sfruttamento e oppressione. Azad era noto come portavoce del partito, di cui regolarmente articolava le posizioni sui diversi temi in numerose dichiarazioni, articoli e interviste. Nel momento del suo assassinio Azad stava esplorando a nome del PCI (Maoista) le possibilità di colloqui col governo indiano, che erano in una fase decisiva. È stato reso noto che Azad era sul punto di definire, in consultazione con la direzione del suo partito, le date per un cessate il fuoco e quelle possibili per l’inizio di colloqui da molto tempo anticipati, quando è stato ucciso in un falso scontro armato. Con ogni probabilità, le più alte autorità del governo indiano hanno avallato questo assassinio, provocando l’arresto degli sforzi per dei negoziati. Ciò getta gravi dubbi sull’impegno e la serietà del governo indiano circa i negoziati e anzi ne riflette l0intenzione di accentuare ulteriormente il conflitto armato e l’Operazione Green Hunt.
Hem Chandra Pandey, giornalista di Delhi che collaborava regolarmente con Nai Duniya, Rashtriya Sahara, Chetana e altri periodici hindi era insieme ad Azad quando è stato ucciso e c’è il sospetto che sia stato eliminato in un falso scontro armato allo scopo di sbarazzarsi di ogni testimone oculare dell’arresto, sequestro ed esecuzione illegali. Fin da studente Hem è stato attivista di diversi movimenti democratici e progressisti dell’Uttarakhand, e nei suoi scritti giornalistici portava all’attenzione le rivendicazioni e i problemi del popolo. Gli amici ricordano Hem come un esempio di critica vivente delle politiche anti-popolari del governo. Mettere a tacere in questo modo un giornalista è un forte monito dell’esistenza di uno stato di emergenza non dichiarato imposto dai governanti indiani che ha sospeso i diritti democratici e civili dei cittadini, in particolare nelle regioni delle lotte popolari.
Nel condannare con le parole più forti possibili gli assassinii di Azad e Hem Chandra Pandey, esigiamo che il governo costituisca immediatamente una commissione di inchiesta per accertare i fatti. Chiediamo anche la fine immediata delle esecuzioni sommarie sia dei rivoluzionari e sia degli attivisti e dirigenti di movimenti popolari. Il governo deve rispettare i diritti fondamentali alla vita e alla dignità delle persone costituzionalmente garantiti il bavaglio e il tentativo di soffocare i media da parte del governo deve finire. Esigiamo la fine della guerra contro il popolo condotta dal governo col nome di Operazione Green Hunt e l’immediato ritiro delle forze armate dalle regioni del conflitto. Il governo deve stracciare tutti gli accordi sottoscritti con le multinazionali e grandi aziende nazionali lo sfruttamento delle risorse minerarie a scapito della vita e del benessere del popolo. Il governo indiano deve anche rispondere politicamente alle richieste dei popoli in lotta del Kashmir e del Nordest attraverso il dialogo e deve fermare la brutale repressione delle loro voci attraverso la violenza di stato.
FORUM AGAINST WAR ON PEOPLE
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