lunedì 5 luglio 2010

pc quotidiano 3-4-5 luglio - Perugia ..un'altra sentenza scandalosa

Perugia 2010. La città è in guerra, ma a dichiarare la guerra non siamo
stat* noi.


Michela, Lollo e Riccardo sono stati condannati in primo grado a 8 mesi e
al pagamento di un totale di 16.600 euro di risarcimento danni più spese
legali e processuali per resistenza aggravata e oltraggio a pubblico
ufficiale.
Le richieste del PM (8 mesi) sono dunque state interamente accolte, così
come erano state accolte le richieste di convalida degli arresti, dei
domiciliari e dell'obbligo di firma.

Per non aver fatto nulla.
Ma non è questo che ci interessa principalmente discutere, ma il contesto
in cui è avvenuto l'episodio degli arresti che ci racconta del momento in
cui viviamo e delle strutture che regolano oggi le nostre vite. Non
pensiamo che sia un caso il fatto che gli arresti siano avvenuti nel centro
storico di perugia, oggetto da anni di intense politiche securitarie e di
campagne mediatiche contro il degrado.

E così, negli anni, si è individuato un luogo: il centro storico
si sono creati gli attori-oggetti della rappresentazione: giovani,
spacciatori, tossici
si sono messi in correlazione eventi: vita notturna, consumo di alcool e
droga, spaccio, schiamazzi, aggressioni e, dopo gli arresti, anche la
militanza politica.

L'insieme di questi fattori ci fa capire come questi arresti non siano un
fatto di repressione su militanti politici, ma siano l'effetto di una
costruzione entro cui tutti possono essere colpiti, in quanto tutti attori
di questa rappresentazione. Questi arresti paiono essere dunque il punto
finale di un percorso che ha portato all'istallazione di nuove telecamere,
al rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nei luoghi
d'incontro della piazza e alle ordinanze sul decoro urbano.
Con il particolare che gli arresti e la rigida volontà di difendere
l'azione della polizia dimostra anche una determinazione da parte del
sistema questura-magistratura locale di voler gestire le questioni
cittadine anche con un volto autoritario e di vendetta (uno degli elementi
del processo è la mancanza di rispetto verso le forze dell'ordine e il
risarcimento morale verso gli agenti, come se la divisa portasse una
condizione di super-umanità).

Pare dunque che al classico modello securitario si aggiunga in maniera
fluida e non meccanica, nè escludente, un altro modello del controllo,
più diretto, più violento, meno sofisticato.
Ci sembra di poter inserire dunque questo evento nella questione
generazionale e nella questione di genere, dove è in atto un attacco
diretto da tutti i punti di vista, formazione, reddito, stile e forme di
vita, contro le precarie e i precari, gli studenti e le studentesse che
vivono nel centro storico di Perugia e costruiscono la vita notturna della
città.
Una guerra contro lo stile di vita, i desideri di una generazione senza
futuro all'interno della crisi globale. Bere una birra in piazza è
un'attività sospetta, così come sospetti erano i ribelli che si potevano
identificare con una maglietta a strisce, simbolo di un'altra generazione
che esattamente cinquant'anni prima della sentenza di ieri, 30 giugno,
voleva ascoltare un altro tipo musica, organizzare diversamente la propria
vita e conquistare nuove libertà.

Tutta nostra la città non deve essere uno slogan di militanza, il titolo
di un'assemblea o un piano d'azione ma la voglia irresistibile di esserci

Perugia. 1 luglio 2010

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