processo eternit a torino
La seduta odierna si apre alle ore 9:30 - con la gradita presenza delle televisioni Rai e Televisione della Svizzera Tedesca - e prevede l'audizione, con l'ausilio di un'interprete, di Thomas Schmidheiny, fratello dell'imputato Stephan, di Niederholzer, e di un teste delle parti civili, il signor Antoniani.
Pur essendo ascoltato in regime ex articolo 210 del cpp - imputato in un procedimento connesso - in base al quale avrebbe la facoltà di non rispondere alle domande del pm, lo Schmidheiny decide di non avvalersene, riferendo parecchi particolari che arricchiscono la conoscenza della storia dell'Eternit e dell'attività della sua famiglia: queste erano legate sia alla lavorazione del cemento, di cui era responsabile personalmente, sia a quella dell'amianto, di cui si occupava - essendo "concretamente ai vertici decisionali" - il fratello Stephan.
A proposito di quest'ultimo, riferisce che "all'inizio degli anni 80 ha cercato di dissuadere il padre dall'usare amianto perché cancerogeno", ma subito dopo ammette che "la dismissione dell'amianto era difficile perché non si trovava un materiale alternativo con le stesse proprietà".
Medesima ammissione viene poi fatta dal testimone successivo, l'ad dell'Eternit Italia dal 1984 al 1986, ingegner Niederholzer: questi viene ascoltato in regime ex articolo 197 bis del cpp - imputato in un processo connesso (a Siracusa) con sentenza di assoluzione passata in giudicato - e, proprio per questo, viene citato in qualità di testimone.
Nel corso del suo lungo interrogatorio, oltre a quella testé segnalata, conferma alcune affermazioni fatte dai testimoni sentiti nelle precedenti udienze, quali: la dirigenza era a conoscenza sin da almeno il 1976 delle malattie provocate dall'amianto, e le visite del Sil erano tutte programmate, tranne una che fu fatta in una data non prestabilita, anche se non è sicuro se fosse stata o meno preannunciata.
Per concludere ha luogo la testimonianza di un ex manutentore elettrico dello stabilimento di Casale Monferrato, il signor Antoniani, membro del Consiglio di fabbrica in quota Cisl.
Anch'egli illustra le terribili condizioni in cui versava l'ambiente di lavoro - grazie alle quali gli è stata riscontrata l'asbestosi nel 1975 - ed aggiunge un particolare che dimostra con La seduta odierna si apre alle ore 9:30 - con la gradita presenza delle televisioni Rai e Televisione della Svizzera Tedesca - e prevede l'audizione, con l'ausilio di un'interprete, di Thomas Schmidheiny, fratello dell'imputato Stephan, di Niederholzer, e di un teste delle parti civili, il signor Antoniani.
Pur essendo ascoltato in regime ex articolo 210 del cpp - imputato in un procedimento connesso - in base al quale avrebbe la facoltà di non rispondere alle domande del pm, lo Schmidheiny decide di non avvalersene, riferendo parecchi particolari che arricchiscono la conoscenza della storia dell'Eternit e dell'attività della sua famiglia: queste erano legate sia alla lavorazione del cemento, di cui era responsabile personalmente, sia a quella dell'amianto, di cui si occupava - essendo "concretamente ai vertici decisionali" - il fratello Stephan.
A proposito di quest'ultimo, riferisce che "all'inizio degli anni 80 ha cercato di dissuadere il padre dall'usare amianto perché cancerogeno", ma subito dopo ammette che "la dismissione dell'amianto era difficile perché non si trovava un materiale alternativo con le stesse proprietà".
Medesima ammissione viene poi fatta dal testimone successivo, l'ad dell'Eternit Italia dal 1984 al 1986, ingegner Niederholzer: questi viene ascoltato in regime ex articolo 197 bis del cpp - imputato in un processo connesso (a Siracusa) con sentenza di assoluzione passata in giudicato - e, proprio per questo, viene citato in qualità di testimone.
Nel corso del suo lungo interrogatorio, oltre a quella testé segnalata, conferma alcune affermazioni fatte dai testimoni sentiti nelle precedenti udienze, quali: la dirigenza era a conoscenza sin da almeno il 1976 delle malattie provocate dall'amianto, e le visite del Sil erano tutte programmate, tranne una che fu fatta in una data non prestabilita, anche se non è sicuro se fosse stata o meno preannunciata.
Per concludere ha luogo la testimonianza di un ex manutentore elettrico dello stabilimento di Casale Monferrato, il signor Antoniani, membro del Consiglio di fabbrica in quota Cisl.
Anch'egli illustra le terribili condizioni in cui versava l'ambiente di lavoro - grazie alle quali gli è stata riscontrata l'asbestosi nel 1975 - ed aggiunge un particolare che dimostra con che razza di schifosi personaggi avessero a che fare gli operai.
Durante l'unico incontro avuto, come delegazione del Cdf, con la dirigenza belga - e precisamente con tale Pormhouoy, da lui definito 'il belga' - per esporre le problematiche che c'erano sul luogo di lavoro, questo ignobile personaggio trattò peggio della pezze da piedi i delegati, non concedendo loro di parlare ed anzi cacciandoli in malo modo.
Ancora una volta si dimostra la scelta consapevole da parte dell'Eternit di perpetrare un genocidio programmato, poiché non esisteva un materiale alternativo che permettesse ai padroni assassini gli stessi margini di plusvalore, senza creare tutti i danni ambientali ed alla salute dei lavoratori e della popolazione causati dall'amianto.
avessero a che fare gli operai.
Durante l'unico incontro avuto, come delegazione del Cdf, con la dirigenza belga - e precisamente con tale Pormhouoy, da lui definito 'il belga' - per esporre le problematiche che c'erano sul luogo di lavoro, questo ignobile personaggio trattò peggio della pezze da piedi i delegati, non concedendo loro di parlare ed anzi cacciandoli in malo modo.
Ancora una volta si dimostra la scelta consapevole da parte dell'Eternit di perpetrare un genocidio programmato, poiché non esisteva un materiale alternativo che permettesse ai padroni assassini gli stessi margini di plusvalore, senza creare tutti i danni ambientali ed alla salute dei lavoratori e della popolazione causati dall'amianto.
da Stefano ghio - rete sicurezza sui posti di lavoro -torino
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